Ben 6,73 milioni di dollari: sono quelli persi in media ogni anno da un’azienda italiana a causa degli attacchi informatici. Lo rivelano i dati del rapporto 2017 di Accenture, “Cost of Cyber Crime Study”. Un’analisi condotta coinvolgendo 2182 professionisti del mondo dell’informatica, che mette a nudo la fragilità delle nostre imprese quando si parla di sicurezza informatica aziendale. A questa cifra sembrano aver contribuito in maniera significativa i ransomware, in particolare WannaCry e NotPetya, contro cui è mancata un’adeguata protezione. Un’impreparazione che è costata – e continua a costare – salato, a cui è necessario porre rimedio.
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Che cos’è la sicurezza informatica in azienda: una definizione
La sicurezza informatica può essere definita come l’insieme di prodotti, servizi, regole
organizzative e comportamenti individuali che proteggono i sistemi informatici di un’azienda. L’obiettivo è tutelare le risorse da accessi indesiderati, garantire la riservatezza delle informazioni, assicurare il funzionamento e la disponibilità dei servizi. Un paragone possibile è quello con le combinazioni di chiavi che blindano una cassaforte: la cybersecurity fa lo stesso con il sistema informatico, cioè il caveau che custodisce le nostre informazioni più preziose.
Quando si parla di cyber security nelle imprese, bisogna focalizzarsi su tre aspetti. Prima di tutto, la disponibilità dei dati: è necessario ridurre a livelli accettabili i rischi connessi al al loro furto o alle intrusioni abusive. Poi va tutelata l’integrità dei dati, ovvero bisogna garantire che le informazioni non vengano modificate o cancellate per via di una manomissione volontaria, un errore o un malfuzionamento tecnico. Infine, la riservatezza informatica, cioè tutelare le informazioni da accessi e usi non autorizzati.
GDPR, NIS e principali norme che impattano sulla sicurezza informatica aziendale
La sicurezza informatica in azienda non è disciplinata in maniera specifica. Ma ci sono una serie di norme che hanno un impatto sul modo in cui va gestita. Vediamo le principali.
Prima fra tutte troviamo il Gdpr, General data protection regulation, il regolamento europeo sulla privacy e i dati personali che diventerà operativo in Italia a partire dal 25 maggio 2018. Un testo che si compone di 99 articoli e andrà a interessare tutte le aziende che gestiscono qualsiasi tipo di dato personale.
Tra le prescrizioni, da menzionare sono: una richiesta di consenso in forma chiara, “comprensibile e facilmente accessibile”; l’istituzione di un registro delle attività dove si elencano le finalità dell’elaborazione dei dati, i destinatari, l’eventuale scadenza per la loro cancellazione; e la notifica delle violazioni entro 72 ore dall’avvenuta conoscenza. Inoltre, è richiesta la designazione di un “responsabile protezione dati” che avrà il ruolo di vigilare sull’applicazione effettiva del Gdpr in azienda: può essere scelto tra i dipendenti o nominato esternamente.
Un grande impatto ha anche la direttiva Nis sulla sicurezza delle reti e dei sistemi informativi, la cui attuazione è passata con decreto al consiglio dei ministri il 16 maggio 2018, che definisce le regole per gli “operatori di servizi essenziali e dei fornitori di servizi digitali”. Nel mirino ci sono le imprese di energia, trasporti, sanità, fornitura e distribuzione acqua potabile, il settore bancario e le infrastrutture dei mercati finanziari. Mentre, per quel che riguarda i servizi digitali, vengono menzionate strutture che si occupano di “mercato on line, motori di ricerca on line, e servizi di cloud computing”.
La direttiva prevede che questi operatori di servizi dovranno adottare misure tecnico-organizzative “adeguate” alla gestione dei rischi e alla prevenzione degli incidenti informatici, tenendo conto di alcuni elementi specificati nella norma a cui, probabilmente seguiranno linee guida o altri provvedimenti. In caso di inadempienza scatteranno sanzioni durissime che vanno da un minimo di 12mila fino a 150mila euro.
Cyber security aziendale: cosa fare per proteggersi da (e prevenire) gli attacchi
Il primo passo per ottenere una buona sicurezza informatica aziendale è la formazione del personale. Secondo uno studio di Proofpoint, il 35% di oltre 4mila dipendenti di Regno Unito, Francia, Germania e Italia ha ammesso di essere stato coinvolto in una violazione della sicurezza informatica. Cattive intenzioni, ma ancor più spesso semplici disattenzioni, costituiscono i rischi maggiori. La perdita di una chiavetta Usb con all’interno informazioni sensibili relative all’attività dell’impresa e ai suoi clienti, ad esempio, potrebbe rovinarne la reputazione, se non portare a pesanti sanzioni pecunarie.
Uno scenario preoccupante se si pensa che a partire dal 25 maggio 2018, con l’applicazione del Gdpr (General data protection regulation), verrà introdotto l’obbligo di notifica di attacchi alla sicurezza informatica entro le 72 ore.
Una delle misure più importanti è, poi, l’installazione di un buon antivirus, che va costantemente aggiornato, a cui è necessario affiancare l’esecuzione di scansioni regolari. Utile è anche un backup dei dati, cioè una copia dei propri file. Un’operazione che va eseguita periodicamente in un hard disk esterno, ad esempio una chiavetta Usb. In questo modo, se un ransomware infetta il pc, una copia dei dati rimarrebbe protetta, dandoci l’opportunità di ripristinarli all’occorrenza.
Infine, va definita una strategia di sicurezza informatica efficace. Consiste nell’attuazione di un piano di gestione della crisi che deve prevedere lo scenario peggiore: quello in cui vengono compromesse risorse importanti per il cliente.
Privacy e sicurezza informatica: la protezione dei dati in azienda
Un occhio di riguardo va riservato alla protezione dei dati in azienda. Gli esperti di sicurezza informatica suggeriscono alcuni passi, che si affiancano alle attività fondamentali per la sicurezza informatica in azienda e alle norme già menzionate, per garantire la tutela delle informazioni:
– Per proteggerli, è necessario sapere quali sono i dati a disposizione della nostra impresa, dove si trovano e chi ne è responsabile. Un registro dei dati raccolti in azienda, da realizzare e mantenere, può quindi risultare fondamentale.
– Un altro consiglio prevede la creazione di un elenco dei dipendenti che hanno accesso ai dati sensibili. Non tutti hanno bisogno di accedere a tutte le informazioni a disposizione dell’azienda, per cui buona norma è concedere la visione solo ai dati di cui ogni risorsa ha effettivamente bisogno.
– Anche regolari valutazioni del rischio sono d’aiuto perché permettono all’impresa di individuare in anticipo le potenziali minacce che mettono in pericolo i dati dell’azienda.
Ciso e DPO, due figure necessarie a garantire la sicurezza informatica aziendale
Due figure professionali ad hoc risultano sempre più importanti per garantire la sicurezza informatica in azienda. Si tratta del Ciso, cioè Chief information security officer, e del Dpo, Data protection officer.
Il Ciso ha il compito di definire la visione strategia, implentare programmi di protezione e volti a ridurre i potenziali effetti collaterali all’adozione di strumenti hi-tech. Per questo deve avere competenze che vanno al di là dell’ambito strettamente tecnologico: è necessario che comprenda il business dell’impresa, tramite un costante dialogo con i responsabili di prodotto, e che sappia comunicare alla dirigenza i rischi legati alle nuove minacce.
Il Dpo è espressamente previsto dal nuovo regolamento europeo sulla protezione dei dati personali. Il suo ruolo è di memttere in atto una politica di gestione del trattamento dei dati personali all’interno dell’impresa, che sia rispettosa delle normative in vigore. Anche in questo caso fondamentali risultano essere competenze multidisciplinari che vanno dall’ambito giuridico, a quello informatico, passando dalla gestione del rischio e di analisi dei processi aziendali.
In entrambi i casi, può essere una persona che già si trova all’interno dell’azienda oppure essere scelto all’esterno, valutando una serie di parametri (meglio specificati qui). Il metodo di selezione dei fornitori più efficace è un sistema integrato, unico e condiviso aziendalmente, che tenga conto dei rischi associati all’esternalizzazione del servizio in oggetto. Un modello che permette di tenere costantemente monitorato il patrimonio informativo aziendale affidato a terze parti e di garantirne la sicurezza.