L’introduzione di un insieme di tecnologie e di metodologie di analisi di dati massivi, in particolare i cosiddetti Big Data e la capacità di estrapolare, analizzare e mettere in relazione tra loro un’enorme quantità di dati eterogenei, strutturati e non strutturati, apre a riflessioni da non sottovalutare.
Questioni etiche emergono lungo tutto il ciclo di vita dell’estrazione di conoscenza e vanno affrontate risolvendo possibili conflitti tra necessità spesso contrastanti, quali ad esempio la trasparenza e la riservatezza. Ai fini di una corretta analisi dei dati, è necessario dapprima identificare i requisiti etici rilevanti e quindi definire una metodologia e gli associati strumenti per la sua applicazione ad ogni stadio del ciclo.
Un primo passo in questa direzione, come ci racconta il dettagliato articolo Etica e big data, sette principi per proteggere i diritti umani fondamentali di AgendaDigitale, è costituito dalla redazione di un’ampia lista di desiderata etici – Ethical CheckList (ECL) [16]- per l’elaborazione e la protezione dei dati. Obiettivo preliminare nella formazione della ECL è l’identificazione dei parametri etici che sono più rilevanti quando ci si accinge ad elaborare dei dati allo scopo di estrarne conoscenza, e delle loro mutue relazioni, così da poter individuare gli opportuni compromessi che permettano di integrare le questioni etiche nei processi di selezione ed esplorazione dei dati.
Mentre negli ultimi decenni la comunità scientifica e le aziende informatiche di tutto il mondo hanno generato un’enorme quantità di ricerche e di sistemi che permettono di svolgere queste operazioni, tali sviluppi non hanno tenuto nel dovuto conto le possibili conseguenze di un uso eticamente scorretto delle tecniche prodotte.
D’altra parte, il problema dell’etica nelle professioni informatiche è sentito anche nelle sedi normative internazionali che, anche se talvolta in modo non esplicito, forniscono linee guida di buon comportamento e nella didattica dei corsi universitari.
I Big Data rappresentano ad oggi una grande opportunità per il business ma anche una vera e propria sfida per le aziende, che richiedono ai professionisti IT di estendere loro visione di là della rete. Non solo un problema di etica quindi, seppur di rilevante importanza, ma anche e soprattutto di sicurezza.
L’aumento dei dispositivi connessi e la conseguente crescita dei dati prodotti rappresenteranno anche un problema di sicurezza informatica, come ci ricorda l’articolo Big Data e Internet of Things: sfide, opportunità e bisogno di sicurezza di ZeroUnoWeb, soprattutto sul fronte della protezione delle informazioni personali. Secondo gli esperti, proprio la sicurezza rappresenta uno dei vantaggi del design distribuito di raccolta e analisi dei dati, considerando che i dispositivi di edge data collection agiscono come endpoint di sicurezza.
Oggi le aziende hanno intuito il potenziale ma ancora non hanno maturato le vision necessarie a gestire la governance. Necessaria un’impostazione che parta non dall’oggetto in sé e per sé ma da un concetto di piattaforma di gestione, capace di coordinare mondo analogico e universo digitale, stratificata su più livelli e supportata da una Business Intelligence di ultima generazione tale da permettere un utilizzo proattivo di qualsiasi dato che circola in Rete.
A cura di Manuela Santini, Information & Cyber Security Advisor presso P4I – Partners4Innovation e Gaia Rizzato, Trainee Information & Cyber Security presso P4I – Partners4Innovation