La Commissione Europea ha avanzato una proposta di regolamento sulla governance dei dati, con lo scopo di semplificare le attività di data sharing nel territorio dell’Unione europea. Come spiegato dalla Commissione stessa, l’obiettivo è quello di aumentare la fiducia dei cittadini e delle imprese e di accrescere la loro possibilità di controllo sui propri dati. Per ottenere ciò, si punta a realizzare un modello gestionale alternativo alle metodologie applicate dalle principali piattaforme digitali.
“Una mossa importante e da tempo annunciata”, commenta a caldo Franco Pizzetti per cybersecurity360, professore di diritto costituzionale all’università di Torino ed ex Garante Privacy. “Mira a rafforzare il mercato unico e la capacità UE di essere global player nella competizione globale, sempre più basata su controllo e governance dei dati”.
Indice degli argomenti
La relazione della Commissione Europea
La relazione presentata dalla Commissione Europea accompagna la proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio sulla governance dei dati. È la prima di una serie di misure annunciate nella strategia europea 2020 per i dati. Lo strumento mira a promuovere la disponibilità dei dati, aumentando la fiducia negli intermediari e rafforzando i meccanismi per la loro condivisione in tutta Europa. Il Data Governance act si preoccupa di disciplinare le seguenti questioni:
- Disponibilità dei dati del settore pubblico per un loro possibile riutilizzo in situazioni in cui tali dati sono oggetto di diritti individuali;
- Condivisione di dati tra imprese, contro qualsiasi forma di remunerazione;
- Consentire l’utilizzo dei dati personali con l’aiuto di “intermediari” per la condivisione dei dati personali, designati al fine di aiutare i soggetti interessati ad esercitare i loro diritti ai sensi del regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR).
- Permettere l’uso dei dati per motivi altruistici (ricerca)
La sentenza Schrems II e l’evoluzione delle relazioni internazionali in tema di dati personali
Coerenza con le attuali disposizioni della politica in materia
L’attuale iniziativa riguarda sia gli intermediari che trattano sia dati personali sia quelli che trattato dati non personali. Pertanto, l’interazione con la legislazione in materia di dati personali è particolarmente importante. Con l’entrata in vigore del GDPR e della direttiva e-Privacy, l’UE ha messo in atto un quadro giuridico solido ed affidabile per la protezione dei dati personali e uno standard per il mondo. L’attuale proposta integra la direttiva (UE) 2019/1024 del Parlamento europeo e del Consiglio del 20 giugno 2019 sui dati aperti e il riutilizzo dell’informazione del settore pubblico (direttiva sui dati aperti). La proposta presenta collegamenti logici e coerenti con le altre iniziative annunciate nella strategia europea per i dati e mira a facilitare la condivisione dei dati, anche rafforzando la fiducia negli intermediari. Lo strumento si ispira ai principi per la gestione e il riutilizzo dei dati sviluppati per i dati della ricerca.
È in vigore e/o in preparazione una legislazione settoriale specifica sull’accesso ai dati per affrontare le carenze di mercato individuate in settori quali l’industria automobilistica, i fornitori di servizi di pagamento, le informazioni sui contatori intelligenti, i dati della rete elettrica, i sistemi di trasporto intelligenti, le informazioni ambientali, le informazioni territoriali e il settore sanitario. L’attuale proposta sostiene l’uso dei dati resi disponibili in base alle norme esistenti senza modificare tali norme o creare nuovi obblighi settoriali. La proposta non pregiudica il diritto della concorrenza ed è concepita nel rispetto degli articoli 101 e 102 del TFUE, nonché delle disposizioni della direttiva 2000/31/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, dell’8 giugno 2000, relativa a taluni aspetti giuridici dei servizi della società dell’informazione, in particolare il commercio elettronico, nel mercato interno.
A cosa serve il provvedimento
Per poter sviluppare prodotti, servizi e progredire con la ricerca, imprese ed enti di ricerca hanno spesso rilevato la necessità di trattare un grande quantitativo di dati provenienti da numerosi Stati europei. Infatti, i campioni di dati disponibili nei singoli Stati membri spesso non hanno la ricchezza e la diversità che consentono il rilevamento dei “Big Data” o la definizione di algoritmi per l’apprendimento automatico. Perché ciò sia possibile è necessario che i dati possano facilmente fluire in tutto il territorio europeo e che vi sia un ambiente legislativo altamente armonizzato, tale da permettere la creazione di un modello europeo di condivisione dei dati.
Un mercato unico dei dati dovrebbe garantire che le informazioni del settore pubblico, delle imprese e degli individui possano essere accessibili e utilizzati nel modo più efficace e responsabile possibile, garantendo comunque ai soggetti interessati il controllo sui propri dati. Un maggiore accesso alle informazioni garantirebbe alle imprese e agli organismi di ricerca di promuovere attività scientifiche, dando una spinta all’innovazione per l’intero mercato europeo. L’importanza di un sistema europeo di condivisione dei dati è stata rilevata anche e nel contesto della pandemia da Covid-19.