Dopo il caso della piattaforma TikTok che, in seguito alla morte di una bambina per una sfida e al successivo intervento del Garante privacy italiano, bloccherà l’accesso agli under 13, i social network dovranno aspettarsi un incremento di contenziosi. La situazione potrebbe diventare ancora più critica una volta che la riforma sulla class action entrerà in vigore a maggio.
È evidente che la tematica dei minori coinvolgerà tutte le tech companies, le app di gaming online, i social network, incluso il nuovo fenomeno, il social dei messaggi vocali Clubhouse che permette di creare stanze nelle quali discutere di temi di interesse comune, tra cui attualità, tecnologia, arte, politica, cucina.
La sofisticata app funziona con un algoritmo che dovrebbe organizzare chat e gruppi sulla base di medesime caratteristiche, interessi e passioni. Ma pensiamo a cosa potrebbe accadere se per errori, bug o tecnologie illecite che sconvolgono l’algoritmo, si riuscissero a coinvolgere minori in discussioni non adatte, con effetti dannosi.
Clubhouse, dati personali a rischio: perché c’è poca tutela degli utenti
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TikTok e minori, l’antefatto
Il Garante della Privacy aveva già avviato lo scorso dicembre un procedimento formale contro la piattaforma TikTok a seguito di indagini che avevano evidenziato le criticità connesse proprio all’utilizzo del social dai giovanissimi.
In tale procedimento il Garante contesta che le modalità di iscrizione non garantiscano una tutela adeguata ai soggetti minori e i limiti d’età siano facilmente aggirabili.
La situazione si è ovviamente aggravata dopo il tragico incidente avvenuto a Palermo e dopo il blocco del social, il colosso cinese ha dichiarato di adeguarsi alle richieste del Garante e ha garantito che dal 9 febbraio bloccherà gli utenti italiani e chiederà di indicare la data di nascita agli utenti ed inoltre si impegnerà a individuare soluzioni tramite l’utilizzo dell’intelligenza artificiale oltre a lanciare una campagna informativa.
Il comportamento collaborativo tenuto da TikTok, cosi come le misure adottate per attenuare i danni sono fattori fondamentali che verranno presi in considerazione nei procedimenti sanzionatori dal Garante.
I problemi connessi all’utilizzo di TikTok hanno indubbiamente una portata europea come dimostrato dallo stesso Garante della Privacy che, pochi giorni fa, ha chiesto allo European Data Protection Board di attivare una task force ad hoc proprio per occuparsi a livello coordinato e paneuropeo delle criticità causate dalla piattaforma soprattutto in casi di utilizzo da parte di giovanissimi.
Il ruolo delle tecnologie
Tecnologie innovative potranno giocare un ruolo primario in questa battaglia, poiché potranno essere implementati software sempre più sofisticati che individuino e blocchino contenuti vietati, violenti, volgari, discriminatori, oppure essere sviluppati sistemi di machine learning che utilizzano algoritmi per analizzare dati al fine di identificare comportamenti sospetti e segnalarli in modo celere ed efficace.
In un’era tecnologica come quella attuale, in cui le aziende investono sempre di più nella ricerca di software in grado comprendere le abitudini e caratteristiche di un soggetto, si potranno facilmente sviluppare sistemi di nuova generazione capaci di utilizzare lo scan facciale e di interpretare le abitudini personali in modo da identificare e segnalare soggetti potenzialmente minorenni e nel caso richiedere all’utente maggiori prove a dimostrazione della propria età, come l’obbligo di mostrare un documento di identità.
Inoltre, si potrà valutare di includere sistemi di autenticazione e approvazione collegati a device dei genitori così da permettere un maggiore controllo sulle azioni dei minori. Un’altra proposta al vaglio del Garante è quella di utilizzare lo SPID proprio per monitorare i minori sui social.
SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale), cos’è, a cosa serve e come creare un account
Social e minori, i problemi
Del resto, l’accesso illimitato dei minori ai sistemi tech e alle più svariate app, social network e game online può ovviamente essere pericoloso e avere conseguenze nocive sulle menti dei più giovani.
Oltre al terribile evento di cronaca di poche settimane fa con i correlati problemi di incitamento a violenza e autolesionismo, basti pensare alla diffusione del bullismo, a comportamenti discriminatori, a violazioni di pudore e decoro e agli effetti che possono avere su un pubblico ancora di giovane età e non ancora dotato di una completa capacità di discernimento.
Oltre a tali pericoli di notevole gravità, non si possono tralasciare le implicazioni sulla privacy dei soggetti e di come queste app e social networks possono sfruttare i consensi non particolarmente “informati” dei giovani per trattare in modo illecito i dati personali e porre in essere attività di profilazione e marketing non autorizzate, fino a fenomeni ancora più critici come data breach o furto di dati, con effetti molto pregiudizievoli specie nei casi in cui i dati personali divulgati siano sensibili e riguardino dettagli famigliari che non dovrebbero essere trasmessi.
Si pensi inoltre come tramite l’utilizzo di alcune app non si venga a contatto solo con dati personali “tradizionali” di un soggetto, ma ci si inserisce nella sua stessa sfera privata, entrando “virtualmente” nelle case e stanze dei minori tramite i video che vengono caricati e le challenges a cui partecipano, fino a riuscire ad insinuarsi nelle stesse menti dei giovani con conseguenze catastrofiche.
Social e minori, l’impatto della pandemia
Considerando tale scenario, bisogna riflettere sul fatto che la pandemia di Covid-19 ha sicuramente sconvolto e contribuito a modificare in modo drastico le abitudini professionali e sociali dell’intera popolazione.
Ciò ha avuto un impatto significativo sui bambini e sugli adolescenti che hanno visto un cambiamento radicale della loro realtà, a partire dalla scuola, dal gioco fino alle relazioni con i coetanei. In un mondo già di per sé invaso dalle tecnologie, a causa dei divieti imposti dal lock-down, i giovani si sono trovati costretti ad abbandonare aspetti fondamentali parte della loro vita “reale” e a trovarsi sempre a maggior contatto con una realtà “virtuale”.
In questi mesi lo studio, gli hobby e persino le relazioni di amicizia hanno iniziato a svilupparsi online.
Basti pensare al fatto che con il divieto di tutte le attività ludiche e ricreative, è stata esclusa la possibilità di andare ai concerti, nei locali, al cinema, a vedere competizioni sportive e tutte queste attività si sono trasformate in esperienze virtuali che rischiano quasi di apparire come la nuova realtà agli occhi degli stessi minori.
Le nuove regole di smart working hanno permesso ai genitori da un lato di trascorrere più tempo con i figli, ma dall’altro risulta impossibile controllare sempre e in ogni momento i minori e in particolare vietare l’uso di smartphone, tablet e computer specie in un periodo in cui gli stessi strumenti sono diventati di fondamentale importanza per la loro stessa istruzione e formazione, nonché l’unico modo per avere un contatto continuo con il mondo esterno.
Non è pensabile di vietare del tutto l’utilizzo di tali strumenti in un’era tecnologica come quella attuale, ma occorre indubbiamente trovare il giusto equilibrio tra i vantaggi dell’innovazione tecnologica e i rischi e pericoli della stessa.