Google ha preso ufficialmente posizione sulla sospensione della Direttiva ePrivacy per garantire una più efficace tutela delle vittime di sfruttamento sessuale minorile online, manifestando alcune perplessità sul centro europeo che se ne dovrebbe occupare.
Infatti, nel 2020 lo sfruttamento sessuale online è stato monitorato in modo molto approfondito in svariati contesti: l’Unione europea ha avviato un dibattito legato ad alcuni vuoti di tutela che la Direttiva presentava; dall’altra parte dell’Oceano, il New York Times, in seguito ad una propria inchiesta, ha avviato una campagna di stampa su Pornhub che ha portato il colosso – quasi monopolista – della pornografia online a rimuovere milioni di video dai propri portali.
Google quindi si è posta con fermezza a favore della sospensione della Direttiva ePrvacy, chiedendo però che il centro europeo che si occuperà dello sfruttamento sessuale di minori online non imponga autonomamente obblighi ai gestori.
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Direttiva ePrivacy e sfruttamento minori, il contesto
Dato che ogni Stato già autonomamente procede con segnalazioni ed inchieste, un nuovo centro potrebbe portare alla duplicazione dei ticket aperti, con relativi ritardi.
In realtà, posto che le segnalazioni determinano un approfondimento di ricerca da parte dei gestori del provider, la duplicazione dei ticket imporrebbe maggiori costi, determinati dall’esigenza di operare correttamente le valutazioni sulle ricerche in corso e sul relativo stato di avanzamento.
Operazioni che, inevitabilmente, non potrebbero essere effettuate autonomamente dall’algoritmo ma necessiterebbero di controllo umano molto qualificato.
A livello europeo, al contrario, si manifesta l’esigenza di fornire un supporto olistico agli Stati membri, attraverso un centro di controllo unico che sia in grado di anche di scansionare la messaggistica con un basso tasso di errore. Le posizioni, quindi, sono apparentemente vicine, ma sostanzialmente lontane.
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Gli strumenti normativi in campo
Nel dibattito in corso, che deve portare ad evitare lacune di tutela contro lo sfruttamento sessuale di minori online, la posizione di Google non poteva essere che favorevole alla sospensione della Direttiva ePrivacy.
La Commissione europea, infatti, sta cercando di presentare un Regolamento europeo in materia ma, nel frattempo, la direttiva ePrivacy toglie una base giuridica ai soggetti fornitori di servizi online per segnalare le ipotesi di abuso su minori.
Questo perché la direttiva è uno strumento normativo che impone agli Stati membri di recepire i principi contenuti, senza però dettare – spesso – la disciplina dettagliata, che deve essere predisposta da ciascuno Stato.
Se questo non avviene, la Direttiva può diventare direttamente applicabile, ma si pone il concreto rischio che non vi siano strumenti normativi di diretta applicabilità negli Stati membri; in questi casi, la lacuna può essere colmata dalla Corte di Giustizia della UE che, però, deve essere attivata per mezzo di un ricorso da parte di un soggetto interessato.
Il Regolamento europeo, al contrario, è uno strumento normativo molto più pregnante perché incide direttamente sull’assetto normativo degli Stati membri, prevalendo sulla legislazione nazionale eventualmente incompatibile, che, in caso di contrasto, viene disapplicata.
Per questo, se l’esigenza è davvero creare un centro europeo unico che si occupi di fornire un supporto olistico agli Stati in materia di sfruttamento sessuale minorile online, lo strumento non può che essere il Regolamento, anche per necessità di armonizzazione con il GDPR e con il futuro regolamento europeo sull’intelligenza artificiale.
Lo scenario
Dietro lo sfruttamento sessuale di minori online ci sono molteplici interessi e la gestione delle segnalazioni rientra tra questi. La sospensione di tutele normative in materia di privacy per garantire maggiore sicurezza, peraltro, si colloca nell’eterno dibattito che crea tensione tra libertà individuale, da una parte, e sicurezza generale dall’altra.
Il periodo che stiamo vivendo porta alla ribalta più di un esempio plastico di questa tensione dialettica: storicamente, la compressione dei diritti porta alla creazione di soggetti egemoni.
Il confronto tra tutela della privacy online da una parte e necessità di garantire un efficace strumento sovrastatale per il contrasto alla pedopornografia online si colloca in questo contesto.