Le negoziazioni per un nuovo accordo sul trasferimento dei dati UE-USA rischiano un brusco arresto. Alle già note difficoltà nel disciplinare questo tema, nel rispetto dei dettami sanciti dalla Corte di Giustizia dell’UE nella sentenza Schrems 2 del luglio 2020, si aggiungono infatti problemi diplomatici tra Stati, tanto che va verso un rinvio (a data da destinarsi), il primo incontro dove le parti avrebbero dovuto discutere del problema, il Trade and Technology Council.
Indice degli argomenti
I sottomarini nell’impasse del trasferimento dati UE-USA
La pietra dello scandalo sono i contrasti diplomatici tra Francia (e quindi UE) e USA a seguito della cancellazione dei contratti di fornitura di sottomarini da 56 miliardi di dollari, già siglato tra Francia e Australia. Il dietrofront australiano è direttamente derivante dai nuovi accordi intercorsi tra USA e Australia. La nuova partnership strategica Aukus che coinvolge Stati Uniti, Gran Bretagna e Australia ha infatti creato non pochi malumori sul piano dei rapporti internazionali.
A testimonianza della gravità della situazione, solo pochi giorni fa l’Eliseo ha annunciato il richiamo immediato “per consultazioni” degli ambasciatori francesi in Australia e negli Usa, su richiesta del presidente Emmanuel Macron. Un richiamo alquanto inusuale tra Paesi alleati.
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Le conseguenze di questa crisi si ripercuotono oltre i confini nazionali e vedono affiancarsi alla Francia le istituzioni europee che hanno preso posizione in maniera netta rispetto agli eventi accaduti. La Presidente della Commissione europea, Ursula Von Der Leyen, è intervenuta alla CNN con toni perentori, affermando tra le altre cose che la situazione deve essere chiarita prima di continuare con il “business as usual”. E sebbene in queste ore le diplomazie dei Paesi coinvolti siano al lavoro per ricucire lo strappo, le prime conseguenze di questa crisi potrebbero riguardare proprio uno dei tavoli di lavoro al quale si stanno discutendo le possibili soluzioni per agevolare la trasmissione dei dati da e verso gli Stati Uniti.
Salta l’incontro
Era infatti previsto a Pittsburgh per il 29 settembre il primo incontro del Trade and Technology Council (TTC) tra Stati Uniti ed Unione Europea. Il TTC è stato ufficialmente lanciato il 15 giugno 2021 dal neopresidente americano Biden e dalla Presidente Von Der Leyen al fine di “coordinare gli approcci alle principali questioni commerciali, economiche e tecnologiche globali e per approfondire le relazioni commerciali ed economiche transatlantiche basate su valori democratici condivisi”. Il Consiglio si pone dunque l’obiettivo di rafforzare ed intensificare i rapporti UE-USA, dopo la poco felice parentesi della presidenza Trump, ed è previsto che si riunisca periodicamente per affrontare le questioni più rilevanti in tema di rapporti commerciali UE-US.
Tra gli argomenti “caldi” sul tavolo vi sono anche la regolamentazione delle cosiddette Big Tech ed un possibile nuovo accordo sui trasferimenti di dati personali a seguito dell’abrogazione del Privacy Shield.
Come detto però rischia concretamente di essere posticipato il primo incontro di questo tavolo di lavoro, al quale avrebbero dovuto partecipare elementi di spicco delle due compagini, tra gli altri: il Vice-Presidente della Commissione Europea Dombrovskis, il Segretario di Stato Americano Antony Blinken e la Segretaria al Commercio US Gina Raimondo.
È stato reso noto, infatti, che l’incontro pianificato potrebbe essere posticipato, su richiesta della Francia. L’ultima parola spetterà alla Presidente Von Der Leyen, le cui dichiarazioni però non fanno ben sperare.
Un clima transatlantico non propriamente disteso e che, come anticipato, potrebbe avere degli impatti anche sui futuri negoziati che riguardano più da vicino il tema dei data transfers.
La complessità dell’accordo
In un clima di crisi diplomatica è difatti complicato immaginare che si possano gettare le basi per un accordo di siffatta complessità, tenute in considerazione le trancianti motivazioni della sentenza Schrems 2. Ricordiamo infatti che il grosso ostacolo da superare sono le vigenti normative sulla sicurezza negli Stati Uniti, le quali permettono un eccessivo grado di permeabilità dei dati personali che dall’Europa vengono trasferiti in USA.
Sebbene quindi il TTC possa rappresentare una importante sede per l’UE e gli Stati Uniti ove definire il miglior percorso di regolamentazione per i flussi di dati transatlantici, l’avvio non pare essere certo dei migliori. L’accordo Aukus potrebbe difatti avere importanti strascichi anche sul tema dei trasferimenti di dati personali extra-UE, già vittima dell’incertezza giuridica che ha contrassegnato questo ultimo anno. La risoluzione dello spinoso tema dei rapporti non può infatti prescindere dalla esistenza di un clima sereno e disteso tra gli interlocutori coinvolti.
Nell’attesa quindi di una decisione sulla conferma o il posticipo dell’incontro del Trade and Technology Council l’auspicio è che questa possa essere solo una battuta di arresto e che le contese commerciali non si spostino su tematiche che riguardano tutele e servizi anelati dai cittadini, europei ed americani. I decenni di inestricabili scambi commerciali sull’asse transatlantico hanno infatti reso imprescindibile una fattiva collaborazione tra le due sponde dell’Atlantico, in cui i dati personali non devono assurgere a mera merce di scambio negoziale ma essere considerati quale elemento distintivo del singolo e tutelati all’interno di un mondo sempre più interconnesso da tecnologie che non conoscono limiti fisici e le cui regole è bene che siano definite da una platea di operatori il più estesa possibile.