Le regole

Digital Services Act, via libera alle modifiche della proposta di legge: ecco cosa dice la norma

Si avvicina il momento dell’approvazione del Digital Services Act: martedì 14 dicembre 2021 il Comitato per il Mercato interno e la Protezione dei consumatori del Parlamento europeo ha infatti espresso parere favorevole alla proposta di legge

Pubblicato il 15 Dic 2021

Marina Rita Carbone

Consulente privacy

Cookie corte di giustizia europea

Voto ampiamente favorevole alle modifiche alla proposta di legge del Digital Services Act: ben 36 voti favorevoli, 7 contrari e 2 astensioni. Martedì 14 dicembre il Comitato per il Mercato interno e la Protezione dei consumatori del Parlamento europeo si è pronunciato sulla proposta di legge del Digital Services Act, il cui scopo è quello di definire chiaramente in quali ipotesi i fornitori di servizi digitali potranno essere ritenuti responsabili del contenuto presente all’interno delle proprie piattaforme e servizi di intermediazione.

I membri del parlamento europeo hanno espresso il loro favore in relazione, in particolare, alle regole previste per la lotta alla diffusione di contenuti illegali, finalizzate anche a migliorare le pratiche di moderazione attuate dagli algoritmi sui contenuti presenti su piattaforme come i social media.

Cosa dice il Digital Services Act

È opportuno ricordare che il Digital Services Act (o, come si indicherà nel seguito, DSA) rappresenta uno dei principali strumenti legislativi che andrà a comporre il complessivo piano d’azione per la democrazia europea (European Democracy Action Plan), affrontando il delicatissimo tema della moderazione dei contenuti online e della responsabilità delle piattaforme (mentre il disegno di legge “gemello”, il DMA, affronta tematiche maggiormente connesse al mercato ed all’abuso di posizione dominante, prettamente riferite alla normativa antitrust).

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Il DSA, prevede, in particolare, che le grandi piattaforme online (definite con l’acronimo di VLOPs – very large online platforms) siano soggetti a specifici obblighi di moderazione, a causa dei peculiari rischi che si presentano sulle stesse nel caso in cui alcuni utenti provvedano alla diffusione di contenuti illegali e/o dannosi. Un chiaro esempio di come le piattaforme fungano da cassa di risonanza per le fake news è dato dall’attuale pandemia da Covid-19, che ha visto la pericolosa proliferazione, sui social, di contenuti falsamente scientifici atti a screditare la ricerca medica e l’efficacia dei vaccini. Mediante l’introduzione di siffatte norme, il DSA mira a creare uno spazio digitale più sicuro, nel quale i diritti degli utenti siano protetti, anche attraverso la previsione, per l’appunto, di norme che:

  • contrastino la diffusione di beni, servizi e contenuti illegali online;
  • prevedano nuove forme di responsabilità e di trasparenza degli algoritmi e della gestione dei contenuti;
  • obblighino i fornitori di servizi a svolgere una valutazione dei rischi connessi all’utilizzo della piattaforma, adottando misure che mitighino detto rischio;
  • prevedano lo svolgimento di audit indipendenti che possano garantire sulla qualità dei servizi;
  • regolamentino i sistemi di raccomandazione, ossia gli algoritmi che determinano cosa vedono gli utenti, in base all’attività svolta dagli stessi.

La relatrice Christel Schaldemose ha dichiarato, in relazione al DSA, che l’Europa sta “rivendicando democraticamente” l’ambiente online. Secondo la Schaldemose, in particolare, il DSA “sta portando la regolamentazione tecnologica dell’UE nel XXI secolo ed era ora. I servizi di intermediazione modellano le nostre vite – dal modo in cui incontriamo il nostro partner, dove compriamo i regali di Natale a come leggiamo le notizie. Tuttavia, la crescente influenza dell’ambiente online nelle nostre vite non è solo positiva: gli algoritmi sfidano le nostre democrazie diffondendo odio e divisione, i giganti della tecnologia sfidano la nostra parità di condizioni e i mercati online sfidano i nostri standard di protezione dei consumatori e la sicurezza dei prodotti. Questo deve finire. Per questo motivo, stiamo costruendo un nuovo framework, affinché ciò che è illegale offline sia illegale anche online”.

La presidente della commissione Anna Cavazzini ha aggiunto che “invece delle piattaforme che dettano le regole, il DSA illustrerà come affrontare i contenuti illegali e la moderazione dei contenuti. Regole aggiuntive per piattaforme molto grandi, come la valutazione del rischio e gli audit, andranno a beneficio dei consumatori, delle nostre società e delle nostre democrazie. Il voto odierno in commissione apre la strada al voto dei deputati nella plenaria di gennaio e quindi all’avvio dei negoziati con il Consiglio. Essendo uno degli atti legislativi di più ampia portata di questa legislatura sulla politica digitale, sono lieto che abbiamo trovato compromessi che un’ampia maggioranza può sostenere“.

Rimozione e prevenzione di contenuti illegali e dannosi

Entrando maggiormente nel merito della proposta di legge nella sua ultima versione adottata dal Comitato, si rileva, in particolar modo, come il DSA stabilisca un meccanismo di c.d. “notice and action” (o avviso e azione), unitamente a strumenti di salvaguardia, atti alla rimozione dei contenuti illegali: una volta ricevuto l’avviso, si prevede che i fornitori di servizi di hosting debbano attuare misure di sicurezza “senza indebito ritardo, tenendo conto del tipo di contenuto illegale che viene notificato e dell’urgenza di agire”. È stata chiara volontà dei deputati, infatti, di inserire garanzie maggiormente rigorose, rispetto a quanto previsto nella precedente versione del testo, al fine di garantire che il trattamento degli avvisi non sia arbitrario e discriminatorio, e permetta il rispetto dei diritti fondamentali, compresa la libertà di espressione (che rappresenta uno dei principi più difficili da bilanciare, quando si tratta di contenuti diffusi online).

L’impatto sui marketplace

Inoltre, i marketplace online dovranno intraprendere delle azioni specifiche per garantire che i consumatori possano acquistare prodotti sicuri e non contraffatti online, con l’obbligo ulteriore e rafforzato di rintracciare i commercianti, secondo il principio “Conosci il tuo cliente commerciale”. In relazione alla diffusione di materiale dannoso, poi, i deputati hanno focalizzato la loro attenzione sui “sistemi di raccomandazione” che le piattaforme usano per promuovere i contenuti in base ai gusti dell’utenza (il prossimo video da guardare, prodotto da acquistare, notizia da visualizzare nella parte superiore del feed). In particolare, sono state rafforzate, in questa versione del testo, le disposizioni atte a garantire la trasparenza delle piattaforme online in merito alle modalità di funzionamento degli algoritmi, oltre alle ipotesi di responsabilità per le decisioni che le piattaforme stesse intraprendono.

Si prevede, inoltre, che le VLOPs, come precedentemente anticipato, debbano effettuare valutazioni obbligatorie del rischio e adottare misure di mitigazione dello stesso, le quali dovrebbero contribuire a gestire meglio i contenuti dannosi e la disinformazione. Non solo: le VLOPs dovranno anche condividere i dati con le autorità e i ricercatori, per consentire di esercitare una forma di controllo sul loro funzionamento, aiutando a comprendere meglio l’evoluzione dei rischi sulle piattaforme online. Nel caso in cui i fornitori di servizi digitali vengano meno agli obblighi previsti dal DSA, sarà facoltà dei destinatari dei servizi medesimi (oltre che delle organizzazioni di categoria che li rappresentano) richiedere un risarcimento per gli eventuali danni cagionati a causa del mancato rispetto degli obblighi di diligenza di cui alla normativa in esame. Mediante i sopra elencati strumenti, l’UE mira a costruire “democrazie più resilienti”, contrastando il fenomeno dilagante della disinformazione sui social media e sul web.

Ulteriori punti in discussione

Tra le ulteriori modifiche alla proposta di legge introdotte dai deputati, rientrano, come riportato nel Comunicato Stampa del Parlamento Europeo:

  1. una serie di esenzioni dagli obblighi del DSA per le micro e piccole imprese, al fine di non appesantire l’operatività delle stesse;
  2. l’introduzione di una previsione che vieterebbe alle piattaforme online l’uso di tecniche ingannevoli o di spinta che abbiano quale scopo quello di influenzare il comportamento degli utenti attraverso “modelli oscuri”;
  3. in relazione alla pubblicità mirata, la previsione di una scelta più trasparente e informata per tutti i destinatari dei servizi online, comprese informazioni su come i loro dati saranno monetizzati, e misure finalizzate a proteggere in modo più efficace i minori dal marketing diretto, dalla profilazione e dalla pubblicità comportamentale mirata con fini commerciali;
  4. una maggiore scelta sul posizionamento basato su algoritmi (algorithm-based ranking): le VLOPs dovrebbero fornire almeno un sistema di raccomandazione che non sia basato sulla profilazione, quale alternativa agli strumenti di profilazione tradizionalmente usati dalle piattaforme;
  5. nuovi obblighi supplementari per le piattaforme utilizzate principalmente per la diffusione di contenuti pornografici generati dagli utenti;

Nella fase di applicazione della DSA, si chiariscono, da ultimo, il ruolo dei “coordinatori dei servizi digitali” (Digital Services Coordinators) negli Stati membri e le modalità di cooperazione degli stessi con la Commissione Europea.

Digital Services Act, i prossimi passi

La proposta, così come modificata, sarà sottoposta, nella sessione di gennaio, all’approvazione dell’assemblea plenaria del Parlamento Europeo, al fine di definire il testo sulla base del quale conferire mandato ai negoziati con i singoli governi europei, sotto la presidenza francese, nel primo semestre del 2022. Senza dubbio alcuno il testo sarà ancora oggetto di numerose modifiche, fino all’approvazione del testo finale, che potrebbe richiedere ancora molti mesi, o anni, in base alle problematiche che saranno sollevate dagli Stati Membri nel corso dei negoziati.

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