Procede l’istruttoria del Garante Privacy per il trattamento dei dati personali sul cookie wall (o pay wall) posto da alcune testate online per accedere ai contenuti del proprio sito internet. Lo fa sapere il Garante oggi, specificando cosa ha chiesto agli editori.
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Cosa ha chiesto il Garante agli editori
Ricordiamo che alcune testate giornalistiche online hanno deciso di subordinare l’accesso ai loro contenuti al consenso a trattamenti di profilazione (attraverso cookie o altri strumenti di tracciamento) o, in alternativa, al pagamento di una somma di denaro. Il Garante aveva avviato un’indagine il mese scorso e ora fornisce maggiori dettagli.
Cookie wall dei giornali, non è questione di “prendere o lasciare”: ecco perché
Il Garante ha chiesto quindi “di chiarire, in particolare, le modalità di funzionamento del meccanismo in questione e le diverse tipologie di scelte a disposizione dell’utente. Ma ha chiesto anche di fornire tutti gli elementi utili a dimostrare che la normativa in materia di protezione dei dati personali sia stata rispettata, innanzitutto riguardo alla correttezza e alla trasparenza dei trattamenti e al fondamentale requisito della libertà del consenso”.
In altri termini, il Garante vuole verificare la correttezza di tutte le informative e delle policies adottate dai gruppi editoriali che hanno messo in uso il pay wall.
E’ più una verifica formale che altro: si tratta di capire se il pay wall è gestito in modo trasparente, con informative chiare, precise e comprensibili, e se è sufficientemente chiaro, per l’utente, che sta effettuando una transazione tra contenuti a pagamento e profilazione.
Sotto quest’ultimo aspetto, sarà fondamentale verificare le modalità con cui la profilazione viene effettuata, l’effettiva corrispondenza con quanto dichiarato nell’informativa e la concreta comprensività per l’utente.
Ad una prima lettura, alcune informative del Gruppo Gedi, ad esempio, sembravano compliant: ma senza un’istruttoria che verifichi la corrispondenza tra i trattamenti descritti e quelli effettuati non è possibile affermare la liceità del trattamento in via certa e definitiva.
Le DPIA
Nel CS del garante si legge anche che “sotto la lente del Garante anche le valutazioni di impatto eventualmente effettuate dai gruppi editoriali, come pure le analisi e i criteri adottati per la determinazione del prezzo dell’abbonamento alternativo al servizio disponibile mediante prestazione del consenso”.
Come avevamo anticipato, il Garante per il Trattamento dei dati personali ha chiesto le valutazioni di impatto per i trattamenti di profilazione da pay wall.
E’ essenziale che le testate online che hanno adottato questo strumento di monetizzazione abbiano effettuato una valutazione di impatto attenta e coerente con finalità e modalità concrete del trattamento.
La profilazione espone il soggetto a guadagni certi, verso un aumento del rischio per l’interessato di trattamenti illeciti (ancorché non voluti, perché effettuati da terze parti).
Quindi si tratterà di comprendere che valutazione è stata effettuata nel rapporto tra sicurezza e rischi per gli interessati.
Conclusioni
Ad avviso dello scrivente, il cookie wall è pacificamente illecito: in altri termini, non è lecito bloccare l’accesso ad un sito internet nel caso in cui l’utente rifiuti la profilazione.
Questa è la ragione per cui il pay wall è stato criticatissimo ed è in questo passaggio che dobbiamo trovare il motivo per cui il Garante fa sapere che sta effettuando controlli estremamente scrupolosi – forse anche sovrabbondanti – sui soggetti che hanno adottato il pay wall.
Il punto è che nei siti che operano con il cookie wall si impedisce l’accesso a chi non si fa profilare, nel sito in cui c’è il pay wall l’alternativa consiste nel pagare l’abbonamento al sito, che normalmente già contiene contenuti a pagamento.
La qualificazione giuridica, quindi è chiara, ma la distinzione concreta non si apprezza particolarmente, almeno lato utente.
Cookie wall dei giornali, non è questione di “prendere o lasciare”: ecco perché
Non potendo escludere, in linea di principio, la liceità giuridica del pay wall, il Garante ha ritenuto necessario verificare comunque la correttezza dei trattamenti effettuati da chi lo pratica.
Questo anche perché il web era insorto, una volta “scoperto” che non si potevano più leggere gratuitamente articoli comparsi in cartaceo a pagamento.
La scelta, già proposta da testate USA come il New York Times, si colloca nel contesto del mercato dell’informazione, sempre meno redditizio a causa dell’impiego si motori di ricerca e social.