L’adozione delle tecnologie digitali ha in Italia un potenziale di sviluppo pari a oltre 251 miliardi di euro di valore aggiunto (16% del totale) ma, ad oggi, solo il 39% delle imprese ha gli strumenti necessari. Questo è il dato che emerge da un recente studio Public First per Amazon Web Services sul ruolo delle tecnologie digitali e il loro impatto sull’economia italiana.
Il digitale fa più fatica a imporsi nel Bel Paese per colpa di una cronica carenza di risorse e di competenze allontanando l’Italia dagli obiettivi europei di adozione dei servizi avanzati (identificati nell’uso di funzioni in cloud, gestione/analisi big data e intelligenza artificiale) con un 39% contro il 75% atteso. Un contesto ne quale i servizi di cloud giocano un ruolo di abilitatori del cambiamento, adatti a rimpiazzare, con servizi on-demand, le infrastrutture e le competenze mancanti nel variegato tessuto d’impresa e PA italiano.
Vediamo in questo articolo come il cloud ha aiutato l’innovazione digitale attraverso i progetti già realizzati da enti e aziende.
Indice degli argomenti
Il cloud per la resilienza del lavoro durante la pandemia
La pandemia da Covid ha costretto molte realtà ad accelerare la digitalizzazione di molte attività. E’ il caso del Comune di Cagliari che, con l’aiuto del partner BeeToBit (Lutech), ha abilitato al telelavoro i dipendenti accelerando progetti già avviati dalla fine del 2019. Utilizzando tecnologia di virtual desktop in cloud, quindi senza installazioni software, in poco più di una settimana il Comune ha abilitato in sicurezza al lavoro da casa il personale addetto all’amministrazione finanziaria, alle paghe e all’ufficio legale.
Oltre 600 utenti hanno potuto disporre di un completo ambiente Windows 10 accessibile via Web e controllato centralmente dall’Active Directory per garantire l’accesso sicuro alle applicazioni. L’efficacia dei moderni strumenti virtual desktop in cloud ha reso possibile remotizzare anche il lavoro di 50 ingegneri che usano le applicazioni grafiche di progettazione assistita. Il Comune di Cagliari aveva sperimentato con successo le capacità on-demand e la scalabilità del cloud per la raccolta dei risultati elettorali nel 2016.
Ha cercato il rimedio ai lockdown e alle chiusure per COVID delle classi scolastiche bSmart Labs, società che da oltre 20 anni fornisce soluzioni per la trasformazione digitale nella didattica. Cliente storico AWS, la società si è avvantaggiata del cloud per sostenere i carichi di lavoro cresciuti esponenzialmente dei propri servizi. Nei giorni successivi al marzo 2020, la società ha visto il numero degli utenti esplodere da 1 a 1,4 milioni e ha dovuto offrire nuovi servizi per insegnanti e studenti, per accedere in sicurezza al materiale didattico interattivo oltre che per la creazione di aule virtuali con video multi-party. BSmart ha usato il cloud per integrare le funzionalità di videochiamata con i propri servizi, sviluppando un prototipo dell’applicazione in sole 72 ore e rendendolo disponibile ai clienti in 8 giorni. Ad oggi oltre 500.000 insegnanti e studenti in Italia hanno potuto beneficiare dei servizi per aule virtuali dell’azienda.
Privacy e sicurezza del cloud nelle applicazioni per sanità, servizi, utility e finanziari
Il cloud AWS dà sicurezza ed efficienza operativa alle strutture di Santagostino, rete sanitaria privata con 25 centri ambulatoriali specialistici in Italia e oltre 1000 tra medici e operatori. A partire dal 2014 il Centro ha trasferito un po’ alla volta sul cloud i servizi IT a supporto delle prenotazioni dei pazienti, dei check-in veloci via chatbot, di supporto ai pagamenti online e la gestione in sicurezza degli accessi dei medici e dei pazienti alle cartelle cliniche. Il cloud ha permesso al Centro di ottimizzare i servizi IT e dato l’opportunità di sfruttare un vasto set di soluzioni già pronte, adatte alle esigenze della società.
Continuità IT e sicurezza dei dati non sono un’opzione nelle applicazioni presso le aziende utility e del settore finanziario. Lo dimostra Edison, società con 200 impianti e 1,6 milioni di utenti che ha basato su cloud molti dei processi core business e di supporto agli utenti. Dal 2019 la società ha migrato in cloud un centinaio di applicazioni, pari a circa la metà dei suoi carichi di lavoro IT. Con l’aiuto del system integrator Storm Reply ha portato sul cloud AWS i workload SAP ottenendo vantaggi prestazionali del 400% nei job che riguardano la fatturazione, i servizi ai clienti e la gestione dei contatori. L’automazione e l’uso più efficiente di licenze e risorse ha ridotto costi IT del 30–40%. Con il cloud Edison ha reso resiliente la propria infrastruttura IT, migliorato il monitoraggio, la security e le performance (RTO e RPO) nel backup/disaster recovery.
Cosa non trascurabile, l’uso del cloud ha contribuito alla sostenibilità ambientale ICT dell’azienda.
L’esigenza di flessibilità e competitività ha portato in cloud anche CSE, società fornitrice dei servizi digitali per circa 150 grandi realtà del mondo bancario e finance. Con il cloud CSE ha sviluppato il proprio modello di banca data-driven, nella quale la conoscenza degli utenti e dei loro comportamenti diventa la base per la creazione di prodotti a valore e di servizi innovativi. Anche nei servizi basati su cloud CSE è in grado di offrire ai propri clienti il pieno controllo sulla collocazione fisica di server e dati. Questo grazie alla regione AWS (Europe) Milano .
Gli specialisti AWS hanno supportato a CSE nel ridisegno da zero delle applicazioni per ottimizzarle al cloud e implementare nuovi sofisticati livelli di crittografia e sicurezza, accessi in base ai ruoli e regole basate sulla collocazione geografica. Grazie alla flessibilità delle risorse on-demand in cloud, CSE ha potuto a sua volta rendere on-demand alcuni dei propri servizi ai clienti, rendendoli più competitivi.
In sintesi: l’opportunità d’impiegare il cloud per fare innovazione
Come abbiamo visto, l’impiego del cloud risponde alle esigenze di time-to-market, resilienza e flessibilità che oggi accomuna le aziende di diverso settore. Rende disponibili le risorse digitali altrimenti troppo onerose da acquisire o gestire con le competenze esistenti. Secondo lo studio Public First citato all’inizio, a fronte di un 83% d’imprese che ritiene fondamentali le competenze digitali, il 38% ne denuncia mancanza, con conseguenze sulla crescita aziendale.
Soltanto il 39% delle imprese italiane ritiene di avere al proprio interno le risorse per lo sviluppo digitale, percentuale che scende al 18% di chi dichiara di saper sfruttare le tecnologie di AI e scende al 9% per le capacità d’elaborazione e analisi su big data che servono a plasmare i moderni business data-driven. Eppure oltre la metà degli italiani vorrebbe accedere online ai servizi pubblici (62% per quelli sanitari) e poter confermare a distanza la propria identità (52%).
Mancano le risorse, ma non la domanda per i nuovi servizi digitali. Servizi che oggi potrebbero essere implementati rapidamente con il cloud, anche in ambiti fortemente regolamentati, come la PA, o tecnologicamente arretrati, come molte PMI. Risorse digitali on demand disponibili senza investimenti infrastrutturali o personale competente per la gestione adatte al supporto di applicazioni critiche e progetti innovativi.
Contributo editoriale sviluppato in collaborazione con AWS