Le previsioni

Sicurezza dei dati nel cloud, sfide e best practices per il 2023

Negli ultimi anni si è assistito a una progressiva migrazione verso il cloud, ma non senza difficoltà e sfide, soprattutto considerando lo scenario contingente caratterizzato da cyber attack in continuo aumento. Ecco come garantire la protezione dei dati sensibili e la continuità delle operazioni

Pubblicato il 07 Feb 2023

Federica Maria Rita Livelli

Business Continuity & Risk Management Consultant, BCI Cyber Resilience Committee Member, CLUSIT Scientific Committee Member, ENIA Comitato Scientifico

Nel 2023, secondo gli esperti del settore della cyber security, le organizzazioni dovranno gestire sempre più attacchi mirati a colpire le infrastrutture cloud e i dati in esse archiviati.

Cloud 2023: quali attacchi ci attendono

  1. Cryptojacking: è destinato ad aumentare sempre più a causa del crescente valore della criptovaluta e della disponibilità di risorse di cloud computing.
  2. Ransomware: gli attacchi ransomware sono aumentati considerevolmente nell’ultimo periodo e, probabilmente, continueranno a rappresentare una minaccia man mano che cresce il ransomware as a service.
  3. Minacce interne: gli attacchi perpetrati attraverso chi ha accesso legittimo ai sistemi di un’azienda potrebbe ulteriormente aumentare a causa del numero di persone che lavoreranno da remoto.
  4. Denial of Service (DoS): si ritiene che gli attacchi DoS aumenteranno in futuro a causa della facilità con cui possono essere lanciati e del potenziale di interruzioni significative che possono causare.
  5. Acquisizione degli account: gli attacchi di furto di account potrebbero ulteriormente aumentare in futuro a causa del numero crescente di persone che utilizzano servizi cloud e dell’uso di password deboli.

Fattori che influenzeranno la gestione del Cloud nel 2023

Diversi fattori sono destinati ad impattare sulla strategia di conformità del cloud e, precisamente:

  1. Fattori normativi: sempre più organizzazioni trasferiscono i propri dati sensibili e carichi di lavoro nel cloud e molti si attendono che gli organismi di regolamentazione implementeranno nuovi requisiti per garantire maggiormente la sicurezza e la privacy dei dati .
  2. Protezione dei dati: le organizzazioni dovranno gestire il crescente numero di data breach e di esfiltrazione dei dati, focalizzandosi maggiormente sulla protezione dei dati sensibili nel cloud e, ove necessario, implementare controlli di sicurezza più rigorosi.
  3. Approcci alla conformità basati sul rischio: le organizzazioni tenderanno a adottare sempre più un approccio alla conformità di tipo risk-oriented e a implementare controlli basati sui CSPM (Cloud Security Post Management) per ridurre gli errori di configurazione e i rischi di conformità in termini di GDPR.
  4. Maggiore collaborazione con i Cloud Service Provider (CSP): le organizzazioni dovranno lavorare maggiormente a stretto contatto con il proprio CSP in modo da comprendere i requisiti di conformità specifici del cloud, come soddisfarli e verificare che tutti i controlli necessari siano attuati.
  5. Adozione di Cloud Native Application Protection Platform (CNAPP): le organizzazioni – poiché la complessità e del volume dei requisiti di conformità continuano a crescere – considereranno sempre più l’adozione dell’automazione e dell’intelligenza artificiale all’interno delle piattaforme CNAPP in modo da garantire la conformità su base continua del cloud attraverso l’adozione di un set di funzionalità CSPM.

Cloud data security: le best practice in ambiente multicloud

Come garantire la sicurezza dei dati e priorità: studio CSA e BigID

L’ultimo studio di CSA (Cloud Security Alliance) e di BigID (principale piattaforma di data intelligence per la privacy, la sicurezza e la governance) – dal titolo “Understanding Cloud Data Security and Priorities in 2022” – rivela che le organizzazioni riscontrano ancora difficoltà nel tracciare e nel proteggere i dati sensibili nel cloud.

Di fatto, le organizzazioni utilizzano sempre più piattaforme cloud per archiviare i propri dati e, purtroppo, non sfruttando appieno gli strumenti di identificazione e classificazione, non riescono a capire quali dati siano effettivamente archiviati nel cloud e come proteggerli al meglio.

Ne consegue che, senza un’adeguata visibilità, le organizzazioni non sono in grado di valutare adeguatamente i rischi e di proteggere la loro superficie di attacco. Ma vediamo i principali risultati dello studio.

Protezione e monitoraggio dei dati sensibili nel cloud

Le organizzazioni non hanno, in generale, fiducia nella loro capacità di proteggere i dati nel cloud. Il 39% delle organizzazioni intervistate afferma livelli di fiducia elevati, mentre il 57% riferisce livelli di fiducia medio-bassi.

La mancanza di fiducia è maggiormente evidente in termini di dati sensibili: il 40% delle organizzazioni indica che il 50% o meno dei propri dati sensibili nel cloud ha una sicurezza sufficiente; solo il 4% dichiara una sicurezza sufficiente per il 100% dei propri dati nel cloud.

Da ciò si evince che, se da un lato le organizzazioni dimostrano di avere una certa fiducia nella loro capacità di proteggere i dati, dall’altro lato, si trovano in ancora in difficoltà nel gestire i dati sensibili.

Inoltre, solo il 39% delle organizzazioni ripone un alto grado di fiducia nella propria capacità di proteggere i dati nel cloud; mentre il 40% indica che il 50% o meno dei propri dati sensibili nel cloud sia sufficientemente al sicuro. Ancora, il 4% segnala una sicurezza sufficiente per il 100% dei propri dati nel cloud.

Fonte immagine: CSA report – Understanding Cloud Data Security and Priorities in 2022.

Terze parti e fornitori hanno un accesso ai dati sensibili simile a quello dei dipendenti

Le organizzazioni risultano dare a dipendenti e ai fornitori quasi identici livelli di accesso ai dati sensibili.

Un fatto preoccupante considerando che – secondo quanto evidenziato da un altro recente sondaggio di CSA sugli attacchi cloud – il 58% di terze parti, appaltatori e fornitori costituiscono i gruppi maggiormente presi di mira dagli attacchi. Pertanto, le organizzazioni dovrebbero adottare soluzioni di Identity and Access Management (IAM) .

Fonte immagine: CSA report – Understanding Cloud Data Security and Priorities in 2022.

I problemi di dark data dovuti al personale e ai conflitti tra le diverse funzioni

I principali ostacoli per le organizzazioni in termini di dark data sono determinati soprattutto da: problemi di personale con inadeguate competenze/conoscenze (50%); mancanza di cooperazione tra diverse funzioni (47%) e mancanza di personale (44%).

Inoltre, il 27% dei professionisti della sicurezza e dell’ IT stima che il 51% o più dei dati della propria organizzazione siano costituiti da dark data. Un dato allarmante considerando che le organizzazioni non sono in grado di proteggere i dati se non ne hanno un’adeguata visibilità e non sanno dove si trovano.

Fonte immagine: CSA report – Understanding Cloud Data Security and Priorities in 2022.

Data Protection Strategy

Lo studio rivela che le organizzazioni utilizzano 4-5 diversi componenti per la loro strategia di protezione dei dati, e precisamente: il backup e il ripristino dei dati (33%), il controllo e la valutazione dei processi di protezione dei dati (32%), la conformità agli standard e alle normative (31%) e la definizione di criteri e procedure (31%).

Alcuni dei componenti meno comunemente utilizzati includono avvisi di valutazione (18%), zero trust (19%) e sovranità dei dati (19%).

Fonte immagine: CSA report – Understanding Cloud Data Security and Priorities in 2022.

Funzionalità di sicurezza dei dati utilizzate dalle organizzazioni

Tra le funzionalità di sicurezza dei dati più comuni utilizzate dalle organizzazioni risultano: il monitoraggio/apprendimento continuo (48%), la sicurezza dei carichi di lavoro cloud (42%), la sicurezza dei dati cloud (42%) e l’ispezione e il rilevamento dei dati (41%).

È interessante notare che la funzionalità di sicurezza dei dati meno utilizzata è quella di rilevamento e classificazione dei dati, molto probabilmente perché è ben integrata nella funzione di monitoraggio/apprendimento continuo oppure perché le organizzazioni presumono che faccia parte del ciclo di vita della sicurezza dei dati.

Le organizzazioni devono utilizzare strumenti di rilevamento e classificazione dei dati per comprendere correttamente i dati di cui dispongono e come proteggerli. Senza questo passaggio, i dati continueranno a rimanere “oscuri”.

Fonte immagine: CSA report – Understanding Cloud Data Security and Priorities in 2022.

La maggior parte dei professionisti della sicurezza ritiene che la propria azienda subirà una violazione dei dati nel 2023

Il 62% degli intervistati riferisce che molto probabilmente subirà quest’anno una violazione dei dati nel cloud. È doveroso evidenziare che, solitamente, la fiducia di un’organizzazione nella propria capacità di proteggere i dati diminuisce drasticamente dopo aver subito una violazione. Inoltre, il 92% di coloro che hanno già subito una violazione dei dati ritiene che ne subirà un’altra nei prossimi 12 mesi.

Conclusioni

I risultati dello studio evidenziano ulteriormente come il cammino verso la sicurezza dei dati nel cloud sia ancora lungo ed impervio. Le organizzazioni hanno la responsabilità di salvaguardare i dati e, per fare ciò, devono innanzitutto conoscerli e sapere dove risiedono per gestirli e per proteggerli.

I dati sono sempre più importanti dato che costituiscono una risorsa strategica per guidare il progresso economico e sociale di ogni Paese. Come sottolineato dal presidente Sergio Mattarella in occasione del discorso di fine anno 2022 “… La quantità e la qualità dei dati, la loro velocità possono essere elementi posti al servizio della crescita delle persone e delle comunità. Possono consentire di superare arretratezze e divari, semplificare la vita dei cittadini e modernizzare la nostra società…”.

Pertanto, le organizzazioni dovranno attuare strategie strutturate e promuovere sempre più una cultura della resilienza dei dati quale calibrata sintesi dell’implementazione dei principi del risk management, della business continuity e della cyber security.

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