C’è consapevolezza diffusa sul fatto che, in un mondo sempre più data driven, la protezione dei dati personali rappresenta una condizione essenziale per la tutela dei diritti degli utenti e per la continuità del business delle organizzazioni.
E infatti le aziende continuino a dare una “significativa priorità” alla tutela della privacy e a ottenere importanti ritorni sull’investimento fatto. Essere conformi alle regolamentazioni e integrare nei processi aziendali genera vantaggi immediati: gli investimenti in materia di privacy generano valore aziendale non solo per le vendite, ma anche per la sicurezza e, soprattutto, per la fiducia dei clienti nei confronti del brand.
È quanto si evince dalla sesta edizione del Cisco Data Privacy Benchmark Report 2023, lo studio dedicato al tema della privacy sia dal punto di vista delle aziende che dei consumatori e che, quest’anno è stato condotto su un campione di 3.100 organizzazioni in 26 aree geografiche, tra cui anche l’Italia.
Tutela dei dati personali e altri diritti: ecco perché servono contemperamento ed equilibrio
Indice degli argomenti
Cosa pensano e cosa si aspettano i consumatori
La nuova edizione del report Cisco sottolinea alcune differenze tra ciò che i consumatori si aspettano e le misure adottate dalle aziende riguardo la privacy: in particolare, il 60% degli utenti finali è preoccupato per l’applicazione e le decisioni determinate da sistemi di intelligenza artificiale sui dati personali acquisiti dalle aziende, e il 65%, va ben oltre affermando di aver perso fiducia nei confronti delle organizzazioni proprio per questi motivi.
Tuttavia, nonostante molte aziende mettano a disposizione la possibilità di fare opt-out dai servizi che utilizzano l’IA, in Italia solo l’8% l’ha utilizzato.
La trasparenza sui metodi utilizzati dalle aziende per la tutela della privacy è una condizione essenziale per il 39% dei consumatori, così come la maggior parte (92%) ritiene che le aziende dovrebbero fare di più per proteggere la privacy dei loro clienti e per assicurare che i dati vengano utilizzati esclusivamente per gli scopi dichiarati.
Comunque, questi dati ci fanno comprendere quanto sia essenziale che le aziende abbiano in atto delle strategie sulla tutela della privacy dei loro clienti: i consumatori reputano la conformità un qualcosa di scontato, mentre la trasparenza diventa un elemento di differenziazione.
Il rischio è la perdita di fiducia da parte del consumatore che, di conseguenza, abbandona quel fornitore e sarà portato a scegliere concorrenti che lo tutelano di più.
Investire in privacy conviene
Partiamo da un dato: il 93% dei professionisti intervistati in Italia dichiara che i loro clienti non acquisterebbero prodotti e servizi se i loro dati personali non fossero protetti in modo adeguato.
Nonostante la grande attenzione delle aziende riguardo gli investimenti, la spesa media in ambito privacy è aumentata da 1,8 a 2,2 milioni di dollari, con un ritorno dell’investimento, per il 36% degli intervistati, pari ad almeno il doppio della spesa inziale.
I minori ritardi nelle vendite, la riduzione dell’impatto causato dalle violazioni dei dati e la fiducia e l’empatia verso il brand sono solo alcuni dei vantaggi che derivano da una corretta gestione della privacy: non è quindi un caso che il 94% degli intervistati dichiari che i benefici derivanti da una corretta gestione della privacy siano superiori ai costi.
Ruolo dei fornitori globali e costo della localizzazione dei dati
Attualmente 157 nazioni, 12 in più rispetto all’anno scorso, dispongono di leggi e regolamentazioni che obbligano i provider ad azioni specifiche per la tutela dei dati personali: legislazioni fondamentali, che sono simili o, in alcuni casi, copia del GDPR, e che consente ai governi di ritenere le aziende direttamente responsabili della gestione e abuso dei dati personali.
Anche se il rispetto di queste leggi comporta sforzi e costi significativi, il 79% delle aziende intervistate ha accolto in maniera positiva l’inquadramento normativo sulla privacy.
Fornitori locali o globali? All’89% degli intervistati in Italia, che reputa più sicura la conservazione dei dati a livello locale, si affianca un significativo 83% che afferma di preferire un provider che opera su larga scala per la sua capacità di garantire maggiore sicurezza: a prima vista due dati in contrasto che, uniti, fanno comprendere la tendenza delle aziende a fidarsi maggiormente di un provider globale rispetto a uno locale, specialmente se il primo riesce a localizzare i dati in aree ben definite.
La privacy: dai dipendenti ai consigli di amministrazione
Il 93% degli intervistati italiani riconosce che tutti i dipendenti svolgono un ruolo fondamentale nella protezione dei dati personali e che devono sapere come proteggere i dati personali che la loro organizzazione raccoglie, conserva e utilizza, e più selettivamente tra gli specialisti di cyber security il 23% ha dichiarato che ala “Data Privacy e Governance” è ormai tra le loro responsabilità aziendali quella con più priorità.
I dirigenti aziendali considerano una priorità la definizione di metriche chiare per misurare il ritorno degli investimenti, l’impatto sui progetti, la revisione e il controllo delle procedure aziendali relativi a questi ambiti, e il 98% degli intervistati ha dichiarato di riferire regolarmente al management report specifici sull’argomento privacy.
Conclusioni
La privacy è ormai riconosciuta dai consumatori come un diritto fondamentale ed è importante che le aziende abbiano in essere una strategia che tuteli la privacy dei dati.
Il ritorno sull’investimento, la riduzione del ciclo di vendita e l’aumento della fiducia dei clienti, sono solo alcuni dei vantaggi che confermano come la privacy sia diventata una leva per la digitalizzazione e l’innovazione.