L’ISO ha pubblicato nel mese di novembre 2022 il nuovo standard ISO/IEC 27559:2022 che ha richiesto quasi cinque anni di studi per poter essere pubblicato.
Basato sulla normativa ISO/IEC 20889:2018 “Privacy enhancing data de-identification terminology and classification of techniques”, il nuovo standard si rivolge a tutte le organizzazioni, pubbliche e private, fornendo loro degli strumenti e delle procedure per l’anonimizzazione dei dati personali.
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ISO/IEC 27599: anonimizzazione e deidentificazione dei dati
Come standard internazionale, la ISO in esame fornisce le migliori pratiche di settore, costruite e determinate grazie al coinvolgimento dei massimi esperti riconosciuti a livello mondiale.
Pertanto, lo standard può garantire un processo sicuro e affidabile, anche se, come s’è già visto con l’analisi della ISO 37100, ogni ISO, contenendo principi di carattere generale che devono valere in modo uniforme per tutto il mondo, deve essere interpretata tenendo in considerazione le leggi nazionali e sovranazionali.
Proprio per questo, la scelta dei termini utilizzati nello standard è neutra, di modo che la ISO possa adattarsi alle diverse normative nazionali. Infatti, il testo non parla mai di “anonimizzazione”, ma di “deidentificazione” dei dati: nell’approccio pratico non ci sono differenze sostanziali, ma l’ente di normazione ha scelto di adottare il termine “deidentificazione” proprio perché indifferente rispetto ad “anonimizzazione”, che, nel tempo, è stato utilizzato dai legislatori di diversi Paesi con connotazioni e sfumature differenti.
A riprova di tanto, è la stessa ISO a definire la deidentificazione come «un mezzo potenziale per facilitare l’uso delle informazioni di identificazione personale (PII) in modo da non identificare o compromettere in altro modo la privacy di un individuo o di un gruppo di individui»: in altre parole, la deidentificazione è l’insieme delle tecniche che trasformano i dati riferibili ad una determinata persona fisica (o a un gruppo di esse) in informazioni che, seppur analizzate nel loro insieme, non consentono più l’identificazione dell’interessato.
Dunque, lo scopo del quadro normativo ISO/IEC 27559 è quello di identificare i vari rischi e mitigarli nel corso del ciclo di vita dei dati anonimizzati. Il processo di rimozione dell’associazione tra dati e persone attraverso una serie di diverse tecniche di deidentificazione possibili è un aspetto dello standard, così come la governance del processo e dei dati risultanti per garantire che i rischi siano monitorati e affrontati in base alle necessità.
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Aspetti tecnici e fasi operative della ISO/IEC 27559
È interessante notare che lo standard ISO 27559, sin dalle sue prime battute, chiarisca subito che le tecniche di governance illustrate possano essere utilizzate in qualsiasi momento del ciclo di vita dei dati: l’anonimizzazione, quindi, può avvenire anche se il trattamento è nella fase di raccolta dei dati, se è in quella di elaborazione o se è stato concluso.
L’ISO si riferisce al titolare del trattamento quale custode dei dati, mentre gli utenti a cui verranno trasmessi dopo essere stati anonimizzati sono definiti destinatari dei dati.
Sulla scorta di questi due ruoli, vengono delineati diversi scenari standard:
- uso e riutilizzo: Il custode deidentifica i dati e li rende disponibili agli utenti interni in un ambiente interno, e, comunque, sotto il suo controllo;
- condivisione esterna: Il custode deidentifica i dati e li mette a disposizione di utenti esterni in un ambiente interno, ossia permette l’accesso dall’esterno dell’organizzazione in un ambiente sotto il suo controllo;
- rilascio esterno: Il custode deidentifica i dati e li mette a disposizione di utenti esterni in un ambiente esterno, ossia mettendoli a disposizione in un ambiente esterno non sotto il suo controllo.
In ogni caso, il custode può ricorrere a una terza parte per implementare il processo di deidentificazione, ma, in questo caso, dovrà valutare il rischio del trasferimento a quest’ultimo soggetto.
La ISO fornisce una serie di opzioni per l’implementazione del processo di anonimizzazione, comprese le numerose tecniche di elencate nello standard ISO/IEC 20889 da cui deriva.
Il framework della normativa è suddiviso in quattro fasi che descrivono l’ambiente e le circostanze in cui i dati deidentificati sono messi a disposizione degli utenti, nonché le modalità di gestione del processo e della disponibilità dei dati stessi:
- Valutazione del contesto: Valutazione di quali informazioni comunicate all’esterno dell’organizzazione possono essere disponibili per un malintenzionato, in base all’ambiente e alle circostanze in cui i dati deidentificati saranno resi disponibili. I controlli amministrativi e tecnici devono attenuare i potenziali rischi legati al contesto.
- Valutazione dei dati: Valutazione del modo in cui le informazioni aggiuntive disponibili per un malintenzionato potrebbero essere utilizzate per rivelare o scoprire informazioni personali. La limitazione dei dati resi disponibili può ridurre i potenziali rischi legati ai dati.
- Valutazione e riduzione dell’identificabilità: Determinare una misura dell’identificabilità delle persone, delle probabilità di un attacco o delle probabilità di successo dell’attacco, utilizzando le valutazioni precedenti come contesto. Sulla base di parametri di riferimento stabiliti, il grado di divulgazione deve essere mitigato attraverso una combinazione di controlli contestuali, minimizzazione e trasformazione dei dati.
- Governance della deidentificazione: Seguire procedure e processi documentati, in modo che il custode abbia la certezza che quanto sopra sia stato fatto bene e che siano in atto controlli e meccanismi di risposta per gestire i rischi prima, durante e dopo la messa a disposizione degli utenti dei dati deidentificati.
ISO/IEC 27559: anonimizzazione e PIA
L’ISO 27559 in esame, condividendo con il GDPR un approccio risk based, mutua anche il concetto di valutazione di impatto sull’uso dei dati, anche se questi saranno anonimizzati.
Infatti, è compito del titolare, rectius, custode che si appresta a deidentificare i dati personali di valutare se le informazioni aggiuntive che li accompagnano possano essere in qualche modo utilizzate per identificare nuovamente gli interessati, rivelandone l’identità: il processo, dunque, deve essere eseguito solo e solamente se l’elaborazione dei dati non possa ricondurre in alcun modo all’interessato a cui si riferiscono.
Il riuso dei dati personali ai fini di ricerca scientifica
Leggendo la ISO/IEC 27559, non si può non pensare subito al riuso dei dati personali, anche ai fini di ricerca scientifica, tema complesso e annoso sul quale l’Autorità Garante per la Protezione dei Dati Personali è intervenuta di recente con un provvedimento già analizzato.
In sintesi, sia GDPR sia il provvedimento del Garante del 5 giugno 2019 permettono agli istituti di ricerca di trattare i dati personali per finalità di ricerca anche se detti dati sono raccolti precedentemente all’inizio dello studio stesso.
Senza tornare sul punto della questione del consenso, giova qui ricordare che il Garante, nel valutare ai sensi dell’art. 110-bis del Codice Privacy il riuso dei dati personali per le finalità di ricerca scientifica nell’ambito di uno studio promosso da un’azienda ospedaliera, pur apprezzando le tecniche di anonimizzazione da questa adottate, le ha intimato di eseguire periodicamente una valutazione del rischio, di modo da identificare ogni singolarità, ossia ogni caso in cui il paziente è identificabile dai dati trattati, riducendo il numero delle singolarità stesse a meno dell’1% del totale delle anagrafiche censite nel database.
Conclusioni
La ISO/IEC 27559 è, dunque, un potente strumento per chiunque abbia la necessità di anonimizzare i dati personali per comunicarli a terzi o per riutilizzarli per altre finalità, purché, ovviamente, rispetti preliminarmente le disposizioni del GDPR, dato che una norma frutto del lavoro di un organismo internazionale avente natura privata non può certo prevalere sulle disposizioni legislative vigenti.