L’Agcm, l’Antitrust italiano, e una piccola startup, Hoda, hanno vinto una storica disputa contro Google sulla portabilità dei dati.
Il motore di ricerca ha capitolato a fine febbraio, decidendo di piegarsi alla condivisione delle proprie informazioni con altri fornitori di servizi digitali. “La recente vittoria della startup italiana Hoda e dell’Antitrust contro Google rappresenta un significativo passo avanti per l’affermazione dei diritti degli utenti in Europa”, commenta l’avvocato Antonino Polimeni.
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Agcm e Hoda convincono Google a piegarsi alla portabilità dati
Google ha deciso di dare una mano agli utenti che intendono condividere le proprie informazioni con altri fornitori di servizi online, per chiudere un’istruttoria avviata a luglio 2022. La scorsa estate, infatti, la piccola startup tricolore, Hoda, aveva denunciato Google per pratiche anti-concorrenziali all’Antitrust.
La startup che ha sviluppato l’app Weople aveva accusato il motore di ricerca di trasferire i dati solo quando la richiesta sfruttava un’utenza Google. E ciò poneva ostacoli insormontabili a Hoda, per raccogliere i dati da altre aziende e monetizzarli.
Il motore di ricerca, invece, semplificando le funzioni per la portabilità dei dati prevista dal GDPR, si è assunto tre impegni davanti all’Autorità garante della concorrenza e del mercato (Agcm).
Google svilupperà una gamma di strumenti per la portabilità dei dati, il primo dei quali vedrà la luce già da aprile.
La decisione mette in pratica l’Art. 20 del GDPR
La vittoria dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (Agcm) segna un precedente a livello europeo.
“Questo caso”, continua Polimeni, “mette in evidenza l’importanza di un’azione congiunta tra le autorità di regolamentazione e le aziende innovative per sfidare le pratiche dei giganti del settore digitale. Nonostante Google cerchi di presentare la propria decisione come un atto di buona volontà, è evidente che l’intervento dell’Antitrust e la perseveranza di Hoda hanno contribuito a creare un vero e proprio ‘precedente’, importantissimo nel panorama del monopolio mondiale del trattamento dei dati da parte delle big five”.
La vittoria di Hoda all’Antitrust infatti crea di fatto un precedente su scala europea per concretizzare l’articolo 20 del regolamento comunitario per la protezione dei dati personali (GDPR), che prevede il diritto alla portabilità dei dati.
“L’articolo 20 del GDPR stabilisce”, infatti, secondo l’avvocato Massimo Borgobello, Vice presidente Assodata, “il diritto alla portabilità dei dati di ogni cittadino europeo, ma Google la garantiva già. Nel caso di Weople il punto focale è stato quello legato alla concorrenza: accesso diretto ai dati dei clienti per creare un portafoglio digitale su commissione contro accesso mediato mediante altro account Google”.
In questo caso “il passaggio è sul mercato dei dati e sulla posizione dominante di Google in quel settore, più che sulla portabilità in senso stretto”, conclude Borgobello: “L’altro passaggio rilevante è la possibilità di creare portafogli digitali ‘monetizzabili’ dagli utenti tramite operatori di mercato specializzati”.
Conseguenze
“I colossi del web possono e devono essere chiamati a rendere conto delle loro azioni”, sottolinea Polimeni, “si può. Speriamo che questa svolta possa dare il via a una vera rivoluzione nella gestione dei dati e nella protezione della privacy degli utenti. L’attenzione ora si sposta anche verso altri giganti del web, come Amazon e Meta, per garantire una maggiore trasparenza e condivisione dei dati”.
L’inchiesta contro Meta sulla presunta omissione del versamento dell’IVA, pari a 870 milioni di euro, testimonia, per esempio, il valore economico dei nostri dati. Infatti la cifra è stata calcolata sulla monetizzazione pubblicitaria dei dati personali.
“La possibilità di monetizzare i propri dati senza l’intermediazione esclusiva dei grandi operatori digitali diventa così una prospettiva concreta. Bisogna assolutamente continuare a lavorare (e lottare) per garantire i diritti degli utenti e delle piccole aziende e per un futuro più equo e partecipativo nell’economia dei dati”, conclude Polimeni.