ChatGPT torna ad essere di nuovo disponibile in Italia, OpenAI ha adeguato il chatbot AI alle norme privacy, ma la vera partita comincia adesso.
“OpenAI ha aderito a quasi tutte le richieste del Garante nel termine indicato”, commenta Massimo Borgobello, avvocato, vice presidente Assodata, “era molto difficile che la società statunitense facesse di più”. La deadline del 30 aprile è stata rispettata. Ecco quali misure la società statunitense di intelligenza artificiale ha adottato. Il tempo dirà se sono strutturate o di facciata, ma al momento l’Authority esprime soddisfazione pur ricordando che molte cose – e le più complesse – restano da fare e da verificare.
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ChatGPT è di nuovo disponibile in Italia: ecco le modifiche introdotte
OpenAI rende la piattaforma disponibile in Italia, assicurando più trasparenza e più diritti a utenti (e non) europei.
La società statunitense che gestisce ChatGPT ha inviato all’Autorità per la protezione dei dati personali una nota dove spiega le misure per rispettare le richieste dell’Autorità dello scorso 11 aprile. Al Garante Privacy italiano, OpenAI dichiara di aver introdotto alcune informazioni aggiuntive, oltre ad aver apportato modifiche e reso chiari alcuni punti, a favore di utenti (e non) europei e, perfino in alcuni casi, anche extra-europei. OpenAI, inoltre, riconosce a utenti (e non) soluzioni accessibili per esercitare i propri diritti.
Misure strutturate o di facciata: lo dirà il tempo
Grazie alle migliorie introdotte, OpenAI ha riaperto di nuovo accessibile ChatGPT agli utenti italiani. “Non tutte le ombre sono state rischiarate”, conclude Massimo Borgobello, “ma la maggior parte si. Ora si tratta vedere come verrà seguita la compliance nei prossimi mesi, per capire se quanto segnalato dal Garante è stato eseguito in modo strutturato o solo con misure di facciata”.
Cosa prevedono le misure adottate
Le misure più significative riguardano:
- l’uso di quali dati personali e come avviene il trattamento per addestrare gli algoritmi, ricordando a tutti il diritto di opporsi al trattamento;
- informativa sul trattamento dei dati accessibile anche nella maschera di registrazione prima della registrazione al servizio;
- il diritto di opporsi al trattamento al fine del training degli algoritmi, anche tramite un modulo da compilare online e accessibile;
- schermata di benvenuto, con i richiami alla nuova informativa sulla privacy e alle modalità di trattamento dei dati personali per l’addestramento degli algoritmi;
- la possibilità di far cancellare le informazioni errate, nell’impossibilità attuale di correggere gli errori;
- il trattamento dei dati personali al fine del funzionamento e dell’addestramento degli algoritmi, salvo l’esercizio del diritto di opposizione, sulla base del legittimo interesse;
- un modulo che permette a tutti gli utenti europei l’esercizio del diritto di opposizione al trattamento dei propri dati personali, oltre alla possibilità di escludere le conversazioni e la relativa cronologia dall’addestramento dei propri algoritmi;
- pulsante attraverso cui, per riattivare al servizio, si dichiara di essere maggiorenni o over 13 anni e, in questo caso, di possedere il consenso dei genitori;
- la richiesta della data di nascita prevede un blocco alla registrazione per gli utenti infratredicenni e, nell’ipotesi di utenti ultratredicenni ma minorenni, occorre confermare di avere il consenso dei genitori all’uso del servizio.
Che resta da fare
“L’Autorità riconosce i passi in avanti compiuti per coniugare il progresso tecnologico con il rispetto dei diritti delle persone e auspica che la società prosegua lungo questo percorso di adeguamento alla normativa europea sulla protezione dati”, conclude la nota del Garante Privacy italiano.
“Auspica che OpenAI, nelle prossime settimane, ottemperi alle ulteriori richieste impartitele con lo stesso provvedimento dell’11 aprile con particolare riferimento all’implementazione di un sistema di verifica dell’età e alla pianificazione e realizzazione di una campagna di comunicazione finalizzata a informare tutti gli italiani di quanto accaduto e della possibilità di opporsi all’utilizzo dei propri dati personali ai fini dell’addestramento degli algoritmi”.
Già quell’auspica fa capire che non sarà un passaggio scontato. Al 30 maggio OpenAI dovrà comunicare come intende implementare l’age verification e poi implementarla entro settembre.
Un altro tema è quello del legittimo interesse, base giuridica scelta da OpenAI per poter continuare a lavorare. “L’alternativa sarebbe stato cancellare tutti i dati, ottenere consenso massivo per lo scraping dei dati personali e riallenare l’algoritmo…” dice Guido Scorza, del collegio del Garante a Cybersecurity360.it.
Insomma impossibile, ma ora spetterà al Garante la verifica di questa fondatezza della base giuridica.
L’Autorità proseguirà dunque nell’attività istruttoria avviata nei confronti di OpenAI e nel lavoro che porterà avanti la apposita task force costituita in seno al Comitato che riunisce le Autorità per la privacy dell’Unione europea.