Quando si verificano 921 attacchi al secondo alle password, è ora di trattare le credenziali dei dipendenti come un reale rischio operativo.
Oggi, gli aggressori assegnano alle password dei dipendenti lo stesso valore che un tempo riservavano alle credenziali degli utenti privilegiati. Perché? Perché oggi hanno accesso alle risorse sensibili.
Password compromesse: come scoprire se i nostri account sono ancora sicuri
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Proteggere le password: ecco perché
Secondo un’indagine condotta da CyberArk su 1.750 responsabili della sicurezza di dieci settori diversi, il 52% dei dipendenti ha accesso a dati aziendali sensibili. In alcuni ambiti, questa percentuale è ancora più alta:
- 6 su 10 (62%) nel settore dei media, del tempo libero e dell’intrattenimento, dove i dati possono includere le informazioni personali di milioni di abbonati;
- quasi due terzi (65%) nel settore sanitario, dove i dati possono includere informazioni relative a polizze di assicurazione sanitaria o cartelle cliniche.
Cosa può succedere se una singola app viene compromessa in uno dei due settori? Una fiducia minore, che può equivalere a una perdita di clienti, fatturato, quote di mercato e credibilità presso le autorità di regolamentazione.
Calcolato tutto questo, quello che allarma di più è ciò che si frappone tra queste risorse sensibili e gli aggressori che le prendono costantemente di mira:
- le password, che contribuiscono in modo determinante all’82% degli attacchi derivanti dall’elemento umano, che comprende i modi con cui i dipendenti creano, archiviano e condividono le credenziali;
- strumenti per la gestione delle password progettati per uso personale, che spesso finiscono per essere utilizzati da intere aziende, anche se in mancano generalmente anche dei controlli di sicurezza di base.
Se gli aggressori trattano le credenziali dei dipendenti come se fossero privilegiate, allora dovremmo farlo anche noi.
Comprendere le vulnerabilità delle password con una valutazione del rischio
I miei 25 anni di esperienza nelle Forze di Difesa Israeliane mi hanno insegnato quanto sia importante una valutazione strategica del rischio, che comprenda:
- i rischi da affrontare;
- le probabilità di attacchi;
- le lacune che rendono vulnerabile l’organizzazione.
Concentrandoci sulle password, partiamo da ciò che sappiamo.
Molte applicazioni di uso comune sono incompatibili con lo strumento di Single sign-on (SSO) e quindi non sono protette da esso e non utilizzano i moderni protocolli di identità. Tra queste ci sono le più diffuse applicazioni per la collaborazione virtuale, l’home banking e le spedizioni.
Sappiamo anche che i dipendenti spesso accedono a queste app non protette attraverso uno dei due metodi seguenti:
- password create con scarsa attenzione alla complessità o all’unicità, spesso memorizzate in documenti Excel salvati sugli endpoint e condivise con metodi non sicuri, come la posta elettronica;
- password memorizzate negli strumenti di livello consumer citati prima, che offrono un’interfaccia utente semplice, ma in genere non:
- forniscono controllo e visibilità su chi ha accesso a quali applicazioni;
- offrono funzionalità dettagliate di registrazione e reporting, limitando le capacità di auditing;
- impediscono ai dipendenti di salvare le password nei loro browser, un canale d’accesso fondamentale per gli aggressori che prendono di mira gli endpoint.
Ora è il momento di porsi delle domande di cui forse non sappiamo ancora la risposta, ma che alla fine forniranno dati utili per le decisioni strategiche.
- Nella nostra organizzazione, quali e quante sono le app che vivono al di fuori dell’SSO? Che tipo di dati contengono? Quali sono state approvate dall’IT e quali hanno aggirato le vostre policy?
- Chi utilizza queste app nella nostra forza lavoro: piccoli gruppi di dipendenti, intere unità aziendali o l’intera organizzazione?
- Per ognuna di queste app ad alto rischio, quali controlli e strumenti – se esistono – abbiamo in atto per non limitarci a gestirle, ma proteggerle?
Quattro modi per applicare controlli di sicurezza alle password
Con una valutazione delle vulnerabilità delle password basata sui dati, possiamo decidere quali controlli mettere in atto per mitigare i rischi per la nostra organizzazione.
Archiviazione e recupero delle password in base alla sicurezza
I team IT e di sicurezza possono ridurre i rischi legati a password altamente vulnerabili implementando un’archiviazione sicura e centralizzata per le credenziali dei dipendenti. Queste le funzioni chiave da ricercare:
- la possibilità di controllare centralmente le modalità di archiviazione, gestione e recupero di account e credenziali;
- la tranquillità di proteggere le password con la crittografia end-to-end in transito o a riposo;
- la flessibilità di ospitare le password in una posizione sicura nel cloud o in un vault self-hosted, a seconda delle esigenze dell’organizzazione.
Le imprese possono proteggere le credenziali dei dipendenti consentendo il recupero automatico e in tempo reale delle password dal cloud o dal caveau prescelto.
Ispirata ai controlli just-in-time tipicamente utilizzati dagli amministratori IT di tutto il mondo, questa funzionalità può aiutare i CIO, i CISO e i loro team a garantire che le password non vengano mai memorizzate localmente negli endpoint, riducendo così la superficie di attacco.
Condivisione sicura delle password e gestione degli account
Considerando le minacce di cui abbiamo parlato, è probabile che stiamo cercando un maggiore controllo sulle modalità di condivisione delle password da parte dei dipendenti.
Applicando un approccio di minimo privilegio, le aziende possono garantire che i dipendenti, ad esempio i responsabili delle linee di business, possano condividere le credenziali in modo sicuro senza rivelare i caratteri delle password.
Ecco i controlli chiave da adottare:
- Proteggere la privacy controllando chi può condividere, visualizzare e modificare le credenziali.
- Imporre limiti di tempo precisi per l’accesso di un utente a un’applicazione condivisa.
- Gestire il trasferimento della proprietà delle credenziali a nuovi utenti.
- Impedire agli utenti di salvare le password nei gestori di password integrati nei browser, riducendo il numero di account e di archivi di credenziali.
In un’epoca in cui il turnover della forza lavoro aumenta, questo livello di controllo è essenziale. Ad esempio, con strumenti automatizzati, è possibile trasferire la proprietà dell’account di un’applicazione senza perdere la catena di custodia quando il proprietario principale lascia l’organizzazione.
Esperienza utente protetta e senza attriti
L’86% dei responsabili della sicurezza ritiene che l’ottimizzazione dell’esperienza utente sia importante o molto importante per consentire il successo di Zero Trust attraverso gli strumenti di Identity and Access Management.
Partendo da questa prospettiva, le aziende possono trarre vantaggio dalle funzionalità di protezione delle password in grado di:
- integrarsi con le directory aziendali e i fornitori di identità di terze parti;
- sapere quando gli utenti inseriscono le credenziali nei moduli di login delle applicazioni web e offrire di salvarle in un caveau sicuro, oltre a compilare automaticamente i campi delle credenziali in casi futuri;
- generare automaticamente password forti, complesse e uniche per gli utenti, quando necessario.
Visibilità end-to-end per audit e reportistica
Un approccio di livello aziendale alla protezione delle password deve fornire visibilità in tempo reale sull’attività di accesso degli utenti.
Ma cosa succede alla visibilità dopo che un utente ha effettuato l’accesso? I controlli di sicurezza devono proseguire oltre il punto di autenticazione. Le aziende devono cercare un modo per richiedere un ulteriore livello di protezione che consenta loro di monitorare e registrare tutte le azioni che avvengono una volta che l’utente ha effettuato l’accesso.
Alla luce delle attuali esigenze di conformità, è importante garantire che tutte le registrazioni relative alle azioni ad alto rischio eseguite nelle app siano supportate da un audit trail completo.
Il risultato: la sicurezza dell’identità
L’82% dei responsabili delle decisioni in materia di sicurezza parte dall’assunto che si verifichi una violazione. Se siete tra questi, lo sapete: nessuna organizzazione è immune da violazioni o attacchi. Quindi, come parte della pianificazione strategica, è essenziale disporre di operazioni per affrontare le minacce nel momento in cui si materializzano.
Utilizzando le quattro best practice descritte in questo articolo, sarà possibile soddisfare l’urgente necessità di proteggere le credenziali dei dipendenti e di applicare una politica di password a livello aziendale. Sebbene le password siano oggi una realtà, è possibile costruire un futuro senza password, affinché il settore continui a innovare.
La sicurezza in azienda è una missione continua. Mentre si rafforzano le capacità di protezione delle password, si può puntare a un approccio olistico alla sicurezza delle identità che riunisca una serie di controlli e soluzioni.
Considerando quanto abbiamo appreso dalle recenti violazioni, ecco alcuni esempi di come una mentalità di Identity Security può aiutarci:
- Se disponiamo di una protezione delle password di livello aziendale, possiamo integrarla con un’autenticazione multifattore (MFA) adattiva che può elevare il livello delle richieste quando individua segnali di rischio.
- Se riteniamo che alcuni elementi della vostra forza lavoro, ad esempio i dipendenti che hanno accesso ai controlli del cloud, debbano superare l’MFA in ogni caso (tenendo presente l’affaticamento da MFA), possiamo richiedere fattori MFA a prova di phishing, come l’autenticazione con corrispondenza numerica.
- Se siamo preoccupati che gli aggressori possano rubare le credenziali nell’endpoint, possiamo stabilire controlli per garantire che gli utenti possano accedere agli ambienti critici solo da macchine fidate.
- Se stiamo lavorando per mettere in atto le soluzioni giuste, ricordiamo che è fondamentale avere anche le persone giuste. Dai CIO e CISO agli amministratori e ai team DevOps, tutti hanno un ruolo da svolgere.