Negli USA l’autorità FTC (Federal Trade Commission) sta valutando valuta se imporre a Meta il divieto di monetizzare i dati dei minori. “Ancora una volta”, afferma Marina Rita Carbone, consulente privacy, “Meta si trova al centro del dibattito per la violazione della normativa sulla privacy. La Federal Trade Commission lamenta, in particolare, che Meta stia traendo ingiusto profitto dai dati riferiti ai suoi utenti più giovani, mediante l’attuazione di politiche di advertising mirato particolarmente aggressive“.
La protezione dei minori è al centro di questo provvedimento. “Finalmente qualcuno se n’è accorto”, commenta Antonino Polimeni, avvocato: “Uno dei problemi principali della società digitale è proprio l’utilizzo dei social da parte di minori”.
Ma non è solo una questione di minori da tutelare. Dal DSA all’AI Act in Europa alla proposta di FTC negli Usa, cresce, infatti, la consapevolezza dei rischi derivanti dalle nuove tecnologie se by design non sono adeguate in conformità al rispetto dei diritti della persona, soprattutto nel caso degli utenti minorenni.
“Impedendo alle piattaforme la monetizzazione si vogliono raggiungere due diversi risultati”, prosegue Polimeni. Ecco quali.
Pubblicità mirata e minori: i paletti della nuova strategia Ue
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FTC potrebbe vietare a Meta di monetizzare i dati dei minori
Negli Stati Uniti la Federal Trade Commission punta il dito contro Meta di avere un approccio ingannevole, o quanto meno fuorviante, in tema di protezione dei bambini su Facebook. “Al fine di tutelare quanto più possibile i minori”, spiega Carbone, “la FTC ha quindi proposto l’imposizione di una serie di restrizioni sulla piattaforma, tra cui quella di attuare dei limiti alla monetizzazione dei dati dei bambini ed impedire che i dati degli stessi possano essere acquisiti da sviluppatori di app di terze parti”.
Facebook è infatti accusata di aver ingannato i genitori sul controllo nell’app Messenger Kids e sull’accesso ai dati privati degli utenti da parte degli sviluppatori di app. In violazione di un accordo sulla privacy datato 2019.
L’Autorità americana avanza dunque la proposta di potenziare la precedente intesa sulla privacy, fino a vietare a Meta di trarre profitto dai dati personali degli utenti minorenni. “Circostanza che comporterebbe un importante sacrificio economico per la società”, sottolinea Carbone, “il cui core business si basa proprio sul targeting dei propri utenti”.
Il divieto di monetizzazione permette di ottenere due diversi risultati. “Da una parte la perdita di interesse da parte dei social verso i minori”, spiega l’avvocato Polimeni, “che verrebbero dissuasi dal rendere appetibili i contenuti per questo target, dall’altra parte una maggiore attenzione al rispetto delle regole che in USA, così come in Europa, impediscono il trattamento dei dati di minorenni (in europa under 16)”.
FTC ha proposto modifiche, a partire dal divieto a Facebook di guadagnare con i dati raccolti sugli utenti minori, anche nel campo della realtà virtuale. Altre paletti potrebbero riguardare l’uso della tecnologia di riconoscimento facciale.
“Ovviamente il provvedimento andrebbe esteso anche alle altre piattaforme”, continua Polimeni: “In Europa, il GDPR stabilisce alcune disposizioni chiave riguardanti i minori e l’utilizzo dei social media. Questo, infatti, stabilisce che i minori al di sotto di una certa età richiedono il consenso dei genitori o dei tutori legali per utilizzare servizi online che richiedono il trattamento dei dati personali”.
“L’età del consenso varia tra i diversi Stati membri dell’UE, ma deve essere compresa tra 13 e 16 anni”, ricorda Polimeni: “Le aziende che offrono servizi online, come i social media, devono implementare meccanismi adeguati per verificare l’età degli utenti e ottenere il consenso dei genitori o dei tutori quando necessario. La domanda essenziale è: lo fanno? Sembrerebbe di no. Può un semplice modulo assolvere quest’obbligo?”, conclude Polimeni.
FTC in Usa e il DSA e AI Act in Europa: l’orizzonte è lo stesso, il diritto delle persone
C’è un parallelismo fra ciò che fa FTC negli Usa e il DSA e l’AI Act in Europa. “La proposta avanzata dalla Federal Trade Commission, criticata da Meta in quanto ‘politica'”, conclude Carbone, “rappresenta ad ogni modo l’ennesima conferma di come al centro della normativa privacy sia necessario porre l’interesse dei più fragili. Un’urgenza fatta propria anche dai regolatori europei, i quali, all’interno del Digital Services Act, sottolineano come l’accesso ad una piattaforma sia consentito ai minori soltanto a fronte dell’adozione di specifiche misure di sicurezza che li tutelino da dark patterns o da politiche di monetizzazione dei dati lesive per gli stessi”.
Il principio da seguire è il “best interest of the child” che, secondo il General Comment n. 25 (2 marzo 2021) del Comitato Onu, dispone e indica come i diritti dei minori, affermati nella Convenzione di New York del 1989 sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, debbano essere estesi e applicati nell’ambiente digitale.
Anche il Digital Services Act (DSA) interviene su minori e pubblicità, vietando per loro il targeting (personalizzazione).
E fa riferimento ai pericoli che emergono dalle nuove forme di pubblicità commerciale e dalle strategie di design persuasivo.
In generale, sia FTC negli Usa che il DSA e l’AI Act in Europa chiedono più consapevolezza dei rischi legati alle potenzialità lesive delle nuove tecnologie. Esse devono conformarsi in modo opportuno, fin dalla loro progettazione (by design), al rispetto dei diritti fondamentali della persona, soprattutto dei diritti dei minori. Non solo per evitare di veicolare attività illecite, ma anche proprio per tutelare i diritti fondamentali della persona.