Immancabile come ogni anno dal 2008 in poi, con l’unica eccezione del 2020, il Google I/O è il palcoscenico dal quale Big G presenta le novità hardware e software. Sul tappeto rosso hanno sfilato l’intelligenza artificiale, i dispositivi hardware ma anche sicurezza, privacy e riservatezza.
Le novità hanno lo scopo ultimo di proteggere gli utenti dai pericoli intrinseci della navigazione, fornendo loro maggiore trasparenza e controllo sull’uso dei dati personali. Tre grossi temi che Google affronta partendo dal proprio vasto mondo, orientandoli ai prodotti e ai servizi proprietari, Android incluso. Ed è proprio dal sistema operativo per dispositivi mobile che partono le nuove implementazioni.
Indice degli argomenti
Controllo dei dati
Android permette un maggiore controllo dei dati, lasciando all’utente la facoltà di permettere a qualsivoglia app di condividere informazioni, anche la propria posizione, a scopo pubblicitario. Jennifer Fitzpatrick, ai vertici del dipartimento Core Systems & Experiences di Big G, ha illustrato questa nuova funzionalità disponibile già dalle prime beta di Android 14 e che, rimanendo obiettivi, segna un passo avanti nella giusta direzione, così come la possibilità di eliminare i dati raccolti dalle app e da altri servizi Google, inclusa una procedura più semplice per eliminare un account utente.
Nel medesimo tempo, seppure limitatamente a chi ha un account Gmail negli Usa, Google sta estendendo il servizio che scandaglia il dark web alla ricerca di dati sensibili relativi agli utenti. Un progetto in fase di sviluppo le cui date di dispiego all’estero non sono ancora note.
Caching
L’approccio al controllo dei dati conduce alla cache, ai dati e le attività che le app e, i servizi Google, raccolgono e conservano e che gli utenti possono cancellare in modo più semplice. Google ha chiesto a tutti i produttori di applicazioni di rendere più accessibili le opzioni per la cancellazione delle cache.
Occorre una riflessione per approfondire la questione: quanto è lecito parlare di trasparenza se occorre l’intervento dell’utente per darle un corpo preciso? “La direttiva ePrivacy, e l’articolo 122 del Codice Privacy che la recepisce, da anni prevede che nessun dispositivo possa memorizzare o accedere a informazioni archiviate sul dispositivo dell’utente salvo che per finalità strettamente necessarie all’erogazione del servizio espressamente chiesto dall’utente. Le pronunce dell’Autorità hanno sempre confermato il principio dell’opt-in e la possibilità di esercitare l’opt-out in ogni momento e con modalità semplificate, anche in termini di autorizzazione a funzionalità aggiuntive del dispositivo; quindi, Google si limita a recepire un obbligo presente da anni. Non solo, ma il Digital Service Act prevede il diritto per gli utenti di avvalersi di fornitori di servizi terzi e di utilizzare credenziali diverse dall’account unico fornito dalla piattaforma, quindi credo che le novità vadano anche in tal senso”, spiega Anna Cataleta, avvocato e senior partner di P4I.
L’opt-in e l’opt-out sono argomento sul quale soffermarsi. Il primo è il modo nel quale clienti o utenti devono palesare la propria volontà di fare parte di qualcosa, per esempio aderire a un servizio, a una piattaforma o a una newsletter, mentre l’opt-out è la possibilità di escludersene. Ed è proprio in quest’ultimo ambito che Google si sta impegnando, chiedendo a chi sviluppa app e servizi di rendere più rapide, semplici da usare ed efficaci le opzioni di opt-out.
La protezione in tempo reale
Analisi dei contenuti delle risorse online, anche visivi. Questa, in sintesi, la strategia con cui Google vuole garantire una navigazione più sicura che ponga al riparo ogni utente a prescindere dall’età. Content Safety Api aumenta la propria capacità di segnalare materiale pedopornografico nei contenuti video e la funzione di informazioni sulle immagini aiuta a ricostruire la cronistoria delle fotografie, aiutando a capire quando e, da chi, è stata pubblicata per la prima volta, al fine di conferire maggiore affidabilità.
L’Intelligenza artificiale entra in modo sempre più cruciale nelle politiche di Mountain View, non a caso sono state introdotte dal Ceo, Sundar Pichai, proprio in apertura del Google I/O 2023.
La direzione giusta
Big G sembra imboccare la strada giusta soprattutto per ciò che riguarda privacy e riservatezza: “Le novità introdotte rappresentano un aumento della trasparenza nei confronti dell’utente che diviene consapevole della quantità di dati che i servizi installati raccolgono nelle nostre esistenze sempre connesse. Queste funzionalità non fanno altro che recepire il diritto di opposizione ai trattamenti di marketing e profilazione già presente sia nel GDPR, sia nella direttiva ePrivacy e rendere ancora più efficace la previsione del terzo paragrafo dell’articolo 7 GDPR che permette agli interessati di revocare il consenso con la stessa facilità con cui lo hanno prestato”, illustra Cataleta che conclude con un’osservazione di massima su un tema che può sembrare scontato ma, in realtà, è solo attuale.
Perché Big G sta, di propria spontanea volontà, permettendo agli utenti di avere un controllo avanzato sui dati che genera, ben sapendo che costituiscono parte del proprio core business? “In parte è costretta dalle normative che stanno cercando di costruire il Digital Single Market e dalle pronunce sanzionatorie delle varie Autorità (Privacy e Antitrust) che si sono succedute negli ultimi anni, in parte credo che gli OverTheTop (le Big Tech, ndr) abbiano bisogno di recuperare la fiducia da parte degli utenti che sono sempre più consapevoli del valore dei propri dati e vogliono averne il controllo”.