Nel 1989, Tim Berners-Lee e il suo team del CERN introdussero un’innovazione che avrebbe cambiato il mondo: il World Wide Web. Questa innovazione, nota semplicemente come Web, collegava il mondo intero attraverso una comunicazione quasi internazionale. Questo era il suo obiettivo principale: consentire ai ricercatori di diversi settori di comunicare tra loro e condividere istantaneamente le loro conoscenze.
Tuttavia, secondo Asma Mhalla, specialista di politica e geopolitica dell’economia digitale e docente a Sciences Po Paris e all’École Polytechnique (IP Paris), il cyberspazio ha subito un processo di militarizzazione: “È diventato un campo di battaglia per le lotte di potere tra le nazioni, e più precisamente tra blocchi ideologici distinti, portando a una rete globale fratturata”, afferma. “Come tale, si è formata la Splinternet“.
Così le armi cyber hanno stravolto le relazioni tra gli Stati
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Cos’è l’era splinternet
Il termine splinternet si riferisce al modo in cui Internet viene suddiviso, spezzettato, diviso, separato, bloccato, inscatolato o altrimenti segmentato.
Sia per gli Stati nazionali che per le aziende, è possibile ottenere denaro e controllo influenzando le informazioni a cui le persone possono accedere e condividere, nonché i costi che vengono pagati per questo accesso.
L’idea di una rete splinternet non è nuova, né lo è il problema. Ma i recenti sviluppi sono destinati a rafforzare la segmentazione e l’hanno riportata alla luce.
Per capire meglio cos’è Splinternet, è necessario comprendere cos’è il cyberspazio. Questo spazio è strutturato in tre macro-livelli interdipendenti. Il primo è il livello fisico e ruota attorno alle varie infrastrutture che permettono di creare questa rete di connettività: i centri dati, i server, i cavi e via dicendo. Il secondo è il livello logico: protocolli, linguaggi, sistemi informativi. E l’ultimo, il livello semantico o cognitivo, si riferisce a tutte le applicazioni a diretto contatto con l’utente.
Ad esempio, nel caso della guerra in Ucraina, la Russia sta attaccando l’infrastruttura (livello fisico) per tagliare fuori Internet, o almeno interromperla. L’associazione Netblocks accusa, inoltre, la Russia di aver reindirizzato la rete ucraina verso la propria rete, con l’obiettivo di recuperare i dati (livello logico).
Infine, l’influenza del Cremlino sulle applicazioni a diretto contatto con l’utente (livello semantico) gli permette di diffondere la sua propaganda e giustificare la sua invasione.
Splinternet, disinformazione e controllo degli utenti
Secondo questo esempio, è chiaro che Splinternet è già qui.
Molte nazioni hanno già una propria rete Internet. Queste sono ancora tecnicamente collegate al resto del World Wide Web, ma sono soggette a politiche, regolamenti e costi talmente diversi da risultare nettamente differenti per gli utenti.
La Cina è stato il primo Stato a lanciare questa frammentazione. È iniziata con l’implementazione del Great Firewall of China, volto a bloccare l’accesso a tutti i siti web che non supportano il Partito Comunista Cinese (PCC).
Pur non censurando l’intero Internet, il governo cinese è riuscito a stabilire un controllo pervasivo sui suoi contenuti.
Oggi, il PCC è riuscito a sviluppare un’Internet cinese, con i suoi tre macro-strati e la sua visione del mondo.
Tuttavia, la Cina non è l’unica potenza ad aver intrapreso un progetto di questa portata. Anche l’Iran ha sviluppato le proprie strutture per avere un Internet isolato dal mondo. E di recente anche la Russia sembra muoversi nella stessa direzione, con il governo del Cremlino che sta gradualmente sviluppando l’idea di sovranità informativa ed informatica, con una rete distaccata ed indipendente chiamata RuNet. Ciò si evince da diversi atti legislativi emanati dal Cremlino nell’ultimo decennio. La legge “Sulla creazione di un Internet sovrano “, adottata nel novembre 2019, è la più significativa per quanto riguarda Splinternet.
Tali attività sono parzialmente perpetrate anche da attività private. Nel 2021, Facebook ha chiuso i contenuti giornalistici australiani in segno di protesta contro il News Media Bargaining Code, portando a un potenziale cambiamento nel settore.
In precedenza, organizzazioni come Wikipedia e Google hanno protestato contro l’abolizione delle disposizioni sulla neutralità della rete negli Stati Uniti nel 2017, a seguito di campagne precedenti.
Facebook (ora noto come Meta) ha tentato di creare in India un internet walled garden chiamato Free Basics, che ha portato a una massiccia protesta per il controllo aziendale tra la fine del 2015 e l’inizio del 2016.
Oggi, le violazioni del diritto dell’UE da parte di Meta stanno mettendo a rischio il suo modello di business sul territorio.
L’evoluzione della minaccia informatica ci insegna come combatterla
La splinternet e i possibili scenari futuri
La sorveglianza non è l’unica barriera all’uso di Internet: le molestie, gli abusi, la censura, la tassazione, la tariffazione dell’accesso e simili controlli su Internet sono un problema importante in molti Paesi.
I controlli sui contenuti non violano le normi vigente nei paesi in cui vengono applicate correttamente.
Tuttavia, queste normative nazionali portano a una frammentazione dell’esperienza di Internet a seconda del Paese in cui ci si trova. Specialmente se tale paese presenta un regime autoritario.
Infatti, ogni singolo Paese ha fattori locali che modellano l’esperienza di internet, dalla lingua alle leggi, dalla cultura alla censura.
Sebbene si possa ovviare a questo problema con strumenti come le VPN (reti private virtuali) o il passaggio alle reti blockchain, in pratica si tratta di soluzioni individuali che solo una piccola percentuale di persone utilizza e non rappresentano una soluzione stabile.