I ricercatori di sicurezza hanno scoperto due applicazioni di file management su Google Play, chiamate File Recovery e Data Recovery, che complessivamente registrano 1,5 milioni di installazioni, in grado di sottrarre dati ed inviarli verso la Cina.
“La scoperta in oggetto non rappresenta un caso isolato“, commenta Pierluigi Paganini, analista di cyber security e CEO Cybhorus.
Ecco come mitigare il rischio.
Indice degli argomenti
App con oltre 1,5 milioni di installazioni inviano dati alla Cina
Le applicazioni raccolgono un eccesso di dati utente, ben oltre la soglia richiesta per espletare le funzionalità.
Le app, entrambe provenienti dallo stesso publisher, si possono lanciare senza alcuna interazione degli utenti, per rubare dati sensibili e inviarli ai server in Cina.
“Purtroppo negli scorsi anni sono state scoperte molteplici app malevole disponibili attraverso lo store ufficiale di Google”, mette in guardia Paganini, “a dimostrazione della necessità di raffinare i processi di analisi delle app in fase di pubblicazione e durante l’intero ciclo di vita all’interno degli store”.
I ricercatori di cyber security hanno identificato File Recovery e Data Recovery come “com.spot.music.filedate” sui dispositivi, con un milione di installazioni. File Manager ne conta 500 mila e sui device appare come “com.file.box.master.gkd”.
Dati esflitrati
Pradeo ha scoperto che le app mobili esfiltrano i seguenti dati:
- lista contatti dalla memoria dello smartphone;
- account di mail connesse e di social network;
- foto, audio, video;
- localizzazione in real-time user;
codice Paese; - nome del provider di rete;
- Network code della SIM;
- versione del sistema operativo;
- brand e modello del dispositivo.
Come proteggersi
I ricercatori hanno identificato le cyber minbacce grazie al motore di analisi comportamentale per le soluzioni di sicurezza di Pradeo e i loro stati descrittivi che non raccolgono dati dal dispositivo sulla sezione Data Safety nella loro entry di Google Play.
“La raccomandazione è quella di installare solo applicazioni che conosciamo, pubblicate da sviluppatori affidabili e soprattutto di cui abbiamo realmente bisogno”, conclude Paganini.