In mezzo al tumulto in corso in Russia, un’importante operazione di repressione delle forze di sicurezza federali ha preso di mira l’impero aziendale di Yevgeny Prigozhin, rappresentando una significativa sfida al lungo dominio di Vladimir Putin.
L’operazione, scatenata dalla rivolta dei mercenari del Gruppo Wagner, ha portato allo smantellamento della vasta rete aziendale di Prigozhin. Il governo russo ha focalizzato i suoi sforzi sui mezzi di comunicazione di Prigozhin, in particolare sul gruppo Patriot, che ha svolto un ruolo cruciale nella promozione del signore della guerra e nell’interferenza nelle elezioni all’estero.
Inoltre, ci sono segnali di un cambiamento di controllo sulla Internet Research Agency (IRA), una famigerata “fabbrica di troll” associata a Prigozhin.
Questi sviluppi segnano un cambiamento sismico nella dinamica di potere del panorama mediatico russo.
Fabbrica delle fake news: la trama del Cremlino dietro la disinformazione online
Indice degli argomenti
La campagna del governo russo contro la rete di Prigozhin
La repressione dell’impero mediatico di Prigozhin è iniziata con un raid presso una delle sue sedi principali a San Pietroburgo.
Personale di sicurezza mascherato ha fatto irruzione negli uffici del gruppo Patriot, sequestrando computer e documenti. Il raid ha scosso l’organizzazione, suscitando indignazione tra il personale che ha assistito all’ingresso forzato.
L’evento ha segnato l’inizio della campagna del governo per smantellare la vasta rete aziendale di Prigozhin, che si estende oltre le attività mercenarie nei settori dei media, della logistica, delle miniere, del cinema e della ristorazione.
Prigozhin, noto come “lo chef di Vladimir Putin”, ha goduto di un’influenza incontrollata per decenni fino a quando Putin lo ha accusato di tradimento, spingendo l’intervento dello Stato.
Il governo russo si è concentrato inizialmente sulla soppressione dei canali di comunicazione di Prigozhin.
Roskomnadzor, l’organismo di controllo delle informazioni del paese, ha prontamente bloccato l’accesso alla maggior parte dei mezzi di comunicazione collegati a Prigozhin, inclusi quelli gestiti dal gruppo Patriot. Di conseguenza, il direttore di Patriot ha annunciato la chiusura immediata delle attività mediatiche.
Questa mossa ha lasciato molti dipendenti senza lavoro, suscitando rabbia e incertezza tra il personale. Patriot era un organo ferventemente nazionalista e filo-Kremlin, strumentale nella promozione di Prigozhin e nell’attacco ai suoi avversari. Inoltre, ci sono segnali che il governo abbia preso il controllo della Internet Research Agency (IRA), nota per il suo coinvolgimento nell’interferenza nelle elezioni presidenziali degli Stati Uniti del 2016.
Gruppi di monitoraggio hanno osservato un cambiamento significativo nel comportamento dei troll affiliati all’IRA, suggerendo l’influenza del governo su questi.
Quale futuro per la “fabbrica di troll” russa
Gli sviluppi recenti hanno sollevato interrogativi sul futuro della famigerata “fabbrica di troll“, l’Internet Research Agency (IRA). La fabbrica è diventata nota nel 2013 quando è stata scoperta come un centro per post retribuiti sui social media finalizzati a influenzare l’opinione pubblica.
Sebbene Prigozhin inizialmente abbia negato ogni coinvolgimento con l’IRA, alla fine ha ammesso di aver fondato e gestito l’organizzazione.
La fabbrica di troll si è espansa nel corso degli anni, operando a livello internazionale e impiegando centinaia di persone. Il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha persino accusato l’azienda russa di interferire nelle elezioni presidenziali degli Stati Uniti del 2016.
Le attività della fabbrica di troll erano estremamente prolifiche, con decine di migliaia di commenti generati quotidianamente.
Il Dossier Center, un gruppo investigativo con sede a Londra, ha ottenuto documenti riservati provenienti dagli ambienti di Prigozhin, rivelando l’entità delle operazioni della fabbrica di troll.
È emerso che l’impero mediatico di Prigozhin aveva un budget mensile di circa 100 milioni di rubli (1 milione di euro/$1,1 milioni). La fabbrica impiegava sia scrittori per gli organi di informazione di Prigozhin che individui responsabili dei commenti sui social media.
Nonostante la repressione in corso, sono stati riportati cali nelle attività della fabbrica di troll, con la chiusura delle proprietà mediatiche di Prigozhin e le restrizioni imposte alla sua presenza online.
Tuttavia, esperti e osservatori rimangono scettici sulla completa dissoluzione della rete di troll. Mentre alcuni troll potrebbero essersi rivolti contro Prigozhin, i troll e i bot filo-Kremlin sono ancora attivi sui social media.
La battaglia contro le fake news non è ancora vinta
Di fatto, l’Unione Europea (UE) riconosce l’importanza dell’impero mediatico di Prigozhin, ma sottolinea la necessità di evitare celebrazioni premature sul declino delle attività di disinformazione e trolling.
Il portavoce dell’UE per gli affari esteri e la sicurezza, Peter Stano, sottolinea che il governo russo probabilmente continuerà a utilizzare tattiche di disinformazione attraverso mezzi e attori diversi.
L’impatto del crollo di Prigozhin sul panorama più ampio della disinformazione resta da vedere.
Inoltre, a seguito dell’ipotizzato tradimento di Prigozhin, il presidente Putin ha lasciato intendere un’imminente indagine sulle sue finanze.
Durante un evento militare, Putin ha rivelato che la compagnia di catering di Prigozhin, Concord, ha ricevuto quasi 2 miliardi di dollari in contratti militari insieme al Gruppo Wagner tra maggio 2022 e maggio 2023. Tuttavia, l’entità delle irregolarità finanziarie rimane incerta.
Mentre si smantella l’impero mediatico di Prigozhin e si affronta il suo presunto comportamento illecito, il governo russo sembra aver risparmiato alcune delle sue operazioni internazionali, in particolare quelle legate ai contratti minerari nella Repubblica Centrafricana.
Sergei Lavrov, ministro degli esteri russo, ha assicurato agli alleati africani che i combattenti di Wagner schierati nel continente non saranno ritirati, suggerendo l’importanza strategica delle attività di Prigozhin nella regione.
Crollo dell’impero mediatico di Prigozhin: ripercussioni
Il crollo dell’impero di Prigozhin ha ripercussioni al di là delle sue proprietà mediatiche. Le sue aziende erano responsabili dell’approvvigionamento di cibo e provviste per le città militari russe, nonché del catering per le basi militari in Armenia e Kirghizistan.
Le autorità russe devono ora affrontare la sfida di trasferire il controllo su queste catene di approvvigionamento senza interrompere le operazioni militari.
La complessità di questo compito è ulteriormente aggravata dalla rete opaca di Prigozhin e dalla necessità di mantenere servizi essenziali per le forze armate.
Nel frattempo, il luogo in cui si trova Prigozhin rimane avvolto nel mistero, con notizie contrastanti sulla sua presenza in Bielorussia e sui frequenti spostamenti tra Mosca e San Pietroburgo.
La repressione in corso dell’impero mediatico di Yevgeny Prigozhin e del Gruppo Wagner segna un momento cruciale nel panorama mediatico e nelle dinamiche di potere della Russia.
Lo smantellamento delle proprietà mediatiche di Prigozhin, compreso il gruppo Patriot e l’Internet Research Agency, riflette la determinazione del governo russo a limitare la sua influenza.
Mentre si svolgono indagini sulle finanze di Prigozhin, le ripercussioni si estendono oltre il settore dei media, influenzando la sua vasta gamma di attività.
Conclusioni
Il destino della “fabbrica di troll”, un tempo associata a Prigozhin, rimane incerto, con interrogativi sulla sua sopravvivenza o trasformazione.
Gli sviluppi in Russia sottolineano la natura in continua evoluzione delle campagne di disinformazione e propaganda, che richiedono una vigilanza e uno sforzo costanti per contrastare tali attività.