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Satelliti spia: la nuova frontiera della cyberwar e il rischio per la sicurezza nazionale



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L’evoluzione dei satelliti spia, che da strumenti di intelligence sono diventati potenziali bersagli di cyber attacchi, ha rappresentato una svolta epocale nella storia della sicurezza nazionale, tanto che la cyberwar nello spazio da tempo non è più fantascienza, ma una realtà del nostro presente. Gli scenari

Pubblicato il 19 giu 2024

Matteo Cuscusa

Offensive Tactics Advisor



viasat attacco cyber

Nell’agosto 1960, il satellite spia americano Discoverer 14, parte del programma segreto Corona, sorvolò l’Unione Sovietica, e le immagini catturate, recuperate in volo da un aereo appositamente attrezzato, rivelarono segreti militari di inestimabile valore, dando il via ad una nuova era per l’intelligence e segnando al contempo l’inizio della corsa agli armamenti nello spazio.

Oggi i satelliti spia hanno raggiunto un incredibile livello di sofisticazione e sono in grado di monitorare ogni angolo del globo, ma devono affrontare una nuova minaccia invisibile: gli attacchi informatici.

E le conseguenze potrebbero essere devastanti.

Satelliti spia: alle origini della cyberwar moderna

Durante la guerra fredda, secondo quanto indicato dal National Museum of the United States Air Force, gli Stati Uniti utilizzavano satelliti da ricognizione per fotografare l’evoluzione bellica dei propri avversari e soprattutto per ottenere i dati critici su possibili minacce nucleari.

Le fotocamere erano dotate di lunghi rotoli di pellicola fotosensibile per creare dei veri e propri negativi ed una volta che le capsule rientravano sulla terra, le immagini potevano essere sviluppate e studiate. Ovviamente in maniera asincrona e con delay significativi rispetto all’abitudine di istantaneità che caratterizza l’età dell’informazione in cui viviamo.

I satelliti, dopo il 1960, iniziarono a sostituire i sorvoli aerei, fornendo informazioni che non potevano essere raccolte in alcun altro modo. Informazioni necessarie ai diversi scopi delle nazioni coinvolte.

Cosa sappiamo della rete di satelliti spia di SpaceX

Secondo fonti Reuters, Space X, l’azienda aerospaziale capitanata da Elon Musk, starebbe costruendo una rete di satelliti spia per conto di una agenzia di intelligence statunitense: il progetto Starshield, gestito dalla divisione SpaceX dedicata alla sicurezza nazionale, per un valore di 1,8 miliardi di dollari.

La rete satellitare in fase di sviluppo, sebbene i dettagli siano assolutamente riservati, punta ad aumentare in maniera significativa le capacità degli Stati Uniti di sorvegliare i propri target.

Sempre secondo altre fonti Reuters,SpaceX avrebbe lanciato il primo lotto di satelliti spia costruiti per l’agenzia di intelligence statunitense National Reconnaissance Office (NRO) il 19 maggio 2024. Questa rete di satelliti, sviluppata in collaborazione con Northrop Grumman, prevede una serie di lanci fino al 2028 e, secondo SpaceNews, quadruplicherà il numero di orbiter gestiti da NRO, incrementando di dieci volte la mole di informazioni a disposizione dell’agenzia.

I satelliti spia sono sempre più sofisticati

La crescente militarizzazione dello spazio ha alimentato lo sviluppo di satelliti spia sempre più sofisticati, inizialmente concepiti come strumenti di sorveglianza ed intelligence, che sono rapidamente divenuti una componente essenziale delle strategie di difesa e deterrenza, nonché una delle chiavi cruciali per la stabilità geopolitica globale.

Il Bonn International Centre for Conflict Studies pubblica l’interessante indice GMI (Global Militarization Index – Bayer, M., & Hauk, S. (2023)), che mostra a livello globale quale sia l’indice di militarizzazione, confrontando la spesa militare di una nazione con il PIL e con la spesa per la sanità.

I dati del report 2023 mostrano come, anche se in alcuni paesi la militarizzazione sia leggermente in calo, l’accumulo militare stia aumentando in termini assoluti in tutto il mondo, con focus particolare relativamente ai sistemi di armi pesanti rispetto alla popolazione totale.

Citando il Global Militarisazion Index 2023, “Le oltre 410.000 armi pesanti presenti nel 2022 nei paesi coperti dal GMI rappresentano un aumento di quasi 13.000 sistemi, ovvero di oltre il tre per cento rispetto all’anno precedente.

Lo spazio post-sovietico è il focus regionale della seconda parte del GMI 2023”. L’Italia (GMI moderato – posizione 65 al mondo), insieme a Ucraina, Togo, Niger, Etiopia, Burkina Faso, Serbia, Guinea, Lituania e Grecia, segue un interessante trend elevato in militarizzazione, con un Delta-GMI compreso tra 5 e 10.

Il ruolo dei satelliti spia nell’instabilità globale

L’evoluzione dei satelliti spia è intrinsecamente connessa ai dati del GMI, evidenziando un circolo vizioso che alimenta corsa agli armamenti e spese militari. I satelliti spia possono infatti essere uno fra i catalizzatori della militarizzazione e della instabilità a livello globale:

  1. I reconnaissance satellite sono oggi in grado di fornire dati in tempo reale sulle attività militari dei potenziali rivali, spingendo ad investire sempre più in questo tipo di tecnologie.
  2. Le informazioni raccolte permettono una valutazione discretamente precisa della portata delle forze militari nemiche, spingendo i vari paesi ad una corsa a colmare il divario tecnologico e militare percepito.
  3. L’aumento delle spese militari e la corsa agli armamenti, alimentati dalle informazioni ottenute dai satelliti spia, soprattutto in aree ad alta tensione, aumenta il rischio di instabilità regionale, come i dati del GMI evidenziano nello spazio post-sovietico.

Il numero esatto di satelliti in orbita è molto difficile da determinare, a causa della segretezza che circonda le operazioni militari e di intelligence: tuttavia, si stima si tratti di alcune migliaia, una parte significativa dedicata a scopi di ricognizione e sorveglianza.

Le stime 2024 suggeriscono che:

  1. gli Stati Uniti abbiano il maggior numero di satelliti, circa 2.926;
  2. la Cina abbia circa 493 satelliti;
  3. il Regno Unito abbia circa 450 satelliti;
  4. la Russia utilizzi circa 167 satelliti;
  5. 105 nazioni utilizzino satelliti di qualche natura;
  6. sia impossibile determinare quali satelliti siano utilizzati per scopi militari e quali per scopi civili, in quanto molto spesso il medesimo orbiter ha più ragioni di essere.

La cyber security dei satelliti spia

La cyber security dei satelliti spia si inserisce in questo contesto, aggiungendo un ulteriore livello di complessità e rischio alla militarizzazione dello spazio, aprendo la strada a nuove vulnerabilità e minacce.

Il cyber space come teatro di guerra è divenuto da tempo un concetto sempre più concreto, dando una nuova dimensione al conflitto e portando gli attacchi informatici ad avere un impatto reale nonostante la propria natura virtuale; pensiamo alle influenze sulle elezioni, alla paralisi di servizi essenziali ed ai sempre più comuni danni all’economia.

Sebbene non esista ancora una definizione univoca di guerra cibernetica e soprattutto di che cosa costituisca un atto di guerra nel cyber spazio, gli stati investono in maniera sempre più significativa in strategie di deterrenza in questo nuovo dominio.

Gli attacchi informatici ai satelliti spia possono avere chiaramente conseguenze devastanti, paragonabili a quelle di un conflitto tradizionale, in quanto la perdita di un satellite potrebbe compromettere la capacità di una nazione di raccogliere informazioni vitali, mettendo a repentaglio la propria sicurezza nazionale e, conseguentemente, attivando una risposta.

L’articolo “Cyberattacks on Satellites” della London School of Economics (LSE) delinea la crescente minaccia di attacchi informatici che prendono di mira i satelliti, sia militari che commerciali. I punti chiave sono riassumibili come segue:

  1. Vulnerabilità nella tecnologia satellitare: molti componenti dei satelliti utilizzano tecnologia standard e software open source, che possono essere chiaramente sfruttati dai cyber criminali a causa di vulnerabilità note.
  2. Rischi causati dalle stazioni di controllo presenti a terra: le ground station che controllano i satelliti spesso funzionano con software potenzialmente vulnerabile, suscettibile ai classici attacchi informatici.
  3. Impatto sui satelliti commerciali: sebbene ci sia un grande focus sugli attacchi cibernetici ai satelliti militari, tale attenzione non è così elevata per i satelliti commerciali, che forniscono servizi parimenti essenziali e che, messi offline, avrebbero un impatto tangibile e reale sulla vita di ognuno di noi.

Le armi moderne e i sistemi di navigazione satellitari

In questo scenario, è cruciale sottolineare come le armi moderne dipendano sempre più da sistemi di navigazione satellitare accurati, come confermato da numerosi comandanti militari di alto livello, e a questa dipendenza si aggiunge la crescente necessità di ampia banda per l’utilizzo massiccio di droni.

Non sorprende, quindi, che le tattiche militari si stiano evolvendo verso scenari di guerra che prevedono un utilizzo limitato di dati provenienti dallo spazio, come dimostrano le frequenti esercitazioni su larga scala con capacità GPS degradate.

Diviene sempre più evidente come le nazioni stiano esplorando metodologie di guerra elettronica per limitare e ostacolare la raccolta di informazioni sensibili da parte dei satelliti nemici. Effettuare un attacco informatico potrebbe essere un’opzione più veloce ed economica, nonché meno tracciabile, rispetto ad utilizzare le cosiddette armi ASAT (Anti Satellite Capabilities).

Mentre i satelliti militari vengono progettati ponendo la sicurezza come priorità assoluta, i satelliti puramente commerciali spesso non godono della stessa attenzione.

Secondo la LSE ciò rende questi orbiter più vulnerabili è la mancanza di security awareness e il fatto che vengono costruiti in modo da contenere i già significativi costi.

Tuttavia, gli impatti di un attacco a satelliti commerciali potrebbero avere conseguenze altrettanto devastanti rispetto a quello che accadrebbe in caso di compromissione di satelliti militari.

In caso di attacchi cibernetici, l’assenza di sistemi di navigazione attivi a livello globale potrebbe impattare sia in ambito aviazione, trasporto marittimo e trasporto terrestre.

L’effetto economico più significativo emergerebbe dalla indisponibilità dei cosiddetti timestamp: la sincronizzazione in maniera precisa del tempo ed il coordinamento della frequenza sono utilizzati nella maggior parte delle trasmissioni e telecomunicazioni.

L’intero sistema finanziario, basato su questi timestamp, crollerebbe nel giro di poche ore.

Le conseguenze di uno spegnimento dei sistemi satellitari

LSE fornisce una tabella significativa, da cui possiamo estrapolare alcuni esempi relativi alle conseguenze più immediate di uno spegnimento completo dei sistemi satellitari:

T0: fermo immediato di tutti gli aerei, treni e traffico bloccato – ritardo negli interventi dei mezzi di emergenza e stop di tutti gli ATM.

  1. T + 11 ore: cessazione di eventuali allarmi di preallerta per i disastri naturali;
  2. T + 2 giorni: fermo delle transazioni finanziarie e della produzione di energia;
  3. T + 3 giorni: blackout elettrici;
  4. T + 1 settimana: lento collasso economico.

Si stima che sarebbero necessari, a livello globale, tre mesi per iniziare il ripristino della griglia satellitare a livello militare e 12 mesi a livello civile. Gli esperti valutano un collasso di tutti i sistemi satellitari improbabile, ma possibile, e tradizionalmente le principali cause si ritenevano poter essere una tempesta solare di dimensioni catastrofiche o una reazione a catena dovuta a detriti spaziali.

A oggi, si concorda come la maggiore preoccupazione derivi invece dai potenziali attacchi informatici ai satelliti.

Principali tipologie di attacchi ai satellire

Le principali tipologie di cyber attack agli orbiter possono essere catalogate come segue:

  1. Jamming: tecnica che sfrutta l’invio di segnali radio per interferire con le comunicazioni del satellite, rendendo inservibile il segnale legittimo. L’obiettivo è quello di impedire il controllo dello strumento da parte della stazione di terra.
  2. Spoofing: attacco che mira ad alterare le funzioni del satellite manipolando i sistemi di navigazione o inviando comandi non corretti. Le conseguenze possono essere catastrofiche sia per il satellite che per tutti gli altri device in orbita nelle vicinanze.
  3. Malware: attacco che punta a compromettere i sistemi di controllo alterando i dati raccolti, modificando i parametri di funzionamento o disattivando i sistemi di sicurezza. Prendere il controllo completo del satellite può trasformarlo in un’arma nelle mani degli avversari.
  4. Ransomware: tecnica che prevede la crittografia dei dati presenti sul satellite stesso e la richiesta di un riscatto, paralizzando nel frattempo tutte le comunicazioni.
  5. Attacchi DDoS: tecnica che mira a sovraccaricare il satellite con un flusso massiccio di dati provenienti da molteplici fonti, con lo scopo di impedire il corretto funzionamento del satellite stesso, come ad esempio dei sistemi di comunicazione o trasmissione dati.
  6. Attacchi alla supply chain: tecnica che mira a compromettere i sistemi di fornitori e partner coinvolti nella progettazione, sviluppo e delivery del satellite. I cyber criminali possono ad esempio compromettere anelli della catena di fornitura per creare ed implementare eventuali backdoor che possono passare inosservate per lungo tempo, ottenendo quindi accesso ai sistemi di controllo.

Un attacco informatico andato a buon fine contro i satelliti spia potrebbe quindi scatenare una serie di conseguenze devastanti che andrebbero ben oltre la ovvia perdita di informazioni sensibili o la compromissione delle capacità di monitoraggio delle attività delle potenze nemiche: interferire con il controllo di un orbiter potrebbe distruggere operazioni in corso e mettere a rischio la vita dei soldati e dei civili.

I rischi cyber di un attacco ai satelliti spia

Rischio fondamentale e da non sottovalutare è la manipolazione delle informazioni di intelligence. Un attaccante, avuto accesso al satellite, potrebbe alterare i dati in esso contenuto, che potrebbero essere interpretati in modo da dare risultati falsi e fuorvianti.

Pensiamo alle conseguenze catastrofiche di decisioni politiche e militari basate su dati errati e alle successive escalation: scenari apocalittici che porterebbero alla perdita di fiducia a livello globale, destabilizzando gli equilibri geopolitici e aumentando il rischio di ulteriori conflitti.

La crescente militarizzazione dello spazio e la minaccia di attacchi informatici, potenziati dallo sviluppo e dalla integrazione dell’intelligenza artificiale, sollevano anche importanti questioni etiche, in quanto l’uso di armi cibernetiche, rese ancora più autonome e sofisticate, contro infrastrutture spaziali, anche se militari, può sollevare dubbi sulla proporzionalità della risposta e sul rischio di ingenti danni collaterali ai sistemi civili.

Un attacco informatico ad un satellite spia, come già evidenziato, potrebbe interrompere servizi essenziali come telecomunicazioni, navigazione GPS e previsioni meteorologiche, con gravissime conseguenze per la popolazione civile.

Inoltre, l’utilizzo dei satelliti come strumenti indiretti di guerra, in congiunzione allo sviluppo dei cosiddetti sistemi di arma autonomi letali (LAWS), basati sull’AI, solleva gravissime preoccupazioni.

I LAWS sono in grado di selezionare ed ingaggiare obiettivi senza intervento umano diretto, ponendo interrogativi sulla responsabilità in caso di errori o violazioni del diritto internazionale, nonché sulla possibilità che l’AI prenda decisioni discriminatorie o sproporzionate, soprattutto per il fatto che l’assenza di una chiara regolamentazione internazionale sulla cyberwar, sull’uso dell’AI nei sistemi d’arma, e sull’uso dei sistemi di armi autonomi, crea un vuoto giuridico (e morale) che rende difficile stabilire cosa sia lecito e cosa non lo sia in questo nuovo campo di battaglia.

L’applicazione del diritto internazionale ai conflitti nello spazio costituisce una sfida estremamente complessa in quanto molte delle norme esistenti sono state concepite per un contesto terrestre, mettendo quindi la comunità internazionale di fronte ad un dilemma etico di difficile risoluzione: come sarebbe possibile bilanciare la necessità di proteggere la sicurezza nazionale con il rispetto del diritto internazionale, la tutela dei beni globali comuni ed il controllo etico dell’uso delle tecnologie emergenti, inclusa l’intelligenza artificiale?

Conclusioni

L’evoluzione dei satelliti spia, che da strumenti di intelligence sono diventati potenziali bersagli di cyber attacchi, ha rappresentato una svolta epocale nella storia della sicurezza nazionale.

Ad oggi, come contraltare, la crescente dipendenza da queste tecnologie, fortemente alimentata da interessi geopolitici e dalla promessa di una maggiore sicurezza (Those who would give up essential Liberty, to purchase a little temporary Safety, deserve neither Liberty nor Safety – Reply to the Governor alla Pennsylvania Assembly 11 novembre 1755, ndr), solleva interrogativi cruciali sul futuro della sorveglianza globale e sulla fragilità dei sistemi che la sostengono. I satelliti spia rappresentano un’arma a doppio taglio: le vulnerabilità agli attacchi informatici che li caratterizzano, sempre più sofisticati e complessi da contrastare, mettono a rischio sia la sicurezza delle nazioni che la stabilità dell’intero mondo.

La corsa allo sviluppo di nuove tecnologie, sempre guidata da interessi economici e politici, rischia ancora una volta di mettere in secondo piano la sicurezza, creando nuovamente un circolo vizioso in cui l’aumento di sorveglianza, di intelligence e di informazioni genera nuove vulnerabilità, nuove minacce e nuove sfide che ognuno di noi, volente o nolente, sarà tenuto ad affrontare in prima persona.

L’intelligenza artificiale, che è già parte integrante di questi sistemi satellitari ed è ampiamente implementata anche nei device che ad essi sono strettamente correlati, potrebbe essere un potente alleato nella difesa ma rischia di divenire anche uno strumento di controllo e manipolazione, alimentando un clima di sospetto e sfiducia.

Essenziale è che la comunità internazionale affronti in concerto questa sfida, con un approccio che tenga conto sia della sicurezza, sia del diritto alla privacy e alla libertà individuale. Investendo in sicurezza informatica, promuovendo una regolamentazione internazionale trasparente ed etica e sviluppando tecnologie di difesa a misura d’uomo, per garantire a tutti noi che l’innovazione non si trasformi in una ombra lunga che oscuri i nostri diritti e le nostre libertà. La cyberwar nello spazio da tempo non è più fantascienza, ma una realtà del nostro presente.

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