INFRASTRUTTURE CRITICHE

Cavi sottomarini, nuovo obiettivo cyber mondiale: il ruolo oscuro di Cina e Russia



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I cavi sottomarini sono diventati tra le infrastrutture critiche più a rischio spionaggio e sabotaggio: trasportando la totalità del traffico dati internet mondiale, la loro sicurezza è diventata prioritaria per i governi occidentali a causa dei diversi incidenti e/o attacchi che si sono verificati negli ultimi tempi

Pubblicato il 22 lug 2024

Marco Santarelli

Investigative Analysis Government Entities, Advisory Information Security and Terrorism, Semiotics and Intelligence Professor



Cavi sottomarini obiettivo cyber Cina e Russia

La vulnerabilità dei cavi sottomarini, che trasportano la quasi totalità dei dati digitali internazionali, è oggetto di discussione da diversi anni e la Russia già ha dimostrato in più occasioni un forte interesse nei confronti di queste infrastrutture critiche.

Nel 2017 la NATO ha iniziato a notare un’attività sottomarina russa mai vista in prossimità dei propri cavi sottomarini; così come l’MI6, il Secret Intelligence Service del ministero degli esteri inglese, che ha affrontato i misteriosi sabotaggi ai cavi sottomarini degli ultimi tempi, dal Mare del Nord al Mediterraneo, in un dossier riservatissimo.

Cavi sottomarini: il nuovo obiettivo mondiale

Il governo britannico ha anche coinvolto qualche tempo fa il think-tank di Cambridge RAND Europe in una ricerca sulle infrastrutture critiche sottomarine sulle mappe disponibili dei cavi di Internet e dell’elettricità.

Nel condurre questa ricerca, la responsabile del progetto, Ruth Harris, si è resa conto che erano emersi diversi dettagli sensibili che Russia o altri avversari del Regno Unito potevamo sfruttare a loro vantaggio, anche perché nel team di ricerca erano presenti esperti provenienti da più parti d’Europa.

I diversi “incidenti” che si sono verificati negli ultimi tempi hanno portato i governi occidentali ad alzare il livello d’attenzione sui cavi sottomarini, in quanto sono sempre più obiettivi di sabotaggio e spionaggio, con la conseguente compromissione delle comunicazioni sottomarine, fondamentali in caso di crisi o conflitto bellico o anche per intercettare segreti in tempo di pace.

Se si tratta di incidente o di sabotaggio, è difficile stabilirlo. Un esempio ce lo fornisce il caso del danneggiamento del gasdotto Balticonnector e di un cavo vicino nel Golfo di Finlandia nell’ottobre 2023.

All’inizio si sospettava che si fosse trattato di un sabotaggio da parte della Newnew Polar Bear, nave portacontainer cinese che aveva scambiato l’equipaggio a Kaliningrad, exclave russa, e poi si era presentata ad Archangel senza ancora.

Nove mesi dopo, invece, le autorità finlandesi, nonostante altri funzionari occidentali continuino a sospettare ancora oggi che ci sia stata un’azione illecita per mano russa, hanno dichiarato l’accaduto un incidente vero e proprio.

A rischio non solo i cavi europei

Come già anticipato, già da qualche anno la NATO ha notato un’attività sempre più intensa da parte della Russia, attraverso la GUGI, l’unità segreta russa che opera con sottomarini e droni navali in acque profonde, e dal rapporto pubblicato a febbraio da Policy Exchange, think-tank di Londra, è emerso che dal 2021 nella regione euro-atlantica si sono verificati otto incidenti di tagli di cavi “non attribuiti ma sospetti” e più di 70 avvistamenti di navi russe vicino alle infrastrutture critiche marittime che si comportavano in maniera anomala.

In questo report, l’intelligence norvegese ha affermato che la Russia ha anche mappato per anni le infrastrutture critiche del petrolio e del gas del Paese e continua ancora adesso, sia fisicamente che nel dominio digitale.

Tuttavia, la minaccia che incombe sui cavi sottomarini non interessa solo il territorio europeo. Infatti, lo scorso febbraio sono stati danneggiati tre cavi sottomarini che attraversano il Mar Rosso, con la conseguente interruzione della connessione Internet in tutta l’Africa per più di tre mesi.

La causa di questo danneggiamento sembra essere stata un attacco missilistico alla Rubymar, una nave per la produzione di fertilizzanti, da parte degli Houthi, un gruppo di ribelli dello Yemen che ha minacciato la navigazione in solidarietà con Hamas a Gaza.

Nell’affondare a seguito dell’attacco, la Rubymar potrebbe aver colpito e tagliato i cavi sottostanti.

Un mese dopo circa tutta l’Africa occidentale è stata interessata da un’interruzione simile a seguito del danneggiamento di un sistema di cavi al largo della Costa d’Avorio, probabilmente dovuto all’attività sismica sul fondale marino.

I timori sulla sicurezza dei cavi sottomarini da parte degli USA interessano anche quelli che si trovano sui fondali asiatici, che potrebbero subire attacchi da parte della Cina.

Nel caso, per esempio, di Taiwan, le sue comunicazioni internazionali dipendono fortemente dai cavi sottomarini e in caso di guerra, secondo Elsa Kania del think-tank Centre for a New American Security (CNAS), l’Esercito Popolare di Liberazione cinese cercherebbe di imporre un “blocco informativo” sull’isola attraverso il taglio dei cavi sottomarini.

A febbraio 2023, infatti, una nave da carico e un peschereccio cinesi sono stati sospettati di aver tagliato i due cavi che servono Matsu, un’isola periferica di Taiwan, a distanza di sei giorni l’uno dall’altro, interrompendo la sua connettività per più di 50 giorni. Anche in questo caso mancano prove concrete sulle reali responsabilità dell’accaduto.

Cosa succede in caso di taglio dei cavi

Come affermato da Richard Aldrich e Athina Karatzogianni, storici dell’intelligence, tagliare i cavi sottomarini è “il modo migliore per distruggere la flotta di droni degli Stati Uniti o per minare il sistema di intelligence Five Eyes, che dipende in larga misura dalla sorveglianza di Internet”.

In caso di taglio, la riparazione è sempre complessa e si può protrarre per mesi. Come osserva lo studioso di cavi sottomarini Evan D’Alessandro del King’s College London, nel mondo ci sono circa sessanta navi per le riparazioni e molte non sono né americane, né dei suoi alleati.

Durante la Prima e la Seconda guerra mondiale, le navi per la riparazione dei cavi dovevano essere scortate da navi da guerra e in caso di una guerra nel Pacifico, America e marine alleate avrebbero poche navi di riserva per questo compito.

Il Pentagono, per questo, nel 2021 ha istituito una Flotta di sicurezza via cavo in cui gli operatori di navi via cavo americane e con equipaggio ricevono uno stipendio annuale di 5 milioni di dollari in cambio di un preavviso di 24 ore in caso di crisi e della disponibilità a prestare servizio in tempo di guerra.

Lo spionaggio “sottomarino”

Alla minaccia di sabotaggio dei cavi sottomarini si affianca quella dello spionaggio, che gli Americani e i suoi alleati conoscono bene in quanto per decenni hanno sfruttato le infrastrutture sui fondali marini a questo scopo.

Già negli Anni 70 gli USA hanno condotto diverse operazioni di spionaggio per intercettare i cavi militari sovietici utilizzando sottomarini appositi per posizionare e recuperare dispositivi sul fondale marino e ovviamente, con l’avvento di Internet, c’è stata un’evoluzione anche nello spionaggio subacqueo.

Il timore dello spionaggio cinese è uno dei motivi per cui l’America si è interessata così tanto all’infrastruttura di cavi asiatica in rapida crescita.

Tra il 2010 e il 2023, nella regione sono stati posati circa 140 nuovi cavi, rispetto ai soli 77 dell’Europa occidentale, facendo della Cina un attore importante in questa corsa ai cavi attraverso HMN Technologies, un’azienda precedentemente nota come Huawei Marine Networks, che ha posato oltre 94.000 km di cavi in 134 progetti.

Nel 2020 l’America, allarmata da questa tendenza, ha bloccato il coinvolgimento di HMN in un cavo da 600 milioni di dollari proposto da Singapore alla Francia, passando per l’India e il Mar Rosso, noto come SeaMeWe-6, offrendo sovvenzioni a società concorrenti e minacciando sanzioni a HMN, che avrebbero impedito alle aziende americane di utilizzare il cavo.

Anche gli alleati americani hanno cercato di arginare l’espansione della Cina nel mondo dei cavi sottomarini per gli stessi timori, basti pensare al governo australiano, che nel 2017 ha contrastato la volontà della Cina di collegare l’Australia alle Isole Salomone nel Pacifico Meridionale, coinvolgendo l’azienda finlandese Nokia in un progetto alternativo.

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