INTELLIGENZA ARTIFICIALE

OpenAI e Anthropic si aprono all’US AI Safety Institute: impatti per lo sviluppo sicuro dell’AI



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L’US AI Safety Institute potrà accedere in anticipo ai modelli di intelligenza artificiale sviluppati da OpenAI e Anthropic per valutarne le capacità e identificare potenziali rischi. Un accordo che potrebbe prefigurare un modello di regolamentazione meno rigoroso di quello UE, ma mirato a bilanciare innovazione e sicurezza. Il punto

Pubblicato il 2 set 2024

Francesca Niola

Ph.D Researcher, Sapienza Università di Roma – Fellow ISLC, Università di Milano



OpenAI e Anthropic si aprono all’USAISI

L’US AI Safety Institute ha recentemente stretto un accordo di collaborazione con OpenAI e Anthropic, che consente all’istituto di accedere in anticipo ai nuovi modelli di intelligenza artificiale sviluppati da queste aziende.

Questo passo è di particolare rilievo perché segna l’inizio di una nuova fase nella regolamentazione della sicurezza dell’intelligenza artificiale negli Stati Uniti, con l’obiettivo di analizzare e mitigare i rischi associati a queste tecnologie avanzate.

L’accordo prevede che l’US AI Safety Institute, parte del National Institute of Standards and Technology (NIST), collabori direttamente con OpenAI e Anthropic per valutare le capacità dei loro modelli AI e identificare potenziali rischi per la sicurezza prima che questi siano rilasciati al pubblico.

Questo tipo di accesso privilegiato non solo permetterà un monitoraggio più rigoroso, ma rappresenta anche un tentativo di pre-emptare i rischi attraverso un coinvolgimento diretto del governo nella fase di sviluppo delle tecnologie.

Un accordo che contrasta con l’approccio UE

Questa mossa si inserisce in un contesto più ampio di crescenti movimenti globali riguardo alla sicurezza dell’AI e contrasta con l’approccio adottato dall’Unione Europea.

Infatti, mentre gli Stati Uniti sembrano puntare su una regolamentazione basata su partnership pubblico-private, l’Unione Europea sta optando per un quadro normativo più stringente con l’introduzione dell’AI Act. Questo regolamento impone requisiti legali vincolanti per garantire la trasparenza e la sicurezza, differenziandosi notevolmente dall’approccio statunitense più flessibile e adattabile.

L’accordo tra l’USAISI, OpenAI e Anthropic potrebbe quindi prefigurare un modello di regolamentazione che, sebbene meno rigoroso di quello europeo, mira a bilanciare innovazione e sicurezza attraverso una stretta cooperazione tra settore pubblico e privato.

Le implicazioni di questa scelta saranno centrali per il futuro della regolamentazione dell’AI, sia negli Stati Uniti che a livello globale, e potrebbero portare a una maggiore divergenza normativa tra le due sponde dell’Atlantico.

Mitigare i rischi dell’AI con una regolamentazione volontaria

Il quadro normativo statunitense relativo alla sicurezza dell’intelligenza artificiale (AI) si caratterizza per un approccio che privilegia la cooperazione tra enti pubblici e settore privato, in assenza di vincoli giuridici stringenti.

Gli accordi siglati tra l’US AI Safety Institute (USAISI), OpenAI e Anthropic rappresentano un esempio emblematico di questa tendenza, mirante a valutare e mitigare i rischi legati ai modelli di AI attraverso un sistema di regolamentazione volontaria.

I memorandum d’intesa firmati con OpenAI e Anthropic costituiscono un framework che consente all’USAISI di accedere anticipatamente ai modelli di AI, al fine di effettuare test di sicurezza e valutazioni sui rischi prima della loro pubblicazione.

Questo processo si basa sull’adozione di standard tecnici e best practice sviluppati congiuntamente dalle aziende e dal governo, il che evidenzia un tentativo di bilanciare innovazione e sicurezza attraverso un dialogo continuo tra le parti.

Interrogativi su un controllo effettivo e rigoroso dei rischi emergenti

Tuttavia, tale modello, pur offrendo un certo grado di flessibilità e favorendo la rapidità nello sviluppo tecnologico, solleva importanti interrogativi sulla sua capacità di garantire un controllo effettivo e rigoroso dei rischi emergenti.

Uno dei limiti principali di questo approccio volontario risiede nell’assenza di obblighi legali vincolanti che potrebbero imporre standard uniformi e sanzioni in caso di non conformità.

La dipendenza da accordi basati sulla collaborazione e sulla buona fede delle parti coinvolte lascia spazio a margini di discrezionalità che, in un contesto dominato da forti interessi economici, potrebbero compromettere l’efficacia delle misure di sicurezza.

Le aziende, infatti, potrebbero essere incentivate a minimizzare i rischi per accelerare l’introduzione dei loro prodotti sul mercato, contando su una regolamentazione meno invasiva e più permissiva rispetto a quella imposta da normative giuridicamente vincolanti.

Divergenze normative: sfida importante per le aziende AI

La divergenza normativa tra l’approccio statunitense e quello europeo nella regolamentazione dell’intelligenza artificiale (AI) crea sfide considerevoli per le aziende globali come OpenAI e Anthropic.

Operare simultaneamente in entrambe le giurisdizioni significa dover affrontare due regimi regolatori che non solo differiscono nei requisiti specifici, ma spesso impongono obblighi che possono essere addirittura contrastanti.

Da un lato, negli Stati Uniti, l’approccio è più flessibile e orientato al mercato, con un’enfasi sulla collaborazione tra settore privato e pubblico attraverso accordi volontari e standard tecnici che, sebbene sviluppati congiuntamente, non hanno lo stesso peso vincolante di una legge formale. Questo tipo di regolamentazione permette alle aziende di innovare più rapidamente, riducendo i costi di conformità e accelerando il time-to-market dei nuovi prodotti.

Tuttavia, la mancanza di vincoli stringenti può lasciare lacune nel controllo dei rischi, che potrebbero non essere sufficientemente mitigati fino a quando non emergono incidenti o problematiche.

Dall’altro lato, l’Unione Europea, attraverso l’AI Act, impone un regime normativo molto più rigido e preventivo. Le aziende devono non solo dimostrare la conformità a standard elevati di trasparenza, sicurezza e protezione dei dati, ma anche fornire prove documentali e sottoporsi a valutazioni d’impatto e audit regolari.

Questo comporta la necessità di investire significativamente in risorse legali, tecniche e operative per assicurare che i modelli di AI siano pienamente conformi ai requisiti europei prima della loro immissione sul mercato.

Questa dualità costringe le aziende a sviluppare processi di conformità distinti e paralleli, che possono risultare onerosi sia in termini di tempo che di costi.

Ad esempio, un modello AI che soddisfa i requisiti di trasparenza e sicurezza negli Stati Uniti potrebbe non essere conforme alle normative europee che richiedono misure più rigorose, come la valutazione preventiva dei rischi o specifiche protezioni dei dati personali.

Le aziende devono spesso duplicare gli sforzi di conformità

Ciò significa che le aziende devono spesso duplicare i loro sforzi di conformità, creando team dedicati per ciascuna giurisdizione, con conseguenti aumenti di complessità operativa e rischio di incoerenze.

Inoltre, esiste il rischio che alcune normative possano entrare in conflitto diretto. Per esempio, una pratica consentita negli Stati Uniti potrebbe essere vietata in Europa, obbligando le aziende a modificare o limitare l’uso di determinate tecnologie in specifici mercati.

Questo non solo complica la gestione operativa, ma può anche limitare la scalabilità dei modelli di business a livello globale, costringendo le aziende a rivedere continuamente le loro strategie per assicurarsi che non infrangano le normative locali.

L’importanza del dialogo tra USAISI ed European AI Office

Il dialogo transatlantico tra il U.S. AI Safety Institute (USAISI) e l’European AI Office rappresenta un importante tentativo di allineare alcune pratiche tecniche nell’ambito della regolamentazione dell’intelligenza artificiale. Iniziative come quella di armonizzare la tracciabilità dei contenuti sintetici tramite tecniche di watermarking sono indicative della volontà di ridurre le distanze tra i due approcci normativi.

uttavia, questo dialogo, pur significativo, non riesce a colmare le profonde differenze giuridiche esistenti tra le due sponde dell’Atlantico.

L’Unione Europea, attraverso l’AI Act, ha adottato un approccio normativo estremamente rigoroso e vincolante. Le aziende che operano all’interno del mercato europeo devono conformarsi a requisiti stringenti che includono la trasparenza, la valutazione dei rischi e l’obbligo di implementare misure preventive di mitigazione.

Le sanzioni per il mancato rispetto di queste normative possono arrivare fino al 6% del fatturato globale, una cifra che sottolinea l’impegno dell’UE nel garantire un elevato livello di sicurezza e protezione dei diritti dei cittadini.

In questo contesto, le collaborazioni tecniche tra USAISI e l’European AI Office, sebbene utili per sviluppare standard tecnici comuni, non eliminano le divergenze strutturali tra i quadri giuridici.

egli Stati Uniti, l’approccio rimane più flessibile e orientato al mercato, con una maggiore enfasi su accordi volontari e partnership pubblico-private. Questo modello, che si basa su standard tecnici e best practices non vincolanti, permette alle aziende di operare con un margine di discrezionalità più ampio, ma può risultare meno rigoroso nel prevenire potenziali abusi o rischi sistemici.

Di contro, l’UE, con il suo rigido regime normativo, impone alle aziende un controllo molto più stringente. Le imprese sono tenute a dimostrare, attraverso una documentazione dettagliata e valutazioni indipendenti, che i loro modelli di AI non solo sono sicuri, ma anche conformi a principi etici e di protezione dei dati.

Questo crea una situazione in cui le aziende che operano su entrambe le sponde dell’Atlantico devono navigare tra due regimi regolatori che non solo sono differenti, ma che spesso impongono requisiti contrastanti.

Requisiti più stringenti per operare in Europa

Le aziende tecnologiche globali, come OpenAI e Anthropic, si trovano ad affrontare un contesto normativo europeo particolarmente esigente e complesso, specialmente alla luce delle normative introdotte dall’AI Act. Questo quadro regolatorio impone requisiti stringenti che vanno oltre quelli tipicamente applicati negli Stati Uniti, creando una serie di implicazioni legali e operative che richiedono un’attenzione particolare.

Innanzitutto, le aziende che intendono operare nel mercato europeo devono sottoporre i loro modelli di intelligenza artificiale a valutazioni di impatto pre-rilascio, un processo che implica l’analisi approfondita dei rischi associati all’uso della tecnologia, sia in termini di sicurezza che di protezione dei dati.

Questo tipo di valutazione è fondamentale per garantire che i modelli non violino i diritti fondamentali degli utenti, né mettano a rischio la sicurezza pubblica. Tuttavia, il processo di valutazione richiesto dall’AI Act è complesso e richiede risorse significative, sia in termini di tempo che di costi operativi.

Le aziende devono, infatti, predisporre una documentazione dettagliata che dimostri la conformità a tutte le normative rilevanti, inclusa la protezione dei dati, la trasparenza algoritmica e la prevenzione dei bias.

Inoltre, i modelli che sono stati già valutati e considerati sicuri negli Stati Uniti potrebbero non soddisfare automaticamente i requisiti europei.

Ciò significa che le aziende devono spesso apportare modifiche sostanziali ai loro prodotti o ripetere test specifici per garantire che siano conformi agli standard europei.

Questo processo non solo incrementa i costi operativi, ma può anche causare ritardi significativi nel rilascio dei prodotti sul mercato europeo, limitando la competitività delle aziende e influenzando le loro strategie di go-to-market.

Conclusioni

L’impatto di queste regolamentazioni non si limita solo agli aspetti operativi, ma ha anche ripercussioni sul piano giuridico.

Le aziende che non riescono a conformarsi ai requisiti dell’AI Act rischiano di incorrere in sanzioni severe, che possono arrivare fino al 6% del fatturato globale, come previsto dalla normativa.

Questa prospettiva impone alle imprese globali di investire in maniera considerevole nella gestione della conformità, sviluppando processi interni robusti e formando team legali e tecnici specializzati nella normativa europea.

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