Di nuovo elezioni presidenziali e di nuovo disinformazione dilagante sulla rete. Come accaduto già in precedenza, in vista delle nuove elezioni presidenziali USA si sta di nuovo verificando un’ampia diffusione di disinformazione online per mano di troll russi, che questa volta sembrano voler coinvolgere anche gli account più influenti, come Elon Musk o Donald Trump Jr.
Secondo quanto dichiarato dagli esperti, sembra che questi troll, la cui attività si prevede che si intensificherà nei prossimi mesi, a ridosso delle elezioni americane, puntino allo spam di bassa qualità che faccia molto rumore.
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L’assalto dei troll russi a X
Secondo un’analisi svolta dal Wall Street Journal su oltre mille messaggi, è già dal 2022 che una rete di troll russi, i cui account si fingono americani, è in azione sulla piattaforma social X e cerca di interagire con Elon Musk e con figure politiche e mediatiche conservatrici, tra cui Donald Trump Jr., legislatori americani, giornalisti e organizzazioni giornalistiche, con lo scopo di indebolire il sostegno internazionale all’Ucraina.
Il vantaggio di commentare i post di determinati personaggi è quello di ottenere visibilità sia con gli influencer sia con il loro ampio pubblico.
A luglio scorso, il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha pubblicato un elenco di nomi utente di circa mille account X legati a una bot farm gestita dalla FSB, il Servizio di sicurezza federale russo.
L’intento era di diffondere informazioni false o fuorvianti in USA, Europa e Israele per generare sentimenti anti-ucraini.
La piattaforma social ha poi rimosso tutti gli account. Le politiche di X vietano, infatti, di creare profili ingannevoli per influenzare artificialmente le conversazioni sulla piattaforma, ad esempio utilizzando account falsi.
L’evoluzione della disinformazione online
Altra tendenza che è stata registrata, rispetto a quella vista per le elezioni presidenziali statunitensi del 2016, in cui le campagne di disinformazione si strutturavano attraverso contenuti virali che venivano diffusi sui social media, è la creazione di siti web falsi che presentano le notizie come fonti legittime.
Questa rapida evoluzione è stata favorita dai progressi dell’intelligenza artificiale, che ha semplificato la scrittura di articoli falsi, ma anche dallo sfruttamento di nuovi metodi, come il pagamento di attori per la realizzazione di video ingannevoli.
Da parte dei russi, comunque, la creazione di account non autentici sui social network resta il metodo preferito.
Secondo quanto riportato da Google, ad esempio, la pagina di disinformazione russa Newsroom for American and European Based Citizens è rimasta attiva sui social media anche dopo che il sito web, grazie alla segnalazione di Reuters nel 2020, è stato messo offline.
Un post del 16 gennaio 2024 su un sito web di nicchia che Google ha identificato come legato a questo gruppo mostrava una mappa degli Stati Uniti inondata di rosso, a significare le vittorie del Collegio elettorale di novembre per i repubblicani, tranne che in una manciata di Stati.
Un post di ottobre collegato alla campagna scriveva: “Finché esisterà la NATO, non ci sarà mai pace nel mondo”.
Ancora secondo quanto affermato da Google, il canale Telegram Cyber Front Z, che diffondeva narrazioni a sostegno dello sforzo militare russo e anti-Ucraina, nel periodo tra la rivolta armata di Prigozhin a giugno e la sua morte ad agosto, ha cercato di promuovere il Gruppo Wagner e il suo ruolo di sicurezza in diversi Paesi africani e da allora ha continuato a promuovere contenuti pro-Russia legati alla guerra.
Bassa qualità e massima resa
I ricercatori della Clemson University, incrociando l’elenco di account condiviso dal Dipartimento di Giustizia americano con i dati storici, hanno raccolto quasi 1.300 post da oltre 200 account legati alla rete di troll proveniente dal governo russo.
Le elezioni presidenziali americane che si terranno a novembre sono nel mirino sia di Russia che di Iran.
Dalla squadra di Trump è partita l’accusa nei confronti dell’Iran di aver violato alcune comunicazioni interne e a seguito delle indagini condotte dall’FBI, le agenzie di intelligence USA hanno pubblicamente confermato la fondatezza delle accuse.
Come anticipato e come il ricercatore di Clemson sui social media Darren Linvill ha dichiarato, è evidente il passaggio che queste campagne di disinformazione hanno fatto dall’utilizzo di account ad alto investimento a profili di bassa qualità, che richiedono molte meno energie e tempo per essere efficaci nel loro intento.
Ad esempio, gli account hanno risposto più di 50 volte a vari profili di spicco per affermare che il presidente ucraino Volodymyr Zelensky voleva costringere l’Ungheria, uno dei membri della NATO per cui la Russia simpatizza di più, a combattere in guerra.
I vari account, infatti, hanno spammato la risposta “#Zelensky vuole costringere gli #ungheresi a combattere?” sotto ai tweet del 2022 e 2023 di Trump Jr., di testate giornalistiche come CNN, Fox News e Politico e di singoli giornalisti americani e membri del Congresso.
È dal 2016 che la Russia si affida ad account di bassa qualità e grazie all’intelligenza artificiale la creazione di questi ultimi è sempre più facile e veloce. Secondo Linvill, gli account di bassa qualità sono probabilmente una risposta a un maggiore controllo da parte di piattaforme, ricercatori e governi, perché possono essere creati rapidamente e se vengono individuati gli attori stranieri possono semplicemente crearne di nuovi.
Anche altri attori stranieri, tra cui alcune reti affiliate alla Cina, hanno utilizzato questa tattica.
Conclusioni
L’interazione con gli account più popolari dei social media è stata ed è un’altra arma della Russia per guadagnare un ampio seguito attraverso narrazioni false. Donald Trump Jr. è stato tra i personaggi che si è trovato a retwittare inconsapevolmente o a partecipare in altro modo a post durante la stagione elettorale 2016 provenienti da account poi identificati come parte della Internet Research Agency, una troll farm russa con sede a San Pietroburgo.
A quanto pare, la Russia è di nuovo impegnata ad influenzare a suo favore le prossime elezioni presidenziali americane prendendo le parti di Trump, così come già verificatosi nel 2016 e nel 2020.
Dall’altra parte, le agenzie di intelligence statunitensi hanno affermato che l’Iran sta lavorando contro la rielezione di Trump. Sia la Russia che l’Iran hanno negato le reciproche accuse.
Così come riportato dal il senatore Mark Warner, presidente democratico della Commissione Intelligence del Senato: “Nel 2024 non siamo preparati come lo eravamo nel 2020 sotto il presidente Trump […] Gli avversari stranieri sanno che la disinformazione è a buon mercato. E funziona”.