Il Summit sull’Intelligenza Artificiale (Summit for Action on AI) tenutosi a Parigi si è concluso con la sottoscrizione della dichiarazione per un’intelligenza artificiale “aperta”, “inclusiva” ed “etica”.
In particolare, i 61 firmatari (tra cui figurano anche player mondiali importanti come Cina, India, Giappone, Canada, Australia), con tale dichiarazione, si impegnano a collaborare per avviare una maggiore collaborazione in materia di governance dell’AI, promuovendo un dialogo globale.
Inoltre, durante il vertice, è stata formalizzata la creazione di un osservatorio sull’impatto energetico dell’intelligenza artificiale, guidato dall’Agenzia internazionale per l’energia, che mira a riunire le aziende leader del settore.
“Qui poniamo le basi, insieme all’innovazione e all’accelerazione, di ciò che permetterà all’intelligenza artificiale di realizzarsi e di affermarsi, ovvero le chiavi della fiducia”, ha commentato il presidente francese, Emmanuel Macron, a conclusione del vertice svoltosi al Grand Palais.
Tuttavia, non è passato inosservato il fatto che Stati Uniti e Regno Unito si siano rifiutati di firmare la dichiarazione.
“Siamo convinti che l’IA debba rimanere libera da pregiudizi ideologici e che l’IA americana non sarà cooptata come strumento di censura autoritaria”, ha dichiarato il vicepresidente degli Stati Uniti, Vance, in un discorso tenuto durante la cerimonia di chiusura del vertice.
Indice degli argomenti
La differenza di vedute tra Stati Uniti ed Unione europea
I contrasti tra Unione europea, da un lato, e Stati Uniti, dall’altro, derivano da una diversità di approcci che il potenziale dell’AI ha contribuito a intensificare ulteriormente. Da un lato, infatti, gli Stati Uniti vedono l’eccessiva regolamentazione dell’AI come un ostacolo al progresso e all’innovazione.
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È recentissima la notizia che il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha revocato l’ordine esecutivo del 2023 firmato da Joe Biden che mirava a ridurre i rischi che l’intelligenza artificiale pone ai consumatori, ai lavoratori e alla sicurezza nazionale.
L’Ordine esecutivo di Biden aveva imposto agli sviluppatori di sistemi di intelligenza artificiale che presentavano rischi per la sicurezza nazionale, l’economia, la salute pubblica o la sicurezza degli Stati Uniti di condividere i risultati dei test di sicurezza con il governo degli Stati Uniti, in linea con il Defense Production Act, prima di renderli pubblici.
Del resto, la notizia dell’eliminazione dell’ordine esecutivo di Biden non sembra cogliere di sorpresa i più attenti, dopo che anche Mark Zuckerberg, anch’egli vicino all’amministrazione Trump, aveva, lo scorso gennaio, espresso il suo disappunto verso i meccanismi di fact-checking implementati sui social media, accusando l’Unione europea di essere schiava della regolamentazione e nemica del progresso.
L’intensificazione della produzione normativa Ue
Dall’altro lato, invece, l’Unione europea tende sempre di più verso un’intensificazione della produzione normativa, volta a cercare di regolamentare l’uso dell’IA, allo scopo di salvaguardare i diritti e le libertà dei cittadini, in virtù di una visione antropocentrica del progresso.
In proposito, la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha annunciato l’iniziativa InvestA”, che mira a mobilitare 200 miliardi di euro per investimenti nel settore, con un nuovo fondo europeo di 20 miliardi di euro per le gigafactory di IA, a dimostrazione del fatto che l’Unione europea è comunque sempre attenta a investire nel progresso, non volendo invece arginarlo.
Proprio per evidenziare l’impegno dell’Unione a migliorare il progresso tramite gli strumenti dell’AI, durante il suo intervento a Parigi, von der Leyen ha affermato che “l’intelligenza artificiale migliorerà la nostra assistenza sanitaria, stimolerà la nostra ricerca e innovazione e rafforzerà la nostra competitività. Vogliamo che l’intelligenza artificiale sia una forza per il bene e per la crescita”.
Prospettive: fra opportunità e rischi
È oggi evidente la diversità di approcci tra Stati Uniti e Unione europea sulle modalità di gestire l’avanzamento tecnologico. Se, da una parte, l’Unione europea rischia di sfociare in una iper-regolamentazione senza precedenti, dall’altro lato gli Stati Uniti, con la nuova amministrazione Trump, corrono il pericolo di sottostimare i potenziali pericoli che lo sviluppo incontrollato di sistemi di AI può comportare all’umanità tutta.
Pertanto, è necessario cercare di contemperare le due vedute. Se da un lato, infatti, è evidente che l’iper-regolamentazione adottata dall’Europa può sicuramente creare una situazione di squilibrio geo-politico (e quindi economico) è pur vero, dall’altro, che dobbiamo cercare di garantire, quanto più possibile, il rispetto dei diritti e delle libertà fondamentali dei cittadini europei, al fine di evitare pericolose derive antidemocratiche.