AI Act

Cultura aziendale in materia di AI: obblighi e best practice



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La richiesta di un livello sufficiente di alfabetizzazione in materia di IA del proprio personale e di ulteriori soggetti coinvolti, nel funzionamento o nell’utilizzo dei sistemi, è al centro dell’articolo 4 dell’AI Act. Ecco cosa le aziende devono sapere

Pubblicato il 19 feb 2025

Pietro Boccaccini

Director, Deloitte Legal



Cultura aziendale in materia di IA: obblighi e best practice

Il 2 febbraio 2025 è diventato applicabile l’articolo 4 dell’AI Act che richiede sia ai fornitori che agli utilizzatori di sistemi di intelligenza artificiale di garantire un livello sufficiente di alfabetizzazione (“literacy”, in inglese) in materia di IA del proprio personale e di ulteriori soggetti coinvolti nel funzionamento o nell’utilizzo dei sistemi.

Ecco gli obblighi e le best practice in materia di cultura aziendale e intelligenza artificiale.

Intelligenza artificiale: obblighi di alfabetizzazione

La norma precisa che le formazioni devono essere definite tenendo conto:

  • dei destinatari di tali programmi e, in particolare, delle loro conoscenze tecniche, della loro esperienza, istruzione e formazione;
  • del contesto in cui i sistemi di IA devono essere utilizzati;
  • delle persone su cui i sistemi di IA devono essere utilizzati.

Il Regolamento, oltre a queste prescrizioni, fornisce alcune indicazioni aggiuntive nei considerando e nelle definizioni.

Si precisa ulteriormente che i programmi di formazione devono focalizzarsi sugli obblighi previsti dall’AI Act, affinché si assumano decisioni informate. Devono anche consentire a tutti gli attori rilevanti della catena del valore dell’IA di acquisire le conoscenze necessarie per rispettare la normativa.

Inoltre, l’alfabetizzazione deve avere quale esito una diffusione informata dei sistemi di IA, che consenta di raggiungere piena consapevolezza rispetto non solo alle opportunità di questa tecnologia, ma anche ai rischi e ai possibili danni che può causare.

Infine, il contenuto delle formazioni può variare in relazione al contesto di riferimento, ma potrebbe includere, tra l’altro:

  • la comprensione della corretta applicazione degli elementi tecnici in fase di sviluppo dei sistemi;
  • le misure da applicare durante l’utilizzo della tecnologia;
  • modalità adeguate per interpretare gli output del sistema di IA;
  • le conoscenze necessarie per comprendere in che modo le decisioni adottate con l’assistenza dell’IA incidono sulle persone.

Il legislatore ha auspicato che la diffusa attuazione delle misure di alfabetizzazione in materia di IA, accompagnata da adeguate azioni di follow-up, possa anche contribuire a migliorare le condizioni di lavoro e a sostenere il consolidamento del percorso di innovazione sull’IA in Europa.

AI Act, best practice in azienda: l’iniziativa dell’AI Pact

Le disposizioni del Regolamento, in combinazione alle ulteriori indicazioni sopra riportate, possono senz’altro orientare le organizzazioni che hanno avviato, o intendono avviare, iniziative formative.

Tuttavia, in una fase in cui le norme sono diventate applicabili da poco, fare riferimento ad alcune best practice può agevolare enti pubblici e privati nella definizione e implementazione di programmi adeguati.

In ogni caso, ogni organizzazione deve svolgere valutazioni legate alle proprie dimensioni, al proprio business, al livello di maturità che ha raggiunto da un punto di vista tecnologico, di governance, di sicurezza eccetera.

L’AI Office ha svolto una survey a cui hanno partecipato numerose società aderenti all’AI Pact, un’iniziativa volta a creare una comunità collaborativa di stakeholder che condividano esperienze, nell’ottica di agevolare il percorso di adeguamento all’AI Act, facilitandone l’attuazione anche prima dei termini di applicazione previsti per legge.

Dal report dell’AI Office predisposto sulla base dell’esito del sondaggio (la prima versione del documento è datata 31 gennaio 2025) è possibile ricavare una serie di indicazioni di cui tenere conto nell’ambito delle iniziative di formazione che devono essere implementate dalle società che operano come provider, come deployer o sulla base di entrambi i ruoli.

Destinatari

In linea di principio, è senz’altro da privilegiare un’impostazione role-based, differenziando i programmi di training per le diverse funzioni aziendali o per diverse categorie di individui.

Spesso anche il top management è direttamente coinvolto, vista la strategicità della materia. Le funzioni maggiormente impattate dalle iniziative sono:

  • R&D, data, analytics e altri tecnici;
  • legal, compliance, privacy, DPO, regulatory affairs;
  • comunicazione;
  • strategy e ruoli business vari.

Diverse organizzazioni offrono formazioni e workshop anche per i loro clienti, mettendo in evidenza non solo i benefici della tecnologia ma anche i possibili rischi, tra cui bias, violazioni in materia di privacy e sicurezza e profili etici.

Emerge che alcune delle preoccupazioni dei clienti riguardano i possibili data breach e la difficoltà nella gestione dei processi decisionali automatizzati. Iniziative di formazione mirate acquistano quindi in quest’ottica anche una valenza commerciale.

Contenuti

La maggior parte delle organizzazioni differenziano i propri programmi, definendo diversi livelli di profondità dei contenuti.

Alla generalità della popolazione aziendale è sicuramente opportuno trasferire nozioni di base sugli elementi essenziali dell’IA, sui rischi e le opportunità della tecnologia e sulle norme fondamentali da applicare, in particolare tenendo conto del contesto di riferimento e degli use case aziendali.

Il percorso per raggiungere un livello adeguato di preparazione potrebbe essere suddiviso in moduli, tesi a creare progressivamente un set di skill comuni per i dipendenti e una vera e propria cultura aziendale in materia di IA.

I partecipanti all’AI Pact hanno previsto, quasi sempre, anche specifici focus su profili di cruciale importanza nel contesto dell’IA, come privacy, cyber security e etica.

Nell’ottica di integrare le competenze, può essere utile che i team business e legali ricevano formazione anche su aspetti tecnici e che, specularmente, ruoli tecnici ricevano indicazioni utili in un’ottica di compliance.

Risulta fondamentale fornire strumenti operativi al personale, discutendo casi d’uso collegati al settore di riferimento e alla realtà aziendale, per favorire la comprensione dei sistemi utilizzati dalla società, dell’evoluzione della tecnologia e del business.

In certi contesti si possono trovare internamente le risorse per organizzare ed erogare le formazioni, in altri è preferibile rivolgersi a consulenti esterni, che possono portare professionalità assenti in azienda e benchmark di mercato.

Alcune organizzazioni hanno svolto training incentrati anche sulle policy e sulle metodologie adottate in azienda per conformarsi alla legge, per esempio per svolgere gli assessment dei sistemi di AI.

Questo approccio presuppone di aver già avviato ulteriori iniziative per conformarsi all’AI Act. A tendere, formazioni pratiche su come operare alla luce del modello organizzativo adottato in azienda per rispettare le norme in materia di AI dovranno essere realizzate non solo dalle organizzazioni più virtuose, ma da ogni società.

Modalità

La maggior parte delle società adotta modalità sia tradizionali (per esempio, condivisione di materiali, workshop, webinar, lezioni erogate da docenti esterni) che innovative (per esempio video, podcast, pillole, contest, programmi di mentorship). In alcuni casi, anche soluzioni tecnologiche (per esempio, piattaforme e-learning, sistemi immersivi che includono VR, gamification).

Diverse aziende hanno istituito centri di eccellenza per sviluppare best practice, costituito academies interne, introdotto certificati per AI Champions e favorito collaborazioni cross function, anche per comprendere meglio le sfide legate alle applicazioni di AI emergenti. Sono state talvolta avviate collaborazioni con università, centri di ricerca e consulenti.

Risultano certamente utili attività di monitoraggio sul gradimento dei programmi da parte dei destinatari e sulla loro efficacia. A livello di frequenza dei training, alcune organizzazioni pianificano di svolgere aggiornamenti almeno annuali, come avviene di norma in ambito data protection e cyber security.

Effetti

Le aziende partecipanti alla survey hanno dichiarato che le azioni avviate hanno effettivamente innalzato la cultura aziendale in materia di IA e molti partecipanti hanno riscontrato un’evoluzione del proprio ruolo dopo aver completato le formazioni.

È stato favorito anche un aumento nell’uso degli strumenti di AI, vista la maggior confidenza del personale con la nuova tecnologia. In certi casi le imprese hanno lanciato nuovi servizi grazie alle skill acquisite da manager e dipendenti ed è aumentata la capacità di sviluppare applicazioni di AI.

Prossime frontiere

Tra le difficoltà riscontrate dalle imprese aderenti all’AI Pact vi è l’individuazione di formatori qualificati in questo ambito, una delle sfide attuali legate al rispetto degli obblighi di literacy.

Vi è consapevolezza che ogni iniziativa di formazione dovrebbe essere definita prevedendo anche aggiornamenti:

  • top-down: sui macro trend del settore e sulle evoluzioni normative;
  • bottom-up: in base ai need che emergono progressivamente, in particolare dalle funzioni di business e tecniche.

I momenti di awareness sono in linea di principio idonei a sviluppare la sensibilità e le competenze per il potenziamento dei presidi aziendali per un uso affidabile dell’IA.

Si tratta, quindi, di opportunità da cogliere anche nell’ottica della definizione e della progressiva implementazione di tutte le ulteriori iniziative di compliance richieste dalla nuova normativa.

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