La notizia può essere riassunta in poche righe: Altroconsumo ha esaminato 59 modelli di smartphone, tra i quali anche dispostivi di fascia alta, arrivando a bypassare l’autenticazione biometrica su 15 modelli semplicemente usando una fotografia del volto del proprietario.
I temi strettamente legati alla notizia sono “scontati”, considerando soprattutto la tutela della privacy e la crescente diffusione dei sistemi di pagamento autenticati da parametri biometrici.
Ci sono però altre considerazioni, a tratti meno pratiche, che inducono a ripensare il modo in cui tendiamo a dare per scontata la sicurezza dei dispositivi che usiamo tutti i giorni senza però creare allarmismi.
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L’autenticazione biometrica
Tra i modelli di smartphone che si sono dimostrati deboli dal punto di vista del riconoscimento del volto, vi sono prodotti da Oppo, Xiaomi (e Poco), Motorola, Nokia e Vivo.
Cedere alla tentazione di additare i produttori cinesi è fuorviante, non soltanto per la presenza di Nokia tra i produttori di smartphone fallaci perché, come spiega l’esperto di cyber security Pierluigi Paganini, occorre fare riflessioni meno lapidarie. Cade anche il rapporto tra robustezza e smartphone di fascia alta, ma non vengono meno – in senso generale – i principi di solidità: buoni sensori per il riconoscimento biometrico garantiscono un elevato livello di sicurezza.
Ingegnere, quale è stata la sua prima impressione a caldo dopo avere letto del test di Altroncosumo?
“Devo dire di esser rimasto sorpreso del risultato dei test sui dispositivi di fascia alta. Il riconoscimento facciale si basa su un algoritmo che confronta i dati biometrici acquisiti dal volto dell’utente con quelli registrati dal dispositivo. È purtroppo noto che i sensori di riconoscimento facciale utilizzati in alcuni smartphone siano spesso soggetti a errori, la loro efficacia è funzione di condizioni di luce o angoli di visione non ottimali.
Un dispositivo può riconoscere un volto diverso da quello dell’utente registrato. Esistono poi problemi legati all’implementazione dei vari vendor degli algoritmi di riconoscimento facciale. Alcuni sono evidentemente meno sofisticati di altri o, peggio ancora, implementati in maniera errata. Per quanto riguarda il motivo per cui è stato possibile bypassare il 25% dei dispositivi testati, è probabile che ciò sia dovuto a una combinazione dei fattori descritti. Va detto che però in dispositivi top di gamma tutto ciò è inaccettabile”.
Ci sono standard e direttive specifiche in materia di riconoscimento del volto? Se esistono tali standard, possiamo dedurre che non tutti i produttori di smartphone li rispettano?
“Assolutamente sì ed evidentemente le implementazioni da parte dei produttori non sono conformi o sono affetti da errori grossolani. Per i dispositivi di fascia bassa, per esempio, componenti di bassa qualità e capacità computazionali basse possono indurre sviluppatori ad utilizzare algoritmi poco efficienti”.
A cosa devono prestare attenzione i consumatori prima di acquistare uno smartphone?
“Suggerisco tre aspetti. La sicurezza dell’algoritmo di riconoscimento facciale e risoluzione delle fotocamere dei dispositivi. Mi rendo conto, tuttavia, che non è facile reperire informazioni sugli algoritmi, né compararle se non si hanno competenze tecniche.
Scegliere uno smartphone che abbia meccanismi di autenticazione aggiuntivi, come il riconoscimento dell’impronta digitale.
Cercare di reperire la politica sulla privacy del produttore per verificare come vengono raccolti e utilizzati i dati biometrici dell’utente. Impariamo a scegliere produttori che rispettano requisiti stringenti sulla privacy degli utenti”.
Si può dire che il riconoscimento dell’impronta digitale o il pin sono più sicuri del riconoscimento del volto? È opportuno impostare una doppia autenticazione?
“Impronta e volto sono due caratteristiche biometriche da utilizzare eventualmente come doppio fattore di autenticazione. Va detto che falsificare un’impronta è più complesso anche se in passato gruppi di ricercatori ci sono riusciti con dei guanti di silicone. Il riconoscimento del volto, invece, può essere facilmente superato come una foto in alta risoluzione ed in particolari condizioni ambientali, come la luce o l’angolazione”.
La sua fiducia nel riconoscimento del volto è cambiata dopo la diffusione di questa notizia?
“Francamente no. I dispositivi che utilizzo sono molto sofisticati e soddisfano i requisiti descritti. Evito di fare nomi per evitare pubblicità”.