La blockchain, spesso definita come la “nuova Internet”, è un protocollo di comunicazione che identifica una tecnologia basata sulla logica del database distribuito, in cui i dati non sono memorizzati su un solo computer ma su più macchine collegate tra loro.
La blockchain rappresenta la Internet del valore e, come ci spiega in dettagli il lungo articolo Blockchain: cos’è, come funziona e gli ambiti applicativi in Italia di blockchain4innovation, è in grado di garantire a tutti la possibilità di verificare e disporre di una totale trasparenza sugli atti e sulle decisioni, che vengono registrati in archivi immutabili e condivisi che hanno caratteristica di essere inalterabili, immodificabili e dunque immuni da corruzione, sulla base di quattro concetti fondamentali:
- decentralizzazione;
- trasparenza;
- sicurezza;
- immutabilità.
I componenti basilari della blockchain sono:
- nodo: sono i partecipanti alla Blockchain e sono costituiti fisicamente dai server di ciascun partecipante;
- transazione: è costituita dai dati che rappresentano i valori oggetto di “scambio” e che necessitano di essere verificate, approvate e poi archiviate;
- blocco: è rappresentato dal raggruppamento di un insieme di transazioni che sono unite per essere verificate, approvate e poi archiviate dai partecipanti alla Blockchain;
- ledger: è il registro pubblico nel quale vengono “annotate” tutte le transazioni effettuate in modo ordinato e sequenziale. Il ledger è costituito dall’insieme dei blocchi che sono tra loro incatenati tramite una funzione di crittografia e grazie all’uso di hash;
- hash: è una operazione che permette di mappare una stringa di testo e/o numerica di lunghezza variabile in una stringa unica ed univoca di lunghezza determinata. L’hash identifica in modo univoco e sicuro ciascun blocco.
La blockchain è rappresentata da una serie di blocchi che archiviano un insieme di transazioni validate e correlate da un marcatore temporale (timestamp). Ciascun blocco contiene dunque diverse transazioni e dispone di un hash che identifica il blocco in modo univoco e permette di creare la catena e di legare un blocco all’altro tramite identificazione del blocco precedente.
La transazione contiene invece informazioni relative all’indirizzo pubblico del ricevente, le caratteristiche della transazione e la firma crittografica che garantisce della sicurezza e dell’autenticità della transazione.
La blockchain è da vedere, a tutti gli effetti, come un registro pubblico e condiviso costituito da una serie di client o di nodi.
La potenza di calcolo oggi necessaria per minare un blocco – ossia consentire, attraverso un protocollo di validazione, l’inserimento di un nuovo blocco di dati all’interno della blockchain – è talmente elevata da richiedere risorse computazionali irraggiungibili per un singolo operatore; l’attività del miner, infatti, al tempo rappresentata da persone fisiche che “smanettavano” per fare mining e quindi aggiungere blocchi alla catena Bitcoin con cui guadagnare criptovaluta, si affianca sempre più a quella di mining pool o mining farm che svolgono questa attività.
Anche in base a questo scorcio nella storia della blockchain, per un certo periodo questa tecnologia è stata associata quasi esclusivamente al mondo Bitcoin in cui il fattore di maggiore interesse era il “mining” come spiegato nell’articolo Chi mina le blockchain? di ZeroUno. Ma non sono solo le banche e criptovalute a considerare la blockchain una leva strategica di sviluppo e sono diversi gli ambiti in cui si sta sempre più concretizzando la sua applicazione.
La partita è interdisciplinare, oltre che internazionale, e non basta sviluppare soluzioni tecniche che rispondano a problemi concreti ma occorre anche un’importante opera di informazione e sensibilizzazione per coinvolgere istituzioni e associazioni nella definizione di adeguati impianti regolatori.
Resta che la blockchain come registro condiviso, distribuito ed immutabile ha sicuramente travalicato il mero utilizzo all’interno delle sole criptovalute e si pone a fondamento di importanti progetti in cui le sue peculiarità possono fare la differenza.
A cura di Marco Rizzi, Information & Cyber Security Advisor presso P4I – Partners4Innovation e Gaia Rizzato, Trainee Information & Cyber Security presso P4I – Partners4Innovation