Aumentano gli attacchi informatici, nel 2023 sono stati il 29% in più rispetto all’anno precedente (con i soggetti colpiti che sono passati da 1150 e 3302) ma ci sono anche gli investimenti (i 623 milioni di euro dal Pnrr) per la resilienza cyber della pubblica amministrazione e per i servizi cyber nazionali.
Al tempo stesso si intrecciano le iniziative ispirate dalla cooperazione tra i vari attori del settore per prevenire, gestire e ridurre il rischio di cyber attacchi. Un approccio sistemico che appare l’unico in grado di dar peso a chi si occupa di difendere le infrastrutture del paese e quindi anche i suoi cittadini.
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Cyber security, un 2023 difficile per l’Italia
Sono questi alcuni dei punti della relazione annuale (121 pagine) al Parlamento dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale, ACN, presentata oggi nella sala stampa di Palazzo Chigi. Oltre a Bruno Frattasi, che dell’ACN è il direttore, c’erano il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, il presidente del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, Lorenzo Guerini, e Marco Camisani Calzolari, docente universitario e autore di su tematiche legate al mondo digitale.
Csirt sotto pressione
Ma veniamo ai numeri contenuti nella Relazione dell’ACN. Gli attacchi trattati dall’Agenzia nel 2023 sono stati complessivamente 1411. Forte aumento degli incidenti (da 126 a 303, adesso la media è di circa 25 al mese) e delle segnalazioni (da 81 a 349).
In calo (-8%) invece, le comunicazioni ricevute dall’Agenzia (da 5.974 a 5.444). Tanto lavoro quindi per il Csirt Italia dell’Agenzia (ovvero il settore che si occupa direttamente di fronteggiare gli attacchi informatici) che dati alla mano ha trattato in media circa 117 eventi al mese, con un picco di 169 a ottobre.
Sono aumentati parecchio (+163%) gli eventi cyber che hanno riguardato le istituzioni pubbliche del paese. Nel 2023, l’ACN ne ha gestiti in tutto 422 (erano stati 160 nel 2022). Di questi, 85 sono stati poi classificati come incidenti (nel 2022 furono 57) e hanno avuto ripercussioni più o meno gravi: dal malfunzionamento al blocco dei sistemi con un certo impatto nell’erogazione dei servizi.
Le tipologie di attacco
La tipologia di attacco prevalente (319 casi) è stata di tipo Ddos (Distributed denial of service), ovvero quando si manda in down un sito subissandolo di richieste di accesso che questo non può gestire. L’aumento di questa tipologia di attacco, ha sottolineato il sottosegretario Mantovano, è stato del 625% rispetto all’anno precedente.
Ci sono stati poi 165 casi di ransomware (attacco informatico che cripta i server e chiede un riscatto o più riscatti), 275 casi di malware diffuso nel modo classico via email e 240 casi di phishing con fake mail per poter rubare dati sensibili all’utente.
Tra i settori più colpiti ci sono le telecomunicazioni (216), pubblica amministrazione centrale (201) e pubblica amministrazione locale (140), trasporti (115), servizi finanziari (81), settore tecnologico (75), energia (68), Università (41), sanità (40) e altri comparti ancora.
Aumentano gli attacchi ransomware
Riguardo al ransomware che ha colpito sia privati che enti statali, c’è stato un incremento del 27% rispetto al 2022. E i 165 casi provocati da una ventina di gruppi circa sono un numero da prendere con le pinze, per difetto, tenendo presente – come fa notare l’Agenzia nella sua relazione – che spesso le aziende, soprattutto quelle di medie e piccole dimensioni, non segnalano l’evento. Nel perimetro del ransomware troviamo sicuramente le aree metropolitane di Roma e Milano e le zone industriali del Nord-Ovest e Nord-Est.
Crescono le azioni dei cyberattivisti
In aumento anche gli attacchi hacker contro il nostro paese legati al quadro geopolitico in repentino mutamento e in particolare ai conflitti in corso in Ucraina ed in Medio Oriente. “Per larga parte delle nazioni occidentali e per l’Italia il 2023 è stato un anno di pesanti e diversificate aggressioni alla sicurezza cyber, che spesso hanno proceduto in parallelo ai conflitti in corso in Ucraina e in Medio Oriente”, scrive l’ACN nella sua relazione.
Tra l’altro l’Italia è il sesto paese al mondo (il terzo in Europa) tra quelli colpiti da questo tipo di attacchi, per lo più con blocco dei siti, defacement (pagine web modicficate con rivedicazioni o proclami) e via di questo passo.
Le rivendicazioni dei cyberattivisti ci raccontano di un’iper attività dei gruppi filorussi (c’è la loro firma per 248 azioni su 319), mentre un gruppo filo-palestinese ha colpito 15 volte ma nell’ambito di un’unica campagna. Nel mirino sono finite pubbliche amministrazioni, aziende di trasporto e banche, con un aumento del 625% rispetto al 2022.
Elezioni europee, l’Italia vigila
L’allarme elezioni europee, in chiave cyber, non è ancora scattato. Ma l’allerta c’è. “Non ho precise notizie”, spiega Bruno Frattasi, “e credo non ce ne siano, riguardo ad un incremento di attacchi di DDos in relazione al prossimo voto in Italia e in Europa. Ho interlocuzioni con il ministro dell’Interno per sensibilizzare le postazioni elettorali del prossimo voto ad avere particolare attenzione verso l’uso di sistemi digitali per la raccolta dei risultati elettorali e fare in modo che tutta questa macchina elettorale, presieduta dal ministero dell’Interno, venga a corrispondere a un funzionalità adeguata anche dal punto di vista digitale per evitare manomissioni anche involontarie”.
Ddl Ia, Mantovano: “Sanzioni per chi usa l’Intelligenza artificiale per alterare l’espressione del voto”
Il sottosegretario Alfredo Mantovano, riferendosi al Ddl Intelligenza Artificiale approvato dal Consiglio dei ministri, aggiunge al riguardo “che nel disegno di legge è stata inserita, tra le sanzioni previste, anche l’aggravante dell’uso dell’Ia per alterare l’espressione del voto. E’ accaduto in altre nazioni europee, all’approssimarsi delle elezioni, si è assistito a manipolazioni dell’uso distorto dell’Ia e sono stati diffusi messaggi per incrementare l’astensionismo attraverso la diffusione di notizie che, per esempio raccontavano falsamente, che i seggi erano a rischio attentati”.
“Ieri il Cdm ha approvato il ddl sull’Ia” e insieme al ddl cyber “sono strade raccordate in modo reciproco e che puntano a non giocare in difesa, a rafforzare le strutture con l’innovazione tecnologica, le risorse e anche puntando alla formazione. Questo è il tasto più delicato e difficile perché professionalità di questo tipo sono rare ed è complicato trattenerle nel pubblico”.
Ddl Cyber, Mantovano: “Carcere per i cronisti che attingono illegalmente dalle banche dati? Valuteremo”
Riguardo al Disegno di legge Cyber, ora in discussione alla Camera, ci sono emendamenti (di Fi e di Azione) che prevedono il carcere per quei giornalisti che pubblicano notizie frutto di accessi illegali alle banche dati. Il sottosegretario Mantovano spiega come “il governo debba ancora riservare una riflessione su questi emendamenti. Su quelli provenienti da Azione mi pare ieri ci sia stata una valutazione di non ammissibilità”, In ogni caso sul tema “serve una riflessione generale, in quanto se è vero che l’acquisizione di una notizia fa parte del mestiere giornalistico, questo non può avvenire a tutti i costi, senza limiti. Esamineremo”.