A partire dal 7 gennaio è entrato in vigore il Regolamento UE 2023/2841, decorsi i venti giorni dalla sua pubblicazione nell’Official Journal dell’Unione Europea. Il documento, approvato all’unanimità dal Consiglio dell’Unione Europea il 13 dicembre 2023, si configura come un atto normativo capace di bilanciare le spesso confliggenti esigenze della sicurezza informatica, dell’innovazione tecnologica e del rispetto dei diritti dei cittadini.
In esso sono contenute misure pensate per far raggiungere alle istituzioni, agli organi legislativi e agli organismi dell’Unione un elevato livello comune di cyber security.
A tale scopo, ogni Stato membro è chiamato a definire un quadro interno di gestione, governance e controllo dei rischi cibernetici, a segnalare i potenziali rischi e a incentivare l’operatività interistituzionale per la cyber sicurezza.
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Cyber security: perché serviva un Regolamento UE
Il testo dell’atto normativo evidenzia come la tematica della cyber sicurezza costituisca un aspetto strutturale nell’ambito dell’Unione Europea poiché l’evoluzione tecnologica e l’incremento nell’uso delle Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione (TIC) hanno portato a un’espansione dei vettori d’attacco, quindi ad un conseguente aumento dei rischi per la sicurezza informatica.
In particolare, il legislatore sottolinea come la digitalizzazione avanzata, il lavoro a distanza e l’evoluzione tecnologica rendano i soggetti dell’Unione più esposti a minacce e incidenti informatici, mettendo in pericolo la continuità operativa e la protezione dei dati.
Il regolamento tratteggia un panorama delle minacce informatiche che appare dinamico e in costante evoluzione, con attaccanti che utilizzano tecniche sempre più sofisticate e automatizzate.
È in questo scenario che si prospetta la necessità di configurare una difesa basata su misure orientate ad una resilienza digitale più integrata e avanzata, anche perché l’interdipendenza degli ambienti TIC all’interno dell’Unione aumenta il rischio di effetti a cascata in caso di incidenti, con rischi anche per soggetti ulteriori oltre a quello inizialmente colpito.
Regolamento UE sulla cyber security: un approccio multirischio
Per contrastare efficacemente tali minacce, il regolamento indica la necessità di costruire un quadro interno che renda coerenti gestione, governance e controllo dei rischi per la cybersicurezza, a partire da un approccio multirischio.
È infatti suggerita l’adozione di misure tecniche, operative e organizzative proporzionate ai rischi identificati, che si mostrano sempre come multifattoriali, nonché l’importanza della condivisione di informazioni sugli incidenti per facilitare il rilevamento di minacce che replicano un pattern similare.
Tale enfasi sull’importanza della comunicazione tra gli enti e sul loro impegno coordinato è in linea con quanto delineato nella direttiva EU 2022/2555 (direttiva NIS 2) che, da una parte, prescrive lo sviluppo di piani di sicurezza informatica individuali, cioè orientati ad una personalizzazione sulle esigenze dello specifico organismo, dall’altra dispone una valutazione comune, con criteri condivisi e standardizzati della maturità e dell’efficacia delle piattaforme adottate oltre che la revisione periodica e l’aggiornamento delle misure di protezione.
A tal riguardo, all’interno della normativa è presente l’esplicito riconoscimento delle potenzialità degli strumenti e applicazioni open source nel campo della cybersicurezza: questi software, infatti, sono orientati fin dalla nascita a standard di trasparenza, favoriscono l’individuazione di errori di programmazione e vantano un’ampia flessibilità e facilità di personalizzazione, utile per le specifiche esigenze e missioni dei vari soggetti dell’Unione.
Maggiore attenzione alla sicurezza di sistemi informativi e reti
Il Regolamento pone particolare attenzione alla sicurezza dei sistemi informativi e di rete che gestiscono informazioni classificate dell’Unione Europea (ICUE): i soggetti dell’Unione che trattano ICUE dovranno infatti aderire a quadri normativi completi per la protezione di tali dati, incorporando meccanismi di governance specifici, nonché politiche e procedure di gestione dei rischi.
L’obiettivo è garantire che i sistemi che trattano ICUE siano soggetti a standard di sicurezza più stringenti rispetto ai sistemi non classificati, rendendoli più resilienti a minacce e incidenti informatici.
Viene, inoltre, riconosciuta l’importanza di costruire un futuro quadro comune per la gestione della sicurezza di queste organizzazioni dato che l’attuale regolamentazione non si applica ai sistemi informativi e di rete che trattano ICUE.
Tuttavia, il regolamento prescrive che in casi specifici e su richiesta di un soggetto dell’Unione, il CERT-UE (Computer Emergency Response Team dell’UE) può fornire assistenza in relazione a incidenti che coinvolgono ambienti TIC classificati.
Il CERT-UE per migliorare la sicurezza informatica delle istituzioni UE
Il CERT-UE originariamente istituito come task force della Commissione con un mandato interistituzionale, è stato successivamente confermato come entità permanente per migliorare la sicurezza informatica delle istituzioni, organi e agenzie dell’Unione.
Il Regolamento prevede una serie completa di norme sull’organizzazione, funzionamento e operatività del CERT-UE, prevalendo sulle disposizioni interistituzionali precedenti. In base a tali disposizioni, il ruolo dell’Ente si concentra sull’erogazione di consulenza tecnica specializzata e sulla fornitura di servizi pratici specificamente progettati per migliorare la protezione dei sistemi informatici, tra cui il supporto nella prevenzione e nella gestione degli incidenti, la condivisione di informazioni rilevanti sulle minacce informatiche e il coordinamento delle risposte a eventuali emergenze di cybersecurity.
Inoltre, sempre rispetto a questo organismo, il Regolamento UE 2023/2841 propone una sua ridenominazione in “Servizio per la cybersicurezza delle istituzioni, organi e organismi dell’Unione” mantenendo l’acronimo CERT-UE per riconoscibilità.
Viene istituito anche l’Interinstitutional Cybersecurity Board
Accanto a questo ente, la normativa stabilisce anche l’istituzione dell’IICB (Interinstitutional Cybersecurity Board), composto da rappresentanti di varie istituzioni dell’Unione Europea allo scopo di promuovere un elevato livello di cyber sicurezza tra i soggetti dell’Unione, offrendo direzione strategica e supervisionando l’attuazione del regolamento.
Il ruolo dell’IICB è quello di fornire orientamenti, adottare strategie pluriennali, facilitare l’istituzione di gruppi di responsabili locali della sicurezza informatica e controllare la conformità delle nuove prassi al regolamento.
Inoltre, l’IICB ha l’autorità di controllare e assicurare il rispetto del regolamento da parte dei soggetti dell’Unione. Può richiedere informazioni, emettere pareri motivati, fornire indicazioni e, se necessario, avviare azioni correttive o sanzioni.
Tale autorità comprende anche la possibilità di chiedere audit, trasmettere raccomandazioni, e persino richiedere la sospensione temporanea dei flussi di dati verso i soggetti dell’Unione non conformi.
L’IICB può anche istituire un comitato esecutivo per delegare compiti e poteri specifici, stabilendo il suo regolamento interno. Inoltre, presenta annualmente una relazione al Parlamento europeo e al Consiglio sull’andamento dell’attuazione del regolamento, inclusa la cooperazione del CERT-UE con gli Stati membri.
Garantire un ambiente digitale e resiliente in UE
Nel contesto tracciato dal Regolamento, il CERT-UE e l’IICB operano in stretta sinergia. Mentre il primo stabilisce le direttive e le strategie di alto livello per la sicurezza digitale, il secondo ha il compito di applicare queste direttive sul campo, offrendo consulenza pratica e interventi operativi per garantire una protezione efficace e continua contro le minacce informatiche nell’ambito dell’Unione Europea.
Tale cooperazione sinergica contribuisce a garantire un ambiente digitale sicuro e resiliente per gli enti e le istituzioni nell’Unione Europea.