Nella situazione mondiale di oggi, caratterizzata da diversi conflitti per terra e nel cyber spazio, la salvaguardia di Internet per lo scambio delle comunicazioni civili e militari è fondamentale.
È per questo motivo che la NATO, attraverso accademici statunitensi, islandesi, svedesi e svizzeri, sta mettendo in piedi un progetto che possa creare un piano alternativo nel caso in cui i cavi sottomarini, che trasportano più di 10.000 miliardi di dollari di transazioni finanziarie ogni giorno, oltre a quasi tutto il traffico Internet, vengano attaccati.
Indice degli argomenti
Dai cavi sottomarini ai satelliti: il progetto NATO
L’idea della NATO, che prende il nome di Hybrid Space and Submarine Architecture to Ensure Information Security of Telecommunications (HEIST), è quella di reindirizzare i dati verso lo spazio dai cavi sottomarini ai sistemi satellitari in caso di sabotaggio o disastro naturale.
Il programma Science for Peace and Security della NATO ha approvato una sovvenzione di 400.000 euro per il progetto da circa 2,3 milioni di euro, più i contributi in natura degli istituti di ricerca, secondo quanto riportato da Bloomberg, che ne ha visionato i documenti.
Eyup Kuntay Turmus, consigliere e responsabile del programma della NATO, ha affermato che il progetto, ancora non annunciato pubblicamente, è stato approvato e presto verrà avviato.
C’è molta fretta nel dare l’inizio ai lavori a causa del clima geopolitico mondiale e la minaccia sempre incombente che si verifichino attacchi, da parte di Russia e/o Cina, per esempio, ai cavi sottomarini al fine di interrompere le comunicazioni militari.
Già lo scorso anno la NATO si era attivata istituendo un centro di coordinamento di best practice per proteggere le infrastrutture sottomarine, a seguito dell’attacco inferto al gasdotto Nord Stream 2.
I sabotaggi ai cavi sottomarini
La vulnerabilità dei cavi sottomarini, che trasportano quasi la totalità dei dati digitali internazionali, è oggetto di discussione da diversi anni e la Russia già ha dimostrato in più occasioni un forte interesse nei confronti di queste infrastrutture critiche.
Nel 2017 la NATO ha iniziato a notare un’attività sottomarina russa mai vista in prossimità dei propri cavi sottomarini, così come la MI6, che ha affrontato i misteriosi sabotaggi ai cavi sottomarini degli ultimi tempi, dal Mare del Nord al Mediterraneo, in un dossier riservatissimo.
Basti pensare al disastro che ha colpito nel settembre del 2022 i gasdotti Nord Stream 1 e 2, che hanno subito delle perdite inspiegabili, attribuite dalle autorità scandinave a un possibile sabotaggio marino per mano russa. Jake Sullivan, consigliere per la sicurezza nazionale americana, aveva definito l’accaduto un “apparente sabotaggio”, per la NATO “deliberato, sconsiderato e irresponsabile”.
Già nei mesi precedenti, si era verificato il taglio delle forniture di gas all’Europa da parte di Mosca, molto probabilmente per rispondere alle sanzioni arrivate dall’Occidente a seguito dell’attacco all’Ucraina.
Un mese dopo il sabotaggio dei gasdotti, sono stati i cavi ad essere presi di mira. Il Cable Shefa-2, poco distante da Nord Stream e che connette le diciotto isole di Faroe alla Scozia, passando per le Shetland e le Orcadi, è stato spezzato in due punti contemporaneamente, provocando l’interruzione di internet sulle isole danesi e scozzesi. La stessa cosa si è verificata poco dopo anche nelle acque francesi per i cavi che collegano Marsiglia a Lione, Barcellona e l’area di Milano.
Ricordiamo anche altri episodi del genere, alle Isole Svalbard per esempio, le isole contese tra Europa e Russia, che hanno visto danneggiare quattro chilometri e mezzo del network LoVe Ocean, secondo indagini scandinave per mano di navi russe passate in quelle acque e proprio in corrispondenza delle due lesioni al cavo.
Le tappe applicative del progetto NATO
Il lancio formale del progetto della NATO è previsto prossimamente con un simposio alla Cornell University di New York. I ricercatori stanno studiando un metodo che permetta il reindirizzamento dei dati nel momento in cui vengono rilevati dei disturbi sui cavi sottomarini, accedendo alla larghezza di banda satellitare o eventualmente ad altri cavi sottomarini.
I test dei prototipi dureranno due anni, come dichiarato dai responsabili del progetto e da quanto si evince dai documenti visionati da Bloomberg, e saranno coinvolti anche partner commerciali e governativi. Secondo Hans Liwång, professore associato di sistemi di difesa presso l’Università della Difesa svedese e uno dei due principali co-direttori del progetto, si tratterà di un sistema capace di reindirizzare i dati sensibili anche come misura precauzionale, una sorta di sistema di backup automatico nello spazio.
Gregory Falco, ingegnere di sistemi spaziali presso la Cornell University e co-direttore insieme a Hans Liwång, ritiene il progetto tecnicamente complesso e dipendente da leggi internazionali “molto disordinate”, per cui sarà necessario un notevole coordinamento giurisdizionale.
La Marina e il governo svedesi hanno espresso un forte interesse nell’utilizzare il risultato del progetto della NATO, secondo quanto emerge dai documenti visionati da Bloomberg, ma non ci sono stati commenti ufficiali a riguardo.
L’azienda satellitare USA Viasat Inc., l’azienda di tecnologia spaziale Sierra Space Corp. e l’azienda islandese di cybersicurezza Syndis figurano tra i partner commerciali del progetto.
Theódór Gíslason, responsabile dell’innovazione di Syndis, ha dichiarato di essere impaziente di utilizzare i risultati del progetto per difendere l’Islanda da potenziali attacchi via cavo.
Henric Johnson, professore di informatica presso l’Istituto svedese di tecnologia di Blekinge, che farà parte del progetto, ha dichiarato che sarà sviluppato in parte in un banco di prova sottomarino per cavi ad alta tensione vicino alla più grande base navale svedese.