La cybersecurity, forse per la prima volta, è uno dei terreni di scontro per le elezioni politiche del 25 settembre. Un tema scottante, non meno del caro bollette, dal momento che le infrastrutture critiche sono nel mirino di attacchi informatici. Infatti crescono gli attacchi contro Asl, Comuni ed enti pubblici e ora nel merino, sempre più, l’energia, campo geo-politico per eccellenza in questa fase.
Vedi il caso di Eni oggetto di un recente attacco hacker, forse di origine russa.
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La cyber sicurezza nei programmi elettorali dei partiti
Ecco i punti chiave dell’offerta politica dei partiti italiani in tema di sicurezza informatica, in base ai programmi pubblicati e a quanto dichiarato a Cybersecurity360 dai rispettivi responsabili della cyber security dei principali partiti.
La cyber sicurezza nel programma di Fratelli d’Italia
La parola chiave del programma elettorale di Fratelli d’Italia (FdI), il partito guidato da Giorgia Meloni, è protezione. Protezione dai cyber attacchi e dai ransomware, protezione degli investimenti con aiuti ad hoc ai soggetti che necessitano alti livelli di sicurezza. E così via.
FdI, al momento in testa ai sondaggi elettorali, punta a finanziare maggiormente la crittografia nazionale per i servizi cruciali, azzerando l’asimmetria tra aziende italiane e quelle estere nell’ambito della crittografia end-to-end. Ma in pole position intende rafforzare l’Agenzia italiana per la cybersecurity.
“La cyber-sicurezza è un elemento imprescindibile per la crescita economica dell’Italia, per la protezione del ‘made in Italy’ delle nostre aziende, per la creazione di nuovi posti di lavoro per i nostri giovani e per il ricollocamento all’interno delle professioni del futuro per chi è disoccupato o ha preso il lavoro”, commenta Alessio Butti, responsabile della cyber security di FdI.
Fdi vuole anche cementare la sovranità digitale, contrastando la crescita di cyber attacchi ai danni di Asl, Comuni, enti pubblici e colossi dell’energia come Eni.
“Rafforzare la nostra sicurezza nazionale in un mondo sempre più digitale. Difendere dagli attacchi cyber di Stati o di attori sponsorizzati da Stati e di organizzazioni criminali l’erogazione dei servizi essenziali ai cittadini, come l’energia, la sanità, le telecomunicazioni, i trasporti, i sistemi bancari e finanziari. Incentivare e supportare gli investimenti delle società private e delle pubbliche amministrazioni in cyber-sicurezza per proteggere queste nostre infrastrutture critiche da attacchi e ingerenze esterne. Mettere finalmente in sicurezza i sistemi della pubblica amministrazione, avvicinandola ai cittadini attraverso servizi digitali davvero funzionanti e sicuri”.
Secondo Fratelli d’Italia, l’Italia deve promuovere l’utilizzo di tecnologie nazionali o europee, per supportare la domanda da parte dei privati e per identificare i criteri di valutazione dell’offerta nell’area del Public procurement con un ruolo essenziale dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale.
Infatti altri punti fondamentali del programma consistono nel “proteggere la nostra crescita economica e il made in Italy sempre più minacciati da attacchi cyber da parte di organizzazioni criminali, che bloccano la produzione chiedendo ingenti riscatti economici, e da parte di Stati o attori sponsorizzati da Stati, che conducono operazioni di spionaggio a vantaggio della loro economia, è un tema ormai di primaria importanza. Per noi chi commette un crimine online deve essere perseguito e punito immediatamente e con certezza”, sottolinea Butti nell’elencare i punti del programma di FdI.
“Inoltre, è un elemento indispensabile per la sicurezza nazionale del nostro Paese, per la salvaguardia della nostra libertà di espressione e per restituire sicurezza a tutti i cittadini italiani anche quando navigano su Internet”, continua Butti.
Infatti il programma di Fratelli d’Italia propone un sostegno economico per le aziende del comparto che devono investire in tecnologie di nuova generazione ad elevato valore aggiunto. FdI mira infatti a supportare coloro a cui sarà richiesto un alto livello di protezione con voucher e crediti d’imposta. Ma non solo.
Altri punti salienti riguardano la necessità di “creare nuovi posti di lavoro nel mondo della cyber-sicurezza per dare possibilità sicure ai nostri giovani di collocarsi presto e bene nel mondo del lavoro, così come per riqualificare le competenze di chi non ha o ha perso la sua occupazione. Incentivare la creazione di un mercato delle tecnologie e della cyber-sicurezza a livello nazionale, dando priorità alle start-up impegnate in questi settori, creando così sempre più nuovi posti di lavoro e un mercato nazionale di prodotti e servizi informatici certificati e sicuri. Creare percorsi specifici di formazione e riqualificazione professionale che guardino davvero alle esigenze del mercato del lavoro, ovvero principalmente al settore tecnologico e della cyber-sicurezza”, prosegue Butti.
Le imprese del settore che assumano personale qualificato, tipicamente con reddito elevato (e quindi non soggetto al livello attuale di decontribuzione per le assunzioni che spesso si fermano a 35.000 euro), potranno accedere a una decontribuzione ad hoc.
Infine FdI punta sulle competenze digitali. “Insegnare la cyber-sicurezza come materia fondamentale già nelle scuole primarie, insegnando ai più piccoli le regole che governano Internet e l’“educazione civica digitale”, così come i pericoli a cui possono andare incontro, in modo da fornire ai nostri figli quegli “anticorpi” culturali che possano aiutarli a non cadere preda di adescatori, pedofili e truffatori. Dobbiamo, poi, accompagnarli con queste competenze fino all’università, incentivando la ricerca nei settori tecnologici e nella cyber-sicurezza”, conclude Alessio Butti.
Il programma della Lega in tema di cyber security
Anche la Lega, che va alle elezioni con Fratelli d’Italia e la coalizione di centro-destra, vuole rafforzare l’Agenzia italiana per la cybersecurity, per prevenire attacchi hacker e blindare i dati dei cittadini. Infatti, la Lega vuole potenziare i sistemi di sicurezza cibernetica della pubblica amministrazione, proteggendo la PA con una strategia comunitaria che preveda investimenti specifici.
“Dobbiamo investire su tecnologie nazionali o europee”, sostiene Marco Dreosto, europarlamentare e coordinatore Lega FVG e responsabile Cyber security del partito di Matteo Salvini: “dobbiamo puntare ad ottenere un’autonomia tecnologica e produttiva in collaborazione con i partner europei, dobbiamo sostenere le imprese a formare, assumere e a mantenere in Italia i lavoratori del comparto cyber”.
Come FdI, anche la Lega ragiona in termini di voucher e decontribuzioni:
“In quest’ottica, ad esempio”, continua Dreosto, “va immaginata una decontribuzione specifica per aiutare il settore che più di tutti farà assunzioni nel prossimo quinquennio e che oggi non riesce, a causa dell’elevato costo del lavoro, ad essere competitivo con le offerte che arrivano da aziende estere con particolare riferimento a quelle extra europee. Vogliamo rafforzare l’Agenzia italiana per la cybersecurity per darle gli strumenti per operare al meglio. Per noi della Lega la cybersecurity è una priorità perché quando si parla di sicurezza informatica si parla anche di sicurezza nazionale, e su questa non ci possono essere divisioni politiche. Necessario che essa venga garantita con tutti gli sforzi necessari”.
Forza Italia: sì alla blockchain, nessun accenno alla sicurezza IT
Silvio Berlusconi oggi è sbarcato su TikTok, ma glissa sulla cybersecurity nel suo programma pubblico.
Invece Forza Italia parla di offrire maggiore sostegno all’innovazione digitale per tracciare i rifiuti. Secondo il partito, guidato ancora una volta da Silvio Berlusconi, occorre effettuare il tracciamento dei rifiuti sfruttando i “nuovi sistemi di blockchain”. Mancano accenni invece alla cyber security.
L’offerta politica del PD nella cyber in tre punti chiave
Il programma in tema di cyber security del PD, guidato da Enrico Letta, ha tre punti essenziali: rafforzamento dell’Agenzia nazionale di cybersecurity, risorse per le aziende che investono in sicurezza informatica e competenze per un piano straordinario di assunzioni nella Pubblica amministrazione di giovani esperti. Ci illustra i tre punti Enrico Borghi, responsabile delle politiche per Difesa e Sicurezza del Partito Democratico e rappresentante del PD al Copasir.
“Il primo aspetto è ciò che si sta concretizzando in queste ore: recependo anche un disegno di legge, presentato dal Partito Democratico, a firma mia, sulla base di un’iniziativa bipartisan condotta nel Copasir, il governo ha presentato un emendamento – che ci impegneremo a convertire in Legge – per consentire gli attacchi di replica di cyber difesa da parte dell’Italia. Credo che sia un primo elemento significativo di adeguamento della normativa” per arginare i cyber attacchi contro l’Italia.
In secondo luogo, occorre “implementare e rafforzare il percorso che ha portato alla nascita dell’Agenzia nazionale di cybersecurity”, continua Borghi, “il pilastro essenziale. Ma, in parallelo, bisogna esercitare un’azione e quindi mettere a disposizione risorse nei confronti di aziende e Pubblica Amministrazione, affinché s’impegnino nella formazione e nella ristrutturazione delle proprie realtà interne sul tema della cyber security. Come, quando venne introdotta la Legislazione sulla Sicurezza sul lavoro, ogni azienda si dotò di un responsabile della sicurezza sul posto di lavoro, così oggi dobbiamo fare analogamente nell’ambito della cyber sicurezza. Poiché la cyber security significa oneri, lo Stato deve quindi mettere a disposizione risorse perché questi oneri vengano scaricati sul sistema. Il grado di resistenza e resilienza del sistema Italia deve crescere. Infine, terzo punto: in questa direzione, bisogna immettere giovani competenti per rimediare al cronico ritardo italiano in questo campo. Serve un piano straordinario di immissione di giovani esperti di cyber sicurezza nella Pubblica amministrazione”.
La proposta politica del M5S per la cyber
In attesa del programma completo del Movimento 5 Stelle (M5S), guidato dall’ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte, ce lo anticipa Luca Carabetta, responsabile della cyber security del M5S: “Noi intendiamo proseguire nel solco già tracciato. Tutto il lavoro svolto nei governi Conte e Draghi in questo settore è per noi un prezioso punto di partenza. Possiamo dire senza ombra di dubbio di avere invertito la rotta su molti fronti dell’innovazione tecnologica e della digitalizzazione, dopo decenni di disattenzione verso questi argomenti”.
Il M5S mette al centro il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR): “C’è il PNRR che ovviamente sosteniamo e rivendichiamo, specie nella sua vocazione che vede come primo pillar quello della transizione digitale.
Una progressiva e sempre più capillare digitalizzazione della Pubblica Amministrazione richiede una struttura in grado di orchestrare e monitorare tutti i processi”, sottolinea Carabetta.
Il movimento guidato da Conte mette anche l’accento sul cloud: “Intendiamo proseguire con il Piano Italia Cloud, con la realizzazione del Polo Strategico Nazionale e con la migrazione dei servizi. Anche da questo punto di vista occorrono maggiori investimenti perché la digitalizzazione deve andare di pari passo con la cybersicurezza”.
In ambito strettamente cybersecurity, il M5S sottolinea il tema delle competenze digitali: “Conosciamo i problemi di organico e competenze segnalati dall’Agenzia Nazionale per la Cybersecurity e lavoreremo in questa direzione mettendo in campo ogni strumento per potere potenziare la struttura. Questo comunque è un discorso che riguarda l’urgenza nel breve periodo. Nel medio/lungo periodo serve una maggiore presenza delle competenze STEM (e informatiche in particolare) nei percorsi scolastici, questione che abbiamo inserito nel programma”.
“Il punto centrale”, conclude Carabetta, “è che non ci dobbiamo inventare nulla, ma proseguire nella strada tracciata con i governi che abbiamo sostenuto dato che, grazie a questo lavoro, abbiamo avuto una svolta vera, per la prima volta su questo tema”.
Terzo Polo con poca cyber
Carlo Calenda e Matteo Renzi, insieme a Mara Carfagna e Maria Stella Gelmini, formano il Terzo Polo. La fusione di Azione e Italia Viva si presenta alla prossima competizione elettorale con un programma elettorale che al momento quasi ignora il tema tecnologico.
In ambito sicurezza, il programma del Terzo Polo cita l’opposizione alla sorveglianza di massa definita come strumento inefficace nell’arginare il terrorismo internazionale. Invece alle forze dell’ordine, lo Stato dovrebbe elargire strumenti materiali e digitali più efficaci. Inoltre, il Terzo Polo chiede di adottare misure personali per il monitoraggio dei soggetti sottoposti a controllo.
Cyber sicurezza nei programmi elettorali: è l’ora di passare dalle parole ai fatti
A poco meno di un mese dalle elezioni politiche anticipate, a causa dello scioglimento anticipato delle Camere lo scorso luglio, i programmi possono risultare ancora generico.
Per esempio nessuno ha citato implicazioni dell’uso dilagante dell’intelligenza artificiale e della tecno sorveglianza.
Tuttavia, il tema della cyber sicurezza nei programmi elettorali c’è e tutti, almeno a parole, hanno consapevolezza del momento critico dell’impatto della guerra ibrida e dei cyber attacchi su aziende e PA. Tutti i principali partiti vedono la necessità di arruolare competenze: assumere giovani esperti nel settore della cyber sicurezza.
Inoltre, è anche trasversale l’attenzione alle risorse di cui le aziende ed enti pubblici necessitano per difendersi. Ora occorre vedere cosa accadrà dal 26 settembre in poi, nella formazione del prossimo governo, quando sarà l’ora di passare dalle parole ai fatti.