La guerra degli USA contro i ransomware entra nel vivo con il coinvolgimento di alleati e partner. Nel corso di un incontro multilaterale, tenutosi a distanza, i Paesi partecipanti hanno dialogato apertamente e con franchezza.
Resta il nodo del coinvolgimento di Russia e Cina, non invitate e accusate di essere troppo tolleranti con il cyber crimine, talvolta additate come mandanti degli attacchi. Con Mosca, però, gli USA mantengono un canale separato.
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Indice degli argomenti
Cooperazione internazionale contro i ransomware: obiettivi
Due giorni di incontri virtuali per il Presidente USA Joe Biden, che sta mettendo in pratica la propria strategia di coinvolgimento internazionale per contrastare e fermare gli attacchi ransomware.
La Counter-Ransomware Initiative del Consiglio Nazionale della Sicurezza, questo il suo nome, si è tenuta mercoledì 13 e giovedì 14 ottobre e ha coinvolto autorità di 30 governi differenti, inclusi i membri dell’Unione Europea e partner storici.
Il nuovo approccio cooperativo con il quale gli Stati Uniti vogliono ribadire e rilanciare la propria leadership globale fa leva sulla natura condivisa della minaccia rappresentata dagli attacchi ransomware. Dopo le iniziative forti intraprese dalla Casa Bianca a livello nazionale, Washington e i partner del G7 avevano convenuto a giugno di dover aumentare la propria resilienza nei confronti del cyber crimine, di dover cercare e punire gli autori, nonché di chiedere conto agli Stati che, più di altri, vedono attività di questo genere nei propri confini.
Agire in maniera congiunta per ridurre i rischi
Un primo incontro aperto a stampa e osservatori è stato seguito da altri cinque a porte chiuse, quattro monotematici e una seduta finale plenaria, per un totale di sei.
Se gli USA sono stati indubbiamente il pivot dell’iniziativa, quattro Paesi hanno ricoperto un ruolo decisivo nell’articolazione dell’evento in qualità di organizzatori delle discussioni tematiche: l’India per la resilienza, l’Australia per quanto riguarda le interruzioni di servizio causate dagli attacchi, la Gran Bretagna per le criptovalute, la Germania per la diplomazia digitale.
Durante gli incontri è emersa la necessità, da parte di tutte le autorità presenti, di fronteggiare il problema dell’incremento degli attacchi ransomware, molto numerosi nell’ultimo anno e pericolosi per la sicurezza e l’economia.
I governi ritengono necessario agire in maniera congiunta per ridurre i rischi: dal rispondere in modo efficiente agli attacchi cyber e mitigare il più possibile il riciclaggio di denaro in criptovalute, allo sviluppo normativo e diplomatico per il settore.
Lotta ai ransomware: le strategie da adottare
Il tema principale discusso durante l’incontro è stato quello finanziario e le possibili strategie da adottare al fine di attaccare l’ecosistema di riciclaggio delle criptovalute sviluppato dai cyber criminali per incassare i proventi dei riscatti.
Si tratta di cospicue quantità di denaro, circa 600 milioni di dollari nei primi sei mesi del 2021, in aumento dai circa 400 di tutto il 2020, che convergono nelle mani dei criminali informatici.
Inoltre, l’implementazione disomogenea a livello globale degli standard del Financial Action Task Force sugli asset virtuali e sui fornitori di servizi correlati, favorisce il diffondersi di questo fenomeno perché le transazioni di denaro sono difficilmente tracciabili.
A questo proposito, la collaborazione internazionale tenta di migliorare le capacità di resilienza ed intervento a fronte questi attacchi con lo scopo di arrivare alla radice del fenomeno.
Essendo l’attacco ransomware un fenomeno il più delle volte a carattere transnazionale, fronteggiarlo richiede una forte collaborazione tra Stati, agenzie di sicurezza e forze di polizia, sia a livello nazionale che internazionale.
Dal punto di vista normativo, le autorità ritengono necessario potenziare gli sforzi diplomatici al fine di sensibilizzare gli stati ad attuare politiche stringenti verso attacchi ransomware. Lo scopo è quello di garantire un’azione diplomatica coordinata nel momento in cui uno stato non sia in grado di rispondere alla minaccia cyber.
Il dialogo con la Russia e l’incognita Cina
Uno dei successi annunciati dall’amministrazione USA è stato il largo consenso ottenuto tra i suoi partner sullo spinoso tema dell’attribuzione degli attacchi cibernetici, che ha visto negli ultimi mesi una convergenza senza precedenti nell’indicare apertamente in Russia e Cina le responsabili delle più recenti attività cibernetiche offensive (sia pure per motivi diversi).
Senza la collaborazione di queste due potenze è difficile pensare di poter affrontare il problema, come già sottolineato a più riprese dal Presidente Joe Biden, evidenziando ancor di più l’importanza di tali assenze.
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Nonostante il richiamo al multilateralismo, infatti, gli USA, per quanto riguarda le criticità della sfera digitale, prediligono un approccio bilaterale con la Russia.
Su iniziativa dei due Presidenti Biden e Putin è stato istituito un gruppo di esperti nel quale Washington ha fatto presente le proprie aspettative sul contrasto alle attività cyber criminali provenienti dal territorio russo.
La Casa Bianca riconosce alcuni passi avanti del Cremlino, ma si dice in attesa che seguano iniziative più concrete dopo che negli ultimi mesi c’era stato uno scambio di informazioni sui gruppi criminali che operano dalla Russia, mentre altri dettagli sui confronti nel gruppo di lavoro bilaterale non sono stati comunicati, ma si è ribadita più volte la natura franca e diretta della collaborazione.
Nonostante la recente diminuzione di attacchi ransomware ai danni di soggetti statunitensi non si scommette sulla durata di questo stato di quiete. Il portavoce di Recorded Future, una società americana che si occupa di cyber sicurezza, ha dichiarato alla CNN che un gruppo cyber criminale basato in Russia, già numeroso, si starebbe riorganizzando, reclutando nuove leve.
La Cina, invece, nonostante sia stata additata come responsabile di diversi cyber attacchi, non è stata menzionata né nella conferenza stampa pre-evento, né nel comunicato congiunto.
Conclusioni
I governi presenti al summit si sono trovati d’accordo sul fatto che, al fine di minare gli attacchi ransomware, ci sia la necessità di stabilire un’azione comune basata su quattro pilastri: impegno diplomatico contro quei paesi che “ospitano” gli hacker, contrasto al riciclaggio di criptovalute, condivisione di informazioni e indagini sui cyber attacchi e garanzia di una maggior resilienza delle reti.
In questo senso, i paesi partecipanti si rendono disponibili a fare largo uso dei propri strumenti nazionali per bloccare e intraprendere azioni contro i criminali informatici che mettono in pericolo le infrastrutture strategiche, pubbliche e private.
Non aver invitato Russia e Cina indica chiaramente quali siano gli schieramenti sul campo, ma la presenza dell’iniziativa bilaterale tra Casa Bianca e Cremlino lascia tuttavia spazio alla cooperazione internazionale sia contro i gruppi criminali, sia per la moderazione delle attività offensive statali o sponsorizzate dagli Stati, e in più ribadisce il ruolo di leader degli USA, che, sulle questioni strategiche, non accettano vincoli o influenze da parte dei partner.
Sarebbe auspicabile che altri eventi del genere possano vedere in futuro una partecipazione ulteriormente allargata, in un contesto nel quale si possono trovare soluzioni efficaci solo mediante una concreta cooperazione a livello globale.