Il 3 luglio 2023 il Ministero del Commercio della Repubblica Popolare Cinese ha reso noto, tramite un comunicato, che a partire dal primo agosto i fornitori nazionali di prodotti chimici dovranno richiedere le licenze governative per l’esportazione di 38 prodotti, tra cui il nitruro di gallio e il biossido di germanio.
La decisione sembrerebbe esser stata presa sulla base di valutazioni sulla protezione degli interessi nazionali di sicurezza.
I due metalli in questione sono utilizzati nella produzione di chip, nelle apparecchiature di comunicazione e in vari dispositivi per uso bellico. Nello specifico, il gallio è impiegato nei semiconduttori composti che, combinati con altri elementi, sono utilizzati per migliorare la velocità e l’efficienza di trasmissione negli schermi dei telefoni cellulari, nei pannelli solari e nei radar.
Il germanio, invece, è impiegato nei cavi di comunicazione in fibra ottica, nei visori notturni e nelle celle solari che alimentano molti satelliti.
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Impatto delle restrizioni cinesi all’esportazione di terre rare
Sulla base di quanto riportato in un rapporto pubblicato nel marzo 2023 dalla Commissione Europea, Pechino è il primo produttore mondiale di entrambi i minerali, con il 94% delle forniture di gallio e l’83% di germanio.
Inoltre, uno studio della U.S. Geological Survey del gennaio 2023 ha reso noto che le importazioni statunitensi di gallio metallico e di wafer di arseniuro di gallio nel 2022 sono state valutate intorno ai 225 milioni di dollari.
Alcuni analisti hanno stimato che l’impatto dei divieti cinesi sarebbe limitato, poiché gli Stati Uniti e i loro alleati potrebbero importare i materiali da altri Paesi o produrli internamente, anche se a costi più elevati.
I commentatori cinesi hanno affermato che i controlli sulle esportazioni mirano a rallentare il ritmo di sviluppo dei produttori di chip statunitensi e giapponesi, nel tentativo di creare il tempo e lo spazio necessari agli operatori cinesi per recuperare il ritardo nella competizione per la creazione di chip di dimensioni sempre più ridotte.
Le preoccupazioni dell’Unione Europea
Il provvedimento preso da Pechino ha generato preoccupazione all’interno dell’Unione Europea. Secondo quanto detto da un portavoce della Commissione, “l’UE è preoccupata che le restrizioni all’export imposte dalla Cina sul gallio e il germanio […] non siano correlate alla necessità di proteggere la pace globale, la stabilità e l’attuazione degli obblighi di non proliferazione della Cina derivanti dai trattati internazionali”. Il portavoce ha altresì affermato che i due materiali “sono essenziali per la nostra industria, soprattutto per il loro uso in settori strategici, e anche (nel senso) che dipendiamo da un unico fornitore”.
Gallio e germanio, infatti, appaiono tra le materie prime considerate strategiche all’interno dell’European Critical Raw Materials Act, un regolamento emanato a marzo 2023 dalla Commissione circa l’approvvigionamento di materiali critici.
Anche il Ministro degli Esteri olandese, Robert Habeck, si è espresso sulle restrizioni cinesi, dichiarando che qualsiasi ampliamento dei controlli su materiali come il litio sarebbe da considerarsi problematico.
Non solo Cina: il peso della guerra in Ucraina
Oltre che dalle manovre cinesi, gli Stati europei avrebbero subito ripercussioni nel loro accesso ai REE a causa dello scoppio della guerra in Ucraina.
Prima del conflitto, Kiev, che possiede circa 500.000 tonnellate di litio e grandi quantità di terre rare, era pronta a diventare un attore chiave nella transizione globale verso la tecnologia verde. Tuttavia, con l’acquisizione da parte della Russia di zone a est e a sud del Paese, il controllo delle materie prime critiche da parte dell’Ucraina sarebbe compromesso.
Mentre l’Europa si sta allontanando dalla dipendenza dal petrolio e dal gas russo, Mosca continua a detenere molti degli elementi essenziali per la transizione ecologica dell’Occidente.
La Russia rappresenta circa il 7% della fornitura globale di nichel, componente fondamentale per i pannelli solari. È anche leader nella produzione globale di alluminio, palladio, potassio e vanadio. L’UE importa circa 7,4 miliardi di dollari all’anno di materie prime dalla Federazione Russa.
Terre rare: la dipendenza dell’UE dai minerali russi
I minerali russi, così come gli idrocarburi, sono stati esclusi dalle sanzioni occidentali; Norilsk Nickel, ad esempio, la maggiore azienda produttrice mondiale di palladio e nichel, di proprietà dell’oligarca vicino a Putin Vladimir Potanin, non è stata sottoposta a provvedimenti restrittivi.
La dipendenza nei confronti del Cremlino sarebbe altresì osservabile nella catena logistica per l’approvvigionamento delle materie prime. Il Paese è al centro di una rotta di trasporto ferroviario che fornisce ai produttori di armi del Nord Europa, come Rheinmetall, un rifornimento dei metalli necessari per produrre microchip, elettronica e altri dispositivi militari.
Il volume di terre rare cinesi spedite su treni attraverso la Russia sarebbe salito a 36.074 tonnellate nei primi nove mesi del 2022, più del doppio della quantità trasportata in tutto il 2021, secondo quanto diffuso da Bloomberg News.
Il valore di questo commercio avrebbe raggiunto i 377 milioni di euro a settembre 2022. Per contro, i corridoi dell’Europa meridionale presentano limiti di capacità e non sarebbero ancora in grado di assorbire le perdite della rotta settentrionale.
Raccomandazioni per impedire l’interruzione di fornitura
Di fronte all’esposizione dell’Unione ai rischi di interruzione di fornitura, nel gennaio 2023 il The Hague Centre for Strategic Studies ha proposto alcune raccomandazioni per affrontare questa criticità. Secondo l’istituto, le terre rare dovrebbero essere incluse nelle strategie e nelle politiche di sicurezza nazionali. Il coordinamento europeo sarebbe necessario, soprattutto dopo l’invasione russa dell’Ucraina, poiché stanno aumentando le promesse di aumento della spesa europea per la difesa.
Il riciclo sarebbe essenziale per ridurre la domanda di questi minerali e dovrebbe contribuire alla sicurezza dell’approvvigionamento dopo il 2035. Il Piano d’Azione dell’UE per l’Economia Circolare e il Programma Nazionale dei Paesi Bassi sull’Economia Circolare sarebbero alcuni esempi in tal senso. Attraverso incentivi e programmi di finanziamento, i Governi europei potrebbero ridurre il rischio degli investimenti e incoraggiare le aziende a innovare.
Infine, sebbene l’Unione Europea disponga di specifiche esigenze, le relazioni transatlantiche resterebbero un elemento essenziale per l’approvvigionamento comunitario.
UE al lavoro per l’autonomia nella fornitura di terre rare
Negli ultimi mesi, alcuni Paesi europei hanno iniziato a mappare le riserve di terre rare presenti sul proprio territorio. Nel gennaio 2023 la compagnia svedese Luossavaara-Kiirunavaara Aktiebolag (LKAB) ha individuato un giacimento nel nord del Paese che, secondo le stime, conterrebbe un milione di tonnellate di REE.
Secondo gli esperti, questo sito potrebbe rendere l’Unione autonoma dalle importazioni cinesi.
Il giacimento è adiacente alla miniera di ferro di Kiruna, la quale potrebbe essere ampliata per estrarre le terre rare e il fosforo, un minerale fondamentale per i fertilizzanti.
LKAB sta testando il nuovo giacimento e prevede di richiedere una concessione di sfruttamento nel corso dell’anno. L’azienda ha dichiarato che ci vorranno dai 10 ai 15 anni per iniziare a ottenere terre rare.
Secondo gli analisti, la società dovrà tuttavia affrontare ostacoli per l’estrazione dei REE. Parte della sfida deriverebbe dal basso livello di concentrazione dell’ossido nella miniera.
A ciò si aggiungerebbero altri fattori, tra cui la necessità di centri di produzione e strutture in grado di gestire la lavorazione a più fasi di questi ossidi. Inoltre, la LKAB ha riferito che il ritrovamento ha un livello basso di ossido di terre rare, equivalente allo 0,18%.
Sul piano internazionale, l’UE e i suoi Stati Membri starebbero cercando fornitori alternativi a Cina e Russia con cui stringere accordi di cooperazione.
Nel mese di aprile 2023, il Governo australiano ha reso nota l’intenzione di collaborare con la Germania, con l’obiettivo di dar vita ad un’alleanza strategica sul fronte dell’approvvigionamento di minerali critici. Tale accordo sosterrebbe l’Australia nello studio e sviluppo di industrie operanti nel comparto e garantirebbe a Berlino forniture di minerali per le sue attività manifatturiere.
Si noti che nel maggio 2023 Canberra, date le sue ingenti riserve di REE, ha ottenuto il sostegno della Casa Bianca per lo sviluppo della sua industria dei minerali critici; l’accordo farebbe sì che i fornitori australiani di minerali e di energia rinnovabile vengano trattati come fornitori nazionali ai sensi del Defence Production Act degli Stati Uniti.
Nel giugno 2023, inoltre, l’Unione Europea e il Cile hanno firmato un memorandum di intesa per formare un partenariato strategico per espandere la disponibilità di litio e potenziare le catene di approvvigionamento. Nell’ambito dell’accordo, i leader dei Paesi UE hanno annunciato ulteriori progetti relativi al programma UE-Cile sull’idrogeno verde, in particolare il “Team Europe Fund for Renewable Hydrogen in Chile”.
Altre intese sarebbero incentrate a rafforzare la resilienza europea nel campo dei prodotti intermedi e delle applicazioni tecnologiche.
Nel luglio 2023, il Commissario Europeo per il Mercato Interno Thierry Breton ha annunciato che UE e Giappone collaboreranno per monitorare la catena di fornitura dei chip e facilitare lo scambio di conoscenze.
Breton ha anche detto che verrà creato un consiglio UE-Giappone per discutere temi quali il calcolo quantistico.
Un’iniziativa simile è stata intrapresa dall’Unione con la Corea del Sud: le due parti hanno concordato di cooperare su temi quali l’intelligenza artificiale e la sicurezza informatica.