Negli ultimi anni la Cina ha intensificato i suoi sforzi per esercitare il controllo sulle società tecnologiche americane, implementando nuovi divieti e restrizioni. Infatti, secondo quanto riferito dal Ministero dell’Industria e dell’Informazione Tecnologica cinese, sono state emesse nuove regole che potrebbero limitare il colosso americano Apple dall’offrire molte applicazioni straniere sul suo app store per iPhone in Cina.
In particolare, tali regole non mirano specificamente ad Apple, ma farebbero parte di uno sforzo più ampio che Pechino sta intraprendendo per rafforzare le normative sulla censura e sulla sicurezza dei dati.
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Il possibile crackdown di Apple in Cina
La mossa della Cina di limitare le app colmerebbe una lacuna nel GreatFirewall – il pacchetto di normative internet in Cina – che finora è stata sfruttata dagli utenti di iPhone cinesi per scaricare le popolari app di social media occidentali come Instagram, YouTube e Whatsapp attraverso reti private virtuali (VPN).
Le normative GreatFirewall sono in vigore dal 2006, e hanno il fine di bloccare l’accesso a molti siti web ed app straniere. Ad esse si aggiunge ora il nuovo pacchetto di norme, che viene interpretato come un’estensione del sistema di registrazione esistente richiesto ai siti web per operare legalmente in Cina.
In questo ambito interviene l’uso delle VPN, che permettono agli utenti cinesi di navigare nei siti e scaricare le app vietate nel Paese: secondo le stime pubblicate da Sensor Tower, in Cina le applicazioni di Instagram, X, Facebook, YouTube e Whatsapp sono state scaricate dall’app store di Apple più di 170milioni di volte negli ultimi dieci anni.
Piattaforme come X sono state anche utilizzate per diffondere informazioni e video di proteste contro le regole Covid imposte dalla RPC in tutto il suo territorio.
La decisione del Ministero dell’Informazione Tecnologica comporterebbe, per Apple, l’impossibilità di fornire tali piattaforme nel suo app store in Cina a partire dal luglio 2024, a meno che gli operatori non si registrino presso il governo, come richiesto dalle nuove regole emanate.
Secondo gli analisti, sarà molto difficile che gli operatori americani si registrino presso il governo cinese, a causa delle preoccupazioni relative al trasferimento dei dati e alle limitazioni imposte dalla censura.
Possibili impatti dell’uscita di Apple dalla Cina
Tuttavia, i vincoli presentati da questa nuova norma costituiscono solo una delle sfide che Apple dovrà affrontare in Cina, dove vi è il 95% della produzione di iPhone, AirPods, Mac e iPod e circa il 20% delle sue vendite globali.
La Cina è considerata infatti uno dei più grandi mercati di Apple: nel 2022 il mercato cinese ha contribuito per circa 74 miliardi di dollari di entrate per il colosso americano.
Allo stesso tempo, l’area detta Grande Cina – ossia Cina, Hong Kong e Taiwan – costituisce il terzo mercato più grande per Apple, avendo rappresentato, lo scorso anni, il 19% delle sue vendite, pari a 394 miliardi di dollari.
Sia la Cina che gli Stati Uniti hanno adottato misure per ridurre la loro reciproca dipendenza economica, dando sempre priorità alle preoccupazioni per la sicurezza nazionale sugli investimenti e sul commercio.
Qualora la Apple decidesse di trasferire la sua produzione negli Stati Uniti o in un altro Paese, incontrerebbe degli ostacoli economici imposti dalla Cina, poiché entrambe le nazioni stanno attuando delle politiche interne per ottenere un vantaggio nella produzione avanzata di semiconduttori, essenziali per lo sviluppo di settori tecnologici chiave come l’IA.
Ad esempio, Pechino, produttore ed esportatore più dell’80% di gallio e germanio, ha imposto delle restrizioni all’esportazione di tali metalli, indispensabili per produrre chip per computer e altri dispositivi.
Allo stesso tempo il Paese ha intensificato i suoi sforzi pianificando, da un lato, la sospensione dell’uso dei prodotti Apple nelle agenzie ed aziende sostenute dal governo nazionale, dall’altro, finanziando le aziende tecnologiche autoctone, tra cui Huawei.
Lo scopo di queste misure sarebbe “limitare l’uso personale di iPhone, che potrebbero accedere alle reti locali e raccogliere dati ambientali, si allinea con l’impegno del governo per rafforzare la sicurezza informatica”, ha affermato Chim Lee, analista cinese dell’Economist Intelligence Unit.
Sicurezza nazionale, nuovo fronte di scontro USA-Cina
Dunque, la Cina e gli Stati Uniti vedono le loro rispettive aziende tecnologiche come potenziali rischi per la sicurezza, in quanto potrebbero fornire l’accesso backdoor ai dati sensibili e alle infrastrutture governative. Washington ha anche vietato alle imprese statunitensi di fare affari con numerose aziende tecnologiche cinesi, tra cui Huawei, limitando anche le esportazioni di chip e tecnologia avanzata statunitense in Cina.
Il divieto di Pechino ha allertato anche le società occidentali che operano in Cina, come dimostrano anche i raid della polizia contro le imprese straniere – il più recente al gruppo Mintz – e le recenti leggi anti-spionaggio che limitano le capacità di concludere accordi con le aziende ed accedere alle informazioni.
L’ambiente di sicurezza sempre più teso si trova al vertice di una serie di sfide che le società dovranno affrontare, tra cui la ricaduta economica della pandemia, il furto di proprietà intellettuale, la discriminazione del governo a favore dei concorrenti nazionali e le questioni normative.
Alcuni analisti hanno suggerito che le limitazioni di Pechino nei confronti di Apple facessero parte di una strategia “tit for tat” utilizzata a seguito delle restrizioni imposte a Huawei da parte degli Stati Uniti.
Infatti, quest’ultimi hanno vietato l’approvazione di nuove apparecchiature di telecomunicazione da parte delle società cinesi Huawei e ZTE poiché rappresentano un rischio per la sicurezza nazionale.
Pechino, da parte sua, ha risposto imponendo agli operatori di alcune importanti infrastrutture di cessare gli acquisti di beni dal produttore di chip statunitense Micron Technology con l’obbiettivo di essere più autosufficienti nella realizzazione di semiconduttori.
Secondo Yao-Yuan Yeh, professore di studi internazionali presso l’Università statunitense di St Thomas, il Partito Comunista Cinese intende creare un ambiente economico solido all’interno del quale un’azienda come, per esempio, Huawei possa facilmente esportare i suoi prodotti nel mondo e, allo stesso tempo, i consumatori cinesi scelgano sempre gli smartphone Huawei invece che gli iPhone.
Secondo l’esperto, il nazionalismo è in aumento in Cina negli ultimi anni, in particolare nel contesto della crescente concorrenza con gli Stati Uniti. “Ora c’è un sacco di gente che dice che se ami la Cina acquisti da Huawei e se acquisti un iPhone, sei un traditore”.
Quale bilanciamento tra privacy e richieste del governo cinese
Tuttavia, nonostante le sfide poste dalle nuove leggi e restrizioni della Cina, la posizione di Apple nel paese asiatico dovrebbe rimanere forte, continuando ad essere un marchio premium per il mercato cinese grazie ai suoi prezzi elevati, alla qualità del prodotto e all’ecosistema chiuso.
Inoltre, qualsiasi crollo delle vendite potrebbe potenzialmente essere compensato dalla continua espansione di Apple nei mercati emergenti come l’India. L’espansione in questo Paese, infatti, è una mossa strategica accelerata dall’escalation delle tensioni tra Stati Uniti e Cina.
Mentre Apple attraversa queste sfide, resta da vedere come l’azienda bilancerà il suo impegno per la privacy degli utenti e la sicurezza dei dati con le nuove esigenze imposte dal governo di Pechino.