E’ 11,7 milioni di dollari è il costo medio che un’azienda deve sostenere in un anno a causa di attacchi informatici (figura), media che supera i 18 milioni per il settore Finance, mentre a livello paese la forbice è molto aperta tra realtà come gli Stati Uniti, dove la media è 17,36 milioni, e quelli come il nostro che non raggiungono i 7 milioni (6,73). È quanto afferma l’ultima edizione dello studio Cost of Cyber Crime rilasciato da Accenture e Ponemon Institute che da otto anni analizza il fenomeno. Obiettivo della ricerca non è tanto quello di condurre un’analisi statistica (il campione non è infatti tale da consentire un’analisi di questo tipo), bensì quello di capire qual è il trend dell’impatto del cybercrime in termini economici sulle imprese.
Accanto al costo medio del cybercrime, che vede un aumento del 22,7% nel 2017 sul 2016, l’altro dato che testimonia la crescita del fenomeno è il numero di violazioni subite in media da un’azienda: dalle 102 del 2016 si è passati alle 130 del 2017.
Accanto a tutta una serie di indicatori (per leggere il resoconto completo vai all’articolo
Il costo del cybercrime e la risposta delle aziende) lo studio considera le quattro principali conseguenze di un attacco informatico: interruzione delle attività, perdita di informazioni, perdita di ricavi e danni alle infrastrutture. La notizia positiva è che i costi derivanti da interruzioni di attività (come quelli relativi a malfunzionamenti dei processi aziendali) sono scesi dal 39% del 2015 al 33% di quest’anno; quella negativa è che la perdita di informazioni risulta l’effetto più dannoso (con un’incidenza del 43% sui costi), ed è una notizia particolarmente negativa perché questo danno è decisamente insidioso. Il furto di informazioni può infatti avere effetti in termini di immagine, di posizionamento del brand, di fiducia da parte del mercato che si protraggono nel tempo e che spesso non risultano immediatamente quantificabili nella loro totalità.
A cura di Patrizia Fabbri, ZeroUno