La rielezione di Donald Trump potrebbe avere un impatto significativo sulla cyber sicurezza globale, in particolare per quanto riguarda le restrizioni sulle aziende di spyware. Aziende come NSO Group, che già stanno cercando di fare pressioni sui Repubblicani, potrebbero vedere alleggerite le normative che ne limitano l’attività, con conseguenze dirette sugli sforzi globali per controllare la proliferazione di strumenti di sorveglianza.
Inoltre, un eventuale disimpegno degli Stati Uniti dalle alleanze internazionali, inclusa la NATO, potrebbe aumentare i rischi per la sicurezza globale, compromettendo la capacità dell’Occidente di fronteggiare le minacce cibernetiche.
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I produttori di spyware potrebbero ampliare il loro mercato
Un tema centrale legato alla rielezione di Trump è il destino delle aziende produttrici di spyware, in particolare quelle israeliane come NSO Group. Inserite nella lista nera del Dipartimento del Commercio statunitense durante l’amministrazione Biden nel novembre 2021, queste società sono state accusate di creare strumenti impiegati per condurre sorveglianze illegali e attuare repressioni politiche in vari Paesi.
La lista nera vieta alle aziende americane di collaborare con queste entità, limitandone l’accesso a tecnologie chiave come hardware e software sviluppati negli Stati Uniti.
Per contrastare le restrizioni imposte, NSO ha investito centinaia di migliaia di dollari in attività di lobbying, assumendo società di pubbliche relazioni e studi legali negli Stati Uniti. Queste entità hanno contattato membri del Congresso, media e think tank per migliorare l’immagine dell’azienda e influenzare le decisioni politiche.
Se una nuova amministrazione Trump adottasse un approccio meno restrittivo, tali aziende avrebbero la possibilità di ampliare il loro mercato, fornendo spyware a una gamma più ampia di clienti.
Questo scenario aumenterebbe il rischio di abusi, come dimostrato da episodi passati in cui strumenti sviluppati da NSO Group sono stati utilizzati per monitorare giornalisti, attivisti e oppositori politici.
Inoltre, la deregulation potrebbe indebolire gli sforzi internazionali volti a limitare l’uso improprio dello spyware. Gli Stati Uniti, infatti, hanno tradizionalmente svolto un ruolo guida in tali iniziative, e un loro passo indietro potrebbe indurre altri Paesi a seguire l’esempio, contribuendo alla proliferazione di tecnologie di sorveglianza avanzate ma scarsamente regolamentate.
Disimpegno statunitense: l’effetto domino su scala globale
Durante l’amministrazione Biden, gli Stati Uniti hanno giocato un ruolo di primo piano nel promuovere accordi multilaterali e norme condivise per regolamentare l’utilizzo di spyware, spesso sfruttati per attività di sorveglianza non autorizzata o repressione politica.
Iniziative come la “Declaration for the Future of the Internet“, sottoscritta nel 2022 da oltre 60 Paesi, avevano l’obiettivo di creare una rete globale di cooperazione per garantire che le tecnologie digitali, incluso lo spyware, fossero utilizzate in modo responsabile e rispettoso dei diritti.
La rinuncia a tali sforzi avrebbe un effetto domino su scala globale, indebolendo la pressione internazionale sulle aziende produttrici di spyware e sui governi che ne fanno uso improprio e lasciando maggiore spazio a strumenti tecnologici progettati per la sorveglianza e la repressione.
Inoltre, il disimpegno statunitense potrebbe compromettere la coesione tra alleati e partner internazionali. Le iniziative americane spesso fungono da catalizzatore per accordi globali, creando standard comuni che facilitano la cooperazione. Senza il supporto degli Stati Uniti, molte di queste iniziative rischierebbero di frammentarsi, lasciando spazio a normative incoerenti e a lacune regolatorie che favorirebbero gli abusi.
La proliferazione di spyware incontrollato non si limita a rappresentare una minaccia per i diritti umani, ma costituisce anche un rischio per la sicurezza globale. Strumenti così potenti, se utilizzati senza supervisione o restrizioni, potrebbero finire nelle mani di gruppi criminali o terroristi, ampliando il ventaglio delle minacce cibernetiche.
In questo senso, l’assenza di un coordinamento internazionale, alimentata da un eventuale disimpegno americano, non farebbe altro che accentuare il problema, rendendo il cyberspazio un ambiente ancora più insicuro e imprevedibile.
Rielezione Trump: impatto sulle capacità cyber della NATO
Un aspetto altrettanto rilevante della rielezione di Donald Trump è l’impatto che potrebbe avere sulle capacità cibernetiche della NATO e, più in generale, sull’efficacia delle alleanze strategiche occidentali. Durante la sua precedente amministrazione, Trump ha spesso criticato la NATO, mettendo in discussione l’impegno finanziario degli alleati e suggerendo un possibile distanziamento degli Stati Uniti dall’Alleanza Atlantica.
La NATO ha investito enormemente nelle sue capacità cibernetiche negli ultimi anni, riconoscendo il cyberspazio come un dominio operativo a tutti gli effetti, al pari di terra, mare e aria. Un eventuale disimpegno degli Stati Uniti, pilastro fondamentale di questa strategia, potrebbe minare l’efficacia delle operazioni congiunte e la capacità dell’Alleanza di rispondere in modo coordinato ad attacchi cibernetici su larga scala.
La mancanza del supporto statunitense non si limiterebbe a una questione di risorse, ma avrebbe un impatto diretto sulla condivisione di intelligence e sulle attività di formazione e coordinamento tra i membri.
Un distanziamento degli Stati Uniti potrebbe inoltre rafforzare la percezione di vulnerabilità della NATO agli occhi di attori statali ostili, come Russia e Cina, che da anni utilizzano gli attacchi informatici come uno strumento chiave della loro strategia geopolitica. Questi Paesi, infatti, hanno dimostrato di essere particolarmente attivi nel cyber spazio, sia attraverso attacchi diretti a infrastrutture critiche dei Paesi occidentali sia tramite campagne di disinformazione mirate a destabilizzare governi e istituzioni democratiche.
Inoltre, l’indebolimento delle capacità cibernetiche della NATO non avrebbe conseguenze solo per i suoi membri, ma si rifletterebbe anche sui Paesi partner e sull’intera comunità internazionale: un’Alleanza meno coesa e meno reattiva potrebbe lasciare spazio ad attori ostili, minando la stabilità e la sicurezza globale.
In un contesto in cui il cyber spazio è diventato uno dei principali ambiti di competizione geopolitica, il ruolo della NATO come difesa contro le minacce cibernetiche è più cruciale che mai. Un suo indebolimento, alimentato da un possibile distacco degli Stati Uniti, segnerebbe un grave passo indietro nella lotta contro le sfide del futuro.