INFRASTRUTTURE CRITICHE

Sicurezza e resilienza dei cavi sottomarini, anche l’Italia farà la sua parte: gli scenari



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L’adesione dell’Italia al Comunicato congiunto di New York rappresenta un passo significativo nel rafforzamento della posizione strategica nel contesto delle infrastrutture critiche globali, dimostrando una capacità concreta del Paese di essere protagonista nella salvaguardia delle reti di comunicazione sottomarine

Pubblicato il 28 ott 2024

Luisa Franchina

Presidente Associazione Italiana esperti in Infrastrutture Critiche

Corrado Fulgenzi

Analyst, Hermes Bay



Cavi sottomarini obiettivo cyber Cina e Russia

L’adesione dell’Italia al “Comunicato congiunto di New York sulla sicurezza e la resilienza dei cavi sottomarini in un mondo globalmente digitalizzato” adottato in occasione della 79° Assemblea Generale delle Nazioni Unite, al termine della Riunione Ministeriale Tecnologia e Digitale del G7, consolida la propria posizione di Paese all’avanguardia sul tema dei cavi sottomarini.

L’obiettivo dell’accordo è il raggiungimento di elevati standard di sicurezza, affidabilità, interoperabilità e resilienza delle infrastrutture dei cavi sottomarini, sempre più cruciali all’interno dei rapporti internazionali tra Stati e, in particolar modo, di vitale importanza per il dominio cibernetico: i cavi sottomarini rappresentano il 95% del traffico dati a livello globale.

Cavi sottomarini: il comunicato congiunto di New York

Il suddetto comunicato rientra in un programma più ampio. Infatti, a marzo, al termine della prima Riunione Ministeriale Tecnologia e Digitale del G7 tenutasi a Verona e Trento, i partecipanti avevano adottato una Dichiarazione congiunta, in cui, tra le altre cose, un punto rilevante era stato afferente alla necessità di approfondire il dibattito sui rischi della catena di approvvigionamento per garantire la sicurezza delle reti sottomarine, inclusi manutenzione e riparazioni.

Per affrontare tale questione, Paolo Messa, nell’articolo “Why Italy’s G7 is focusing on securing undersea communication networks pubblicato su Atlantic Council lo scorso aprile, ha scritto: “l’Occidente dovrebbe costituire una coalizione inclusiva finalizzata alla salvaguardia del dominio sottomarino. Tale alleanza promuoverebbe la collaborazione tra nazioni affini, settore privato e mondo accademico, per mezzo dell’impiego di competenze e risorse per lo sviluppo di tecnologie avanzate di monitoraggio delle manomissioni dei cavi, sia in ambiente subacqueo che terrestre. Risulterebbero cruciali le capacità di risposta rapida e gli standard internazionali per la sicurezza dei cavi. Pattugliamenti congiunti, condivisione in tempo reale delle informazioni sulle minacce e risposte coordinate a interruzioni o attacchi migliorerebbero significativamente la consapevolezza situazionale e la resilienza a livello globale”.

Infatti, il Comunicato congiunto di New York ha sostanzialmente risposto a quanto suggerito da Messa, stabilendo una serie di principi guida, come ad esempio: “Far avanzare la cooperazione tra i sostenitori per selezionare fornitori di cavi sottomarini sicuri e verificabili per nuovi progetti di cavi, in particolare per progetti di cavi ICT intercontinentali. Inoltre, ridurre la latenza e migliorare la diversità dei percorsi, proteggere i cavi e anticipare i rischi di danni intenzionali o non intenzionali, nonché i rischi di comunicazioni e dati compromessi”.

Oppure, “Promuovere un più stretto coordinamento tra governi e settore privato per sostenere l’implementazione, la manutenzione e la riparazione responsabile dei cavi sottomarini secondo le norme internazionali stabilite dal settore”.

O, ancora: “Incoraggiare la trasparenza dei fornitori di servizi di rete via cavo sottomarino e i fornitori di operazioni e manutenzione nelle loro proprietà, partenariati e strutture di governance aziendale”.

Equilibri geopolitici e cooperazione internazionale

Prendendo in analisi l’ampio panorama degli accordi di cooperazione internazionale per la costruzione di infrastrutture di cavi sottomarini, nell’ultimo anno l’Italia si è resa protagonista di importanti operazioni commerciali, in particolare tramite Sparkle, una delle principali aziende internazionali dell’industria dei cavi sottomarini.

Questa, il 22 maggio, aveva annunciato la posa dei cavi del sistema BlueMed presso la città di Chania situata sull’isola di Creta, Grecia.

Il BlueMed è un progetto avviato nel 2019 con il piano di investimento per connettere Genova con Palermo, il quale prevede la costruzione di una rete di cavi che colleghi Italia, Francia, Grecia e altri Paesi del Mar Mediterraneo fino all’India passando per il Mar Rosso, nonché rappresenta una sezione della mega rete infrastrutturale del progetto Bule-Raman cable system di Google, in cui Raman indica la sezione di cavi a partire dal Canale di Suez.

In relazione al Blue-Raman cable system, lo scorso 12 settembre ha siglato un accordo Airtel Business, società controllata dalla multinazionale Bharti Airtel, per aumentare la “capacity” (l’insieme di tecnologie per la connettività, l’archiviazione e l’elaborazione dei dati) tra Europa e Asia. Le attività di Sparkle si estendono oltre l’area del Mar Mediterraneo.

Cambiando quadrante geografico, nel Golfo del Messico e nel Mar dei Caraibi, Sparkle, il 16 ottobre, è stata scelta come partner per il progetto MANTA, a cui partecipano Liberty Networks, fornitore leader di infrastrutture e connettività aziendale in America Latina e nei Caraibi, parte del gruppo Liberty Latin America, e di Golden Data, un’azienda tecnologica specializzata in infrastrutture di telecomunicazione nei Caraibi e in America Latina.

Il progetto MANTA prevede che Sparkle parteciperà alla costruzione sia della sezione settentrionale che connette gli Stati Unit e il Messico sia della sezione meridionale che collega Panama e la Colombia. Dunque, Sparkle sarà presente in punti strategici di passaggio: il Canale di Suez, successivamente nello stretto di Hormuz e il Canale di Panama.

Un’interazione tra dominio subacqueo e cibernetico

I cavi sottomarini, grazie all’interazione tra i domini subacqueo e cibernetico, risultano da una parte in abbondanti opportunità in termini di operazioni infrastrutturali con positivi risvolti economici e tecnologici, dall’altra sono soggetti ad altrettanti rischi poiché vulnerabili, proprio come evidenziano i principi del Comunicato di New York.

Ad esempio, esistono rischi derivanti da incidenti intenzionali di origine umana dovuti al contesto geopolitico: si ricordi, infatti, l’incidente avvenuto il 24 febbraio di quest’anno quando nel Mar Rosso furono danneggiati dei cavi, plausibilmente dai ribelli yemeniti Houthi che tuttavia rinnegarono la responsabilità dell’atto, il che provocò discontinuità nelle telecomunicazioni per circa il 25% del traffico tra Asia ed Europa, incluso il Medio Oriente; oppure, quando, tra il 7 e l’8 ottobre dello scorso anno, la nave commerciale di proprietà cinese Newnew Polar Bear con la propria ancora danneggiò, volontariamente secondo il Governo finlandese, il gasdotto Balticconnector tra la Finlandia e l’Estonia e anche due cavi sottomarini che connettono Estonia, Finlandia e Svezia.

Conclusioni

L’adesione dell’Italia al Comunicato congiunto di New York rappresenta un passo significativo nel rafforzamento della posizione strategica nel contesto delle infrastrutture critiche globali e sta dimostrando una capacità concreta di essere protagonista nella salvaguardia delle reti di comunicazione sottomarine.

La sinergia tra pubblico e privato, come ha dimostrato Sparkle, è un elemento cardine della visione strategica, nonché una testimonianza tangibile di come il Sistema Paese possa efficacemente rispondere alle sfide della digitalizzazione globale, ponendo al contempo particolare attenzione ai rischi per la sicurezza delle infrastrutture nazionali.

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