Tra le priorità stabilite dall’Unione Europea per il quinquennio 2019-2024 è stato fissato il Piano d’azione per la democrazia europea, progetto di slancio e tutela della democrazia basato su tre punti cardine: la promozione di elezioni libere e regolari, il rafforzamento della libertà dei media e la lotta alla disinformazione.
Sulla scia della salvaguardia delle elezioni è stata presentata il 25 novembre scorso una proposta di legge con il compito di monitorare la trasparenza e il cosiddetto “targeting politico” delle pubblicità e con il fine di mantenere un dibattito democratico aperto e soprattutto aggiornare le garanzie a tutela dell’identità digitale degli individui.
Indice degli argomenti
Cosa insegna il caso Cambridge Analytica
Dopo lo scandalo Cambridge Analytica è stato portato alla luce l’utilizzo che viene fatto dei dati personali raccolti via social. La vicenda ha aperto la strada a un dibattito ampio, a livello globale e politico, su questioni che sono state a lungo ignorate o poco trattate quando si parla di informazione digitale: lo sfruttamento dei dati personali, lo strapotere delle grandi piattaforme tech e la relativa facilità con cui queste possono essere sfruttate per fini propagandistici e politici.
I social network sono diventati pertanto lo strumento per influenzare l’opinione pubblica tramite la profilazione che viene fatta mediante questi dati e che permette, a livello di comunicazione politica, di creare una targhettizzazione molto precisa e quindi una campagna elettorale cucita ad hoc su ogni utente.
Il caso Cambridge Analytica ha contribuito a mostrare come l’economia dei dati sia un terreno molto poco regolamentato e per nulla trasparente; da qui nascono gli obiettivi fissati dal Piano d’azione per la democrazia europea.
Dopo la vicenda di Cambridge Analytica, Twitter ha deciso di bannare tutti i contenuti politici sponsorizzati: la decisione è stata motivata dall’AD Jack Dorsey spiegando che “la pubblicità su internet è molto potente ed efficace, ma comporta significativi rischi politici laddove può essere usata per influenzare voti e influire sulla vita di milioni di persone”.
Al contrario, Mark Zuckerberg ha sottolineato come le pubblicità politiche siano una componente fondamentale del diritto di espressione, motivo per cui sarebbe inopportuno bloccarle. Infatti, nonostante un primo ban sugli advertising politici dopo le elezioni statunitensi di novembre 2020, il fondatore di Facebook ha deciso di riattivare la possibilità di campagne pubblicitarie politiche su tutti i social del gruppo Meta.
I problemi irrisolti della propaganda digitale
Quando si analizzano le strategie di propaganda politica digitale risulta evidente che la gestione delle tecniche e delle tattiche per diffondere messaggi lasciano spazio a un terreno in cui tutto è possibile, come ad esempio avviare una campagna con contenuti pubblicitari su Facebook per la candidatura alle elezioni europee di un partito che non esiste.
Altro problema che si riscontra nella propaganda digitale sono quei contenuti non esplicitamente di stampo politico, ossia dove non si dichiara apertamente un legame con un partito o un esponente ma che hanno lo scopo di orientare politicamente l’utente in maniera inconsapevole.
Da qui la necessità per l’UE di mirare a maggiore trasparenza. Tra le proposte anche una legge che imponga che ogni messaggio pubblicitario di natura politica sia qualificato come tale in maniera chiara e contenga informazioni riguardanti costi e finanziamenti.
Le misure di regolamentazione dell’Europa
Le tecniche di targeting politico e di amplificazione dovrebbero essere spiegate pubblicamente e con un livello di dettaglio inedito, e dovrebbero essere vietate quando si utilizzano dati personali sensibili senza il consenso esplicito dell’interessato.
Le principali misure previste dalla proposta di regolamento sulla trasparenza e sul targeting dei messaggi pubblicitari di natura politica comprendono:
- ambito, rientreranno tra i messaggi pubblicitari politici tutti i contenuti da/per/con un esponente politico, nonché tutti i cosiddetti “messaggi di sensibilizzazione”;
- avvertenze sulla trasparenza, tutti gli advertising politici verranno messi in evidenza e qualificati come tali;
- condizioni rigorose per il targeting e l’amplificazione, saranno vietate le tecniche di targeting politico e di amplificazione che utilizzano o deducono dati personali sensibili quali l’origine etnica, le convinzioni religiose o l’orientamento sessuale;
- sanzioni pecuniarie in caso di infrazioni.
Oltre a questi aspetti, all’interno del progetto sono incluse anche le riforme sui finanziamenti ai partiti e alle fondazioni politiche.
La proposta di regolamento si fonda sul diritto dell’Unione e lo integra, compresi il regolamento generale sulla protezione dei dati (“GDPR“) e la proposta di legge sui servizi digitali (Digital Services Act – DSA); quest’ultima, una volta adottata, stabilirà norme esaustive in materia di trasparenza, responsabilità e progettazione dei sistemi per la pubblicità sulle piattaforme online, anche per quanto riguarda la pubblicità politica.
La proposta di regolamento sarà integrata dall’aggiornamento del “codice di buone pratiche sulla disinformazione” della Commissione.
Conclusione
È importante sottolineare come i progetti dell’UE sulla trasparenza e sulla regolamentazione della pubblicità digitale possano fungere da apripista per molte altre strutture sovranazionali e nazionali.
Questo è ciò che si augura anche Frances Haugen, whistleblower che ha denunciato il comportamento di Facebook in relazione allo sfruttamento di un sistema che amplifica la disinformazione, la divisione, l’estremismo e la polarizzazione e che in alcuni casi ha effettuato il passaggio dal digitale al reale (come nel caso dell’attacco a Capitol Hill di inizio 2021).
Secondo Haugen, che è stata ascoltata al Parlamento Europeo ad inizio novembre, le nuove norme UE possono dare uno slancio importante per salvare le democrazie; anche il Commissario Europeo per il Mercato Interno, Thierry Breton, parlando con Haugen, ha spiegato che “L’Europa è seriamente intenzionata a regolamentare ciò che sembra ancora un Far West digitale”.
Ciò che risulta evidente è che il dibattito sulla questione della disinformazione e misinformazione sia diventato uno degli argomenti principali all’interno del pensiero democratico moderno europeo e occidentale.
La dimostrazione dell’efficacia delle misure intraprese avrà come banco di prova quello delle elezioni, in cui la politica rientra nelle logiche di mercato e gli elettori diventano dei meri consumatori, per strappare le cui preferenze, partiti e politici hanno dimostrato di essere disposti a tutto.