Il direttore dell’Agenzia cyber nazionale Roberto Baldoni l’ha detto qualche giorno fa: hanno protetto il nostro voto dal rischio di manipolazione tramite attacchi informatici. Grazie a una war room insieme a Polizia Postale, Ministero dell’interno e una grossa società di consulenza, come dichiarato a Italian Tech Week (del gruppo Gedi).
“Le elezioni erano un bel problema” (cyber), ha detto.
Ma perché? La prima parte è cartacea, com’è noto, ma poi c’è una parte digitale:
- per comunicare il conteggio dei voti dai seggi alle prefetture
- e poi da qui al ministero dell’interno e a un server di elaborazione
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Attacchi cyber per le elezioni
Le parole di Baldoni possono insomma sollevare la preoccupazione che il voto – questo, come quello che ci sarà l’anno prossimo per le regionali e amministrative – possa essere alterato da attacchi informatici, nelle varie fasi di comunicazione o sul server centrale.
Elezioni 2022 a rischio cyber e disinformazione: ecco cosa c’è da temere
Pericolo russo
Quest’anno il rischio era forse più alto del solito perché sappiamo che l’Occidente è nel mirino della Russia, per attacchi informatici e campagne social di disinformazione, dopo l’invasione ucraina.
È emersa anche, ordita dal Cremlino, una campagna diffamatoria su Twitter, che ha preso di mira tutti i politici filo-Nato (inclusa Giorgia Meloni dei Fratelli d’Italia, oltre che a Mario Draghi e a esponenti PD).
Recenti evidenze, del Wall Street Journal, confermano che attori russi di diversi gruppi ormai coordinano le attività di disinformazione, attivismo digitale e attacchi cyber. Con questi ultimi ad esempio un gruppo ransomware sottrae materiale riservato, che poi dà in pasto ad attivisti, che lo possono usare – anche manipolandolo – per screditare attori percepiti come ostili agli interessi russi.
Ma il voto è al sicuro. Per ora
Tuttavia, il voto di per sé sembra al riparo da questi pericoli, relativamente. “Nulla è davvero al sicuro in rete, però il voto, finché resta cartaceo, corre rischi molto relativi”, dice Corrado Giustozzi, esperto cyber che ha seguito quest’ambito negli anni. “Primo perché parliamo di un sistema informatico attivo da 30 anni, molto sicuro. Secondo perché c’è la tutela fornita dal voto cartaceo”, aggiunge. Se l’attacco informatico sposta voti da una parte all’altra, resta sempre la possibilità di conteggiarli di nuovo. Grazie alla carta, appunto. Ed è possibile accorgersi della manipolazione non solo grazie ai log che rilevano l’intrusione, ma anche perché le parti politiche sono molto attente a possibili anomalie nei risultati rispetto alle aspettative.
Lunga vita al voto cartaceo, insomma. Così, il problema “cyber” che ci dovrebbe preoccupare di più, politicamente, resta un altro (di gran lungo): le campagne di disinformazione condotte da varie parti, dietro la guida di politici e influencer, non necessariamente stranieri e non solo sui social (ma anche su varie media tradizionali); comunque in grado di distorcere l’opinione pubblica e causare divisioni.