La Commissione Europea ha recentemente pubblicato i suoi orientamenti sul rafforzamento del codice di condotta sulla disinformazione online, auspicando una maggiore efficacia dello strumento, nell’ambito di un confronto con gli stakeholders, preordinato ad una maggiore trasparenza e responsabilità delle politiche delle piattaforme.
Il codice di condotta, originariamente istituito nell’ottobre 2018, ha evidenziato nel tempo una serie di carenze già emerse in sede di valutazione del codice 2020 e anche alla luce dai dati di monitoraggio della vasta campagna di disinformazione sulla Covid-19.
Ed infatti, la crisi pandemica ha messo in evidenza le concrete minacce e anche le sfide che la disinformazione pone alle nostre società che, nei casi più gravi, sollevano anche un delicato tema di tenuta dei regimi democratici.
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Più trasparenza e responsabilità dell’ambiente online
A tal proposito, va anche osservato che la manipolazione dell’opinione pubblica perpetrata attraverso i social media costituisce una minaccia concreta per la democrazia.
Tale attività, negli ultimi anni, è stata molto utilizzata dai governi, dalla politica e altre organizzazioni per diffondere disinformazione, sul presupposto di una preordinata attività di profiling.
Le recenti tendenze di propaganda computazionale evidenziano anche una evoluzione del ricorso a strumenti, capacità, strategie e risorse per manipolare l’opinione pubblica in tutto il mondo.
Sebbene queste tecnologie costituiscano un fattore di progresso digitale, hanno anche introdotto nuove sfide, specie in relazione alle sempre più diffuse interferenze straniere nell’attività di influenza, disinformazione, spesso sponsorizzate dagli stati trolling.
Ciò evidentemente rischia di compromettere i diritti umani, la fiducia nell’informazione qualificata e persino la legittimazione dei candidati, pur eletti a seguito di elezioni democratiche.
Queste tecniche continueranno a evolversi, invero spinte dall’interazione tra le nuove tecnologie digitali, tra cui intelligenza artificiale, realtà virtuale e l’Internet of Things.
È necessario, pertanto, intensificare l’azione collettiva per una maggiore trasparenza e responsabilità dell’ambiente online, sia proteggendo lo spazio democratico dell’informazione sia creando le condizioni affinché la disinformazione cessi di essere una fonte di guadagno e le piattaforme online affrontino i rischi sistemici dei loro servizi, nonché la loro amplificazione algoritmica.
Rafforzare il codice di condotta sulla disinformazione online
Nel piano d’azione per la democrazia europea la Commissione Europea ha dunque ritenuto di elaborare una guida che indica una serie di aree per il rafforzamento del codice di condotta, auspicando fortemente anche nuove adesioni.
Inoltre, con un approccio strutturato, la proposta della Commissione Europea per la legge sui servizi digitali (DSA, Digital Services Act) stabilisce un sostegno di co-regolamentazione per le misure che saranno incluse nella versione “rafforzata” del Codice, all’esito della sua revisione.
Al fine di garantire un’applicazione completa e coerente tra gli stakeholders e gli Stati membri dell’UE, la guida proposta dalla Commissione Europea invita i firmatari a rafforzare il codice di condotta sulla disinformazione online nelle seguenti aree:
- partecipazione più ampia con impegni mirati;
- migliore “demonetizzazione” della disinformazione;
- garantire l’integrità dei servizi;
- migliorare l’empowerment degli utenti;
- aumentare la copertura del fact-checking e fornire un maggiore accesso ai dati ai ricercatori;
- creare un quadro di monitoraggio più solido e strutturato.
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Gli sviluppi futuri
Sul piano della trasparenza dell’informazione la Commissione Europea evidenzia l’importanza di sviluppare un centro per la trasparenza in cui si stabiliscano criteri condivisi per declinare politiche di compliance e modalità attuative del codice di condotta, prevedendo anche l’introduzione di strumenti di monitoraggio e indicatori delle performances per misurare il livello di coerenza e di virtuosità dei singoli firmatari.
In tale contesto sarà altresì fondamentale che i firmatari del codice di condotta si impegnino sempre più al fine di ridurre gli incentivi finanziari alla disinformazione online, consentendo agli utenti di assumere anche un ruolo attivo nel prevenirne la diffusione del fake, attraverso la cooperazione con i fact checkers negli Stati membri.
La Guida propone, inoltre, l’istituzione di una task force permanente presieduta dalla Commissione Europea che sarà composta dai firmatari del Codice nonché dai rappresentanti del servizio europeo per l’azione esterna, del Gruppo dei regolatori europei per i servizi di media audiovisivi e dell’Osservatorio europeo dei media digitali, che hanno ricevuto più di 11 milioni di euro per creare otto hub regionali.
La task force, che si avvarrà anche del supporto di esperti, aiuterà a revisionare e adattare il codice di condotta sulla disinformazione online in vista degli sviluppi tecnologici, sociali, di mercato e legislativi.