La cyber sicurezza europea sta cambiando volto: nuovi requisiti e linee guida ridisegnano il modo in cui le organizzazioni proteggono i propri asset critici.
Un sistema complesso, certo, ma dietro questa apparente sfida si cela una straordinaria opportunità.
Con questo articolo proviamo a trasformare la complessità in chiarezza e gli obblighi in strumenti di forza, indirizzando le aziende italiane verso una cyber sicurezza che trasformi un obbligo normativo in un vantaggio competitivo,
Indice degli argomenti
Il quadro regolatorio: una panoramica
Il cardine del framework normativo europeo in materia di cyber sicurezza è rappresentato dai requisiti fondamentali definiti dall’articolo 21 della NIS 2, ripreso dall’art. 24 del D.lgs. 138/2024. Questi requisiti stabiliscono un approccio strutturato alla gestione dei rischi, delineando un modello di riferimento essenziale per rafforzare la resilienza delle organizzazioni.
A completare questo quadro, il Regolamento UE 2024/2690 della Commissione europea, del 17 ottobre 2024, fornisce indicazioni operative per l’applicazione di tali requisiti e chiarisce i criteri che determinano quando un incidente debba essere considerato “significativo”.
La sua portata si applica ai fornitori di servizi critici che appartengono al settore delle “infrastrutture digitali” come quelli di DNS, registri di domini, cloud computing, data center, reti di distribuzione di contenuti, servizi gestiti e fiduciari, mercati online, motori di ricerca e piattaforme di social network.
In linea con questo approccio, e sempre destinato allo stesso macrosettore, ENISA ha messo a disposizione una guida attuativa dello stesso Regolamento UE 2024/2690, attualmente in consultazione pubblica, che offre strumenti pratici ed immediatamente operativi per implementare i criteri definiti dal Regolamento.
Questo intervento si inserisce in un sistema regolatorio pensato per garantire misure di cybersicurezza solide, favorendo al tempo stesso una sinergia tra il settore pubblico e quello privato.
Tuttavia, la complessità di queste norme richiede strumenti e metodologie che semplifichino la loro applicazione.
La sfida per le imprese, soprattutto italiane, non è solo conformarsi, ma farlo con efficienza, integrando le regole in modo concreto e strategico nel proprio sistema di gestione.
Strumenti e strategie per la gap analysis NIS 2
Pur essendo attualmente destinati ai macrosettori delle “infrastrutture digitali” e in attesa di indicazioni specifiche per altri settori, i 2 strumenti sopra evidenziati (della Commissione europea e di ENISA) possono fungere da guida operativa per le aziende nell’effettuare la gap analysis, un passaggio essenziale per predisporre il piano di implementazione richiesto dall’articolo 23 del D.lgs. 138/2024.
Questo piano, una volta completato, dovrà essere approvato dal vertice aziendale, come specificato nella norma.
Una delle principali difficoltà per le aziende riguarda il livello elevato delle misure indicate negli articoli 21 e 24, che spesso risultano di difficile applicazione in tempi brevi. L’articolo 24, comma 4, del decreto chiarisce infatti che: “Qualora un soggetto rilevi di non essere conforme alle misure di cui al comma 2, esso adotta, senza indebito ritardo, tutte le misure appropriate e proporzionate correttive necessarie”.
Per garantire l’adeguamento, la gap analysis rappresenta un passaggio indispensabile: consente di identificare le aree critiche di non conformità e di pianificare le azioni correttive in modo tempestivo e proporzionato.
Questo step è propedeutico alla stesura del piano di presa in carico della NIS 2, come descritto nell’articolo “Occuparsi o pre-occuparsi della NIS 2: ecco come avviare un percorso di adeguamento”.
La gap analysis, dunque, non solo permette di individuare le lacune rispetto alle disposizioni normative, ma costituisce il primo passo strategico verso l’attuazione di un piano solido e conforme alle richieste della NIS 2.
La prospettiva italiana: il ruolo fondamentale dell’ACN
In Italia, l’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale (ACN) riveste un ruolo fondamentale nel guidare l’attuazione delle misure di cybersicurezza delineate dal nuovo quadro normativo. L’ACN non si limita ad armonizzare le pratiche nazionali con quelle europee, ma si pone anche come punto di riferimento operativo per supportare le organizzazioni italiane nel percorso verso la compliance.
I documenti operativi finora pubblicati dall’Agenzia si basano sul Framework Nazionale per la Cybersecurity e la Data Protection, uno strumento che integra le migliori prassi internazionali per offrire un approccio strutturato e coerente alla gestione dei rischi di cybersicurezza. Questo approccio consente di tradurre i requisiti normativi in azioni concrete, facilitando l’adozione di misure efficaci e adattabili alle specificità del contesto italiano.
Il Framework Nazionale per la Cybersecurity: uno strumento operativo
Il Framework Nazionale per la Cybersecurity e la Data Protection, sviluppato in Italia negli anni scorsi, viene quindi riconfermato dall’ACN come punto di partenza per l’implementazione dei requisiti della NIS 2. Basato su standard internazionali come il NIST Cybersecurity Framework, questo strumento:
- aiuta le organizzazioni a identificare, proteggere, rilevare, rispondere e ripristinare le loro operazioni in caso di incidenti informatici;
- offre un linguaggio comune per gestire e comunicare i rischi di cyber sicurezza;
- riduce la necessità di reinventare procedure, soprattutto per quelle organizzazioni che già seguono standard internazionali.
Semplificazione e vantaggi per le aziende già allineate alla ISO 27001
Per le aziende italiane che hanno adottato i requisiti ed i controlli della ISO/IEC 27001, anche in assenza di una certificazione formale, il percorso verso la compliance con i requisiti della NIS 2 si presenta significativamente semplificato.
Questo vantaggio deriva dalla stretta corrispondenza operativa tra il Framework Nazionale per la Cybersecurity e la Data Protection (FNCS), promosso dall’ACN, e la struttura della ISO/IEC 27001.
La corrispondenza operativa: una base solida per l’adeguamento
La ISO/IEC 27001, riconosciuta a livello internazionale come standard per la gestione della sicurezza delle informazioni, condivide con il FNCS molti principi e controlli fondamentali. Tra questi spiccano:
- la valutazione dei rischi e l’adozione di misure proporzionate;
- la definizione di ruoli e responsabilità chiari per la gestione della sicurezza;
- l’implementazione di procedure per la risposta e il recupero dagli incidenti.
Grazie a questa sovrapposizione, le organizzazioni che già seguono le best practice della ISO/IEC 27001 hanno una base strutturata e compatibile, riducendo il bisogno di interventi significativi per conformarsi ai nuovi requisiti normativi.
Piccoli aggiustamenti per un grande risultato
Il contributo offerto dall’ACN con i recenti documenti che offrono chiare indicazioni operative e Linee di azione si traduce in linee guida pratiche che permettono di colmare rapidamente eventuali lacune, come:
- l’adeguamento dei processi di notifica degli incidenti ai criteri specificati dalla NIS 2;
- l’aggiornamento delle politiche di sicurezza per includere requisiti specifici per le infrastrutture essenziali;
- l’integrazione di indicatori chiave di prestazione (KPI) per il monitoraggio continuo della conformità.
Un processo meno oneroso e più efficace
L’integrazione tra il Framework Nazionale per la Cybersecurity e la Data Protection (FNCS) e la ISO/IEC 27001 offre alle aziende un approccio meno oneroso e più efficace per affrontare il percorso di adeguamento normativo. Questa sinergia permette di ottimizzare l’investimento di risorse, massimizzando al contempo l’efficacia delle misure adottate. L’allineamento tra i due framework riduce i tempi e i costi del processo e rappresenta anche un’opportunità per migliorare la resilienza organizzativa e la capacità di risposta alle minacce cibernetiche.
In questo contesto, le organizzazioni possono trasformare un obbligo normativo in un vantaggio competitivo, rafforzando la fiducia di clienti e partner e consolidando la propria posizione in un mercato sempre più orientato alla sicurezza digitale.
L’approccio combinato di FNCS e ISO/IEC 27001 risulta particolarmente utile per condurre la gap analysis descritta in precedenza, che rimane uno degli aspetti più critici per le aziende. La gap analysis è infatti il primo passo per individuare le aree di non conformità rispetto agli articoli chiave del D.lgs. 138/2024 e per pianificare le azioni correttive necessarie, nel rispetto delle tempistiche stringenti definite dall’articolo 24, comma 4.
Mettere in evidenza questa possibilità può rappresentare un valido supporto per le aziende, perché le aiuta a trasformare la complessità normativa in un approccio pratico e orientato al risultato, sfruttando al meglio gli strumenti già disponibili per il miglioramento continuo e la conformità normativa.
Semplificare per proteggere: guida pratica alla compliance
La chiave per una compliance efficace in materia di cyber sicurezza non risiede nella complessità degli strumenti utilizzati o nell’accumulo di documentazione, ma nell’applicazione concreta del quadro normativo definito dall’articolo 21 della NIS 2 e dall’articolo 24 del D.lgs. 138/2024.
Questi articoli non costituiscono semplici formalità burocratiche, bensì un insieme di misure pratiche e operative che le organizzazioni devono integrare nelle loro attività quotidiane per garantire la resilienza dei sistemi e dei processi aziendali.
Tuttavia, la formulazione ampia di tali disposizioni richiede strumenti di supporto, come quelli proposti, che aiutino le aziende a comprenderli e applicarli correttamente.
Il framework di requisiti: un’architettura di protezione essenziale
I requisiti stabiliti dall’art. 21 della NIS 2 e dall’art. 24 del D.lgs. 138/2024 coprono aspetti fondamentali della gestione della cybersicurezza, tra cui:
- identificazione dei rischi: capire quali vulnerabilità possono compromettere le operazioni critiche;
- misure preventive: implementare controlli tecnici e organizzativi per ridurre al minimo le probabilità di un incidente;
- gestione degli incidenti: sviluppare procedure chiare e strumenti adeguati a rilevare, rispondere e recuperare da eventuali attacchi;
- comunicazione e notifica: assicurarsi che gli incidenti significativi siano tempestivamente comunicati alle autorità competenti, come previsto dalla normativa.
Perché rispettare il framework è fondamentale
Non si tratta semplicemente di rispettare la legge, ma di adottare un approccio strategico alla protezione delle informazioni e delle infrastrutture. Il framework normativo disegnato dall’art. 21 della NIS 2 (art. 24 D.lgs.138/2024) è stato progettato per essere adattabile alle diverse realtà aziendali, ma il rispetto concreto dei rispettivi requisiti è ciò che garantisce:
- resilienza operativa: le organizzazioni sono pronte a fronteggiare e superare attacchi senza compromettere la continuità del servizio;
- riduzione del rischio reputazionale: un incidente gestito male può minare la fiducia di clienti e partner;
- protezione degli asset critici: dati e infrastrutture sono le fondamenta del business moderno, e la loro sicurezza è imprescindibile.
Come rispettare in concreto il framework
Occorre quindi:
- integrare i requisiti nel sistema di gestione aziendale utilizzando strumenti già in uso, come il Framework Nazionale per la Cybersecurity o la ISO/IEC 27001, per allinearsi agli standard richiesti;
- evitare un approccio puramente documentale: la compliance non è una checklist, ma un processo operativo. I controlli devono essere realmente implementati e testati;
- effettuare verifiche periodiche: la cyber sicurezza è un processo dinamico che richiede aggiornamenti e miglioramenti continui.
Conclusioni: dalla complessità alla chiarezza
Il rispetto concreto del framework di requisiti fissato dall’art. 21 della NIS 2 e dall’art. 24 del D.lgs. 138/2024 rappresenta il fondamento di una cyber sicurezza efficace. Abbiamo provato ad evidenziare come questi articoli non siano un semplice elenco di obblighi, ma una guida pratica per costruire un sistema resiliente e capace di adattarsi a minacce in continua evoluzione.
Spesso la complessità normativa genera confusione, ma è essenziale comprendere che al centro di tutto c’è un unico obiettivo: proteggere le organizzazioni, le infrastrutture critiche e, in ultima analisi, le persone fisiche.
La chiave per raggiungere questo scopo è tradurre i requisiti in azioni concrete e integrarle nei processi aziendali, evitando di cadere nella trappola dell’eccessiva burocratizzazione.
Con un approccio basato sulla chiarezza e sulla semplicità operativa, le aziende italiane possono trasformare la compliance da obbligo percepito in una leva strategica per migliorare la propria resilienza e competitività nel panorama digitale europeo.