Si è detto da più parti che delegare agli algoritmi di indicizzazione il patrimonio informativo della Rete potrebbe tradursi in un’erosione progressiva delle nostre facoltà di controllo sulla diffusione di informazioni che ci riguardano e sulla sicurezza dei dati personali on-line. E allora, come contrastare questo fenomeno?
Siccome l’elaborazione degli algoritmi si basa sulla cessione spontanea (ma a volte inconsapevole) dei nostri dati, utili alle società informatiche che si avvantaggiano di tali flussi, con un’influenza sull’economia e sulla vita di intere popolazioni, occorrerebbe spingere i governi e le organizzazioni internazionali a disciplinare e a far certificare da autorità garanti i metodi di trattamento delle informazioni da parte dei gestori delle piattaforme.
Necessario il riuscire a coniugare gli algoritmi a fondamenti come etica, tecnica e libertà, mettendoli al servizio dell’uomo secondo quel “principio di responsabilità” indispensabile per governare il futuro. Diverse le sfide che si trovano sul cammino le tre Autorità garanti per la privacy, le comunicazioni e la concorrenza, come hanno evidenziato durante le cerimonie di presentazione in Parlamento delle Relazioni annuali, approfondite dall’articolo Authority italiane, quali regole per i Re degli algoritmi pubblicato su AgendaDigitale.
Nella sua relazione il Garante della privacy Antonello Soro ha disegnato un impietoso ma realistico scenario sulla nostra fortemente minacciata libertà in Rete, sostenendo come sia indispensabile fare della protezione dei dati una priorità delle politiche pubbliche. Ma quali dati? Tutta la nostra “attività” in rete è configurabile come null’altro che dati, tracce digitali che consentono alle società informatiche di tracciare profili sempre più precisi grazie a sofisticati algoritmi.
Algoritmi che determinano, a valle dell’analisi, la nostra possibilità o meno di vedere un contenuto, una inserzione, una occasione professionale o un particolare articolo di cronaca.
Gli algoritmi, secondo Soro, “non sono neutri sillogismi di calcolo, ma opinioni umane strutturate in forma matematica che, come tali, riflettono, in misura più o meno rilevante, le precomprensioni di chi li progetta, rischiando di volgere la discriminazione algoritmica in discriminazione sociale. Rispetto a questi rischi, risultano importanti le garanzie sancite dal nuovo quadro giuridico in ordine ai processi decisionali automatizzati, assicurandone la contestabilità e la trasparenza della logica, ed esigendo, almeno in ultima istanza, il filtro dell’uomo, per contrastare la delega incondizionata al cieco determinismo della tecnologia”.
Altro interessante punto di vista quello di Angelo Marcello Cardani, Presidente dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, che nella sua relazione annuale al Parlamento sostiene come “Sempre più ambiti economici e sociali sono governati da algoritmi. Parole, interazioni sociali, spostamenti, localizzazione geografica, gusti, orientamenti. Ma non basta. Sempre di più, tutti gli oggetti che ci circondano funzioneranno sulla base di algoritmi, grazie alle applicazioni 5G ed all’Internet delle cose (IoT). L’impiego così massiccio di algoritmi e di automazione si fonda sull’uso dei Big Data e del machine learning”.
A fronte di questi travolgenti cambiamenti – che avranno senza dubbio effetti molto rilevanti e largamente positivi in termini di ricadute economiche, risparmio, sostenibilità ambientale – occorrerà elaborare una vera e propria strategia italiana sull’intelligenza artificiale, anche per affrontare le complesse problematiche ad essa connesse”.
Dati, profilazione, algoritmi di calcolo applicati dai “giganti” dell’informazione non sono però altro che una delle mille sfaccettature del rischio connesso anche solo alla mera memorizzazione dei dati. Da aggiungere all’equazione anche i rischi conseguenti ad un eventuale furto degli stessi ed il loro uso in altri, differenti, contesti.
La disponibilità dei dati, infatti, come ben spiegato su ZeroUnoWeb nel lungo articolo Sicurezza informatica, cioé disponibilità, integrità e riservatezza dei dati, concorre con integrità dei dati e riservatezza, a fornire la definizione di una adeguata gestione della sicurezza: tutelare la disponibilità ed i corretti trattamenti non deve fare dimenticare, infatti, come la riservatezza di tali informazioni e la loro integrità siano altrettanto (se non maggiormente) rilevanti.
Ricordiamoci che in gioco ci sono le vite, non solo online, delle persone sottese a questi dati.
A cura di Marta Lai, Information & Cyber Security Advisor presso P4I – Partners4Innovation e Gaia Rizzato, Information & Cyber Security Back office Management Partners4Innovation