Diritto all’opt out sull’uso dei nostri dati e diritto all’accesso agli stessi. OpenAi ora inserisce queste due novità in ChatGPT, a livello mondiale, venendo così incontro – implicitamente – a quanto richiesto dal Garante Privacy italiano.
Sono misure però parziali, che non soddisfano in toto le richieste del Garante italiano, a cui OpenAi deve rispondere entro il 30 aprile per poter tornare online.
“Aggiustamenti opportuni ma non conclusivi”, è il commento che trapela dal Garante Privacy.
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Il punto di domanda ora è se OpenAi sarà in grado di adempiere davvero; è possibile che quest’ultima mossa vada invece ad affrontare solo le questioni più semplici e risolvibili.
C’è insomma ancora il rischio che ChatGPT resti offline in Italia e, a breve, anche in altri Paesi europei, dato che le leggi sono le stesse in Europa e anche altri Garanti si stanno muovendo sulla questione.
Qualche giorno fa è giunta la notizia che varie autorità regionali privacy tedesche hanno mandato domande a OpenAi circa il rispetto di norme del GDPR e attendono risposta entro l’11 giugno.
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Le novità privacy di ChatGPT
Intanto vediamo le novità di ChatGPT in termini privacy.
Opt out
“Abbiamo introdotto la possibilità di disattivare la cronologia delle chat in ChatGPT. Le conversazioni iniziate quando la cronologia delle chat è disattivata non saranno utilizzate per addestrare e migliorare i nostri modelli e non appariranno nella barra laterale della cronologia”. Questi controlli, che da oggi sono disponibili per tutti gli utenti, si trovano nelle impostazioni di ChatGPT e possono essere modificati in qualsiasi momento. Ci auguriamo che questo sia un modo più semplice di gestire i vostri dati rispetto al nostro attuale processo di opt-out”.
“Quando la cronologia delle chat è disabilitata, conserveremo le nuove conversazioni per 30 giorni e le esamineremo solo quando necessario per monitorare eventuali abusi, prima di eliminarle definitivamente”.
Esportazione dati
“Infine, una nuova opzione di esportazione nelle impostazioni rende molto più facile esportare i dati di ChatGPT e capire quali informazioni ChatGPT memorizza. Riceverete via e-mail un file con le vostre conversazioni e tutti gli altri dati rilevanti”.
“Non è ancora il diritto alla portabilità chiesto dal nostro Gdpr, ma è un passo avanti”, dice l’avvocato Enrico Pelino a Cybersecurity360.
Business
“Stiamo anche lavorando a un nuovo abbonamento ChatGPT Business per i professionisti che hanno bisogno di un maggiore controllo sui propri dati e per le aziende che vogliono gestire i propri utenti finali. ChatGPT Business seguirà le politiche di utilizzo dei dati della nostra API, il che significa che i dati degli utenti finali non saranno utilizzati per addestrare i nostri modelli per impostazione predefinita. Abbiamo in programma di rendere disponibile ChatGPT Business nei prossimi mesi”.
Novità internazionali
Da notare che le novità riguardano non solo l’Italia ma tutti e sono state scritte infatti inglese sul blog di OpenAI.
A conferma che la partita norme sull’AI è internazionale e quanto si gioca in Italia ha ripercussioni anche altrove. OpenAi stessa non ha interesse del resto a balcanizzare diritti e compliance.
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Cosa manca per il rispetto delle norme europee in ChatGPT
Cosa manca rispetto alle richieste del Garante, che come detto possono trovare eco in altri Paesi europei a breve?
- Una migliore informativa su come usano i nostri dati- le conversazioni.
- Un filtro per i minori di 13 anni.
- Diritto alla “rettifica dei dati personali che li riguardano generati in modo inesatto dal servizio o la cancellazione degli stessi, nel caso la rettifica non fosse tecnicamente possibile”. In un caso in Australia OpenAi ha eliminato la possibilità di avere, su ChatGPT, risposte su un sindaco di cui prima forniva informazioni diffamatorie. Questo sembra indicare che per OpenAi sia fattibile il blocco o filtro delle domande su certi topic o persone, non la rettifica delle informazioni false, dato il modo in cui l’algoritmo è stato allenato e funziona.
- E ora il punto più difficile. OpenAI dovrebbe chiedere alle persone il consenso per lo scraping dei loro dati o dimostrare di avere un “interesse legittimo” a raccoglierli. Molti esperti internazionali dicono (come anche riporta il Mit Technology Review) questo punto è impossibile da soddisfare perché ChatGPT, come altre AI generative, funziona con uno scraping massivo di dati dalla rete.
- Tra le richieste delle autorità tedesche, poi, ne spicca una: se OpenAi ha fatto una valutazione d’impatto sull’uso dei nostri dati. Lo richiede il GDPR, ma – di nuovo per il modo sbrigativo con cui queste AI sono state create – sarà molto difficile rispettare il principio.
Viene da pensare che abbia ragione il Mit quando, in un recente articolo, teme un’apocalisse privacy per le AI generative, com’è stato con Facebook e Cambridge Analytica. Le vicende hanno in comune tre punti: un bisogno di usare i nostri dati personali per fini diversi da quelli di cui gli utenti avevano consapevolezza; un possibile impatto importante sulle nostre vite e società; il desiderio delle aziende (OpenAI, Microsoft, Google…) di correre veloci con l’attuazione dell’innovazione, in una gara con i concorrenti, mettendo in secondo piano la “valutazione d’impatto”, appunto, e altre considerazioni etico-normative.