Gli spazi comuni di dati (“data spaces”) sono ambienti controllati dove aziende e organizzazioni possono scambiare dati con partner fidati, mantenendo la sovranità sui propri dati e rispettando le policy e le restrizioni di utilizzo: per attuare questi spazi, sono necessari diversi soggetti di alto livello, tra cui i data connector.
Questi data connector fungono da nodi di interconnessione, garantendo l’interoperabilità tecnica e una comunicazione sicura, conforme alle normative vigenti.
La recente pubblicazione, aggiornata, del “Data Connector Report” della International Data Spaces Association in Germania, ci offre l’occasione per parlare di questi player fondamentali. Il report censisce e commenta i data connector, fornendo uno spaccato utile sull’andamento del fenomeno dei data spaces fino ad aprile 2024.
Leggendo il report, si nota come anche grandi player, come SAP, Mitsubishi e Huawei, stiano investendo in questa attività, indicando un trend significativo per molte aziende.
Indice degli argomenti
Data spaces: frontiera UE per trarre valore dai dati
Negli ecosistemi aziendali basati sui dati, la condivisione sicura ed efficiente delle informazioni è fondamentale. I data connector abilitano lo scambio affidabile e sicuro di dati tra parti diverse in spazi regolamentati.
Essi, tra l’altro, facilitano il superamento degli ostacoli legali e tecnici allo scambio di informazioni, garantendo compliance normativa, protezione dei dati e applicazione delle policy di utilizzo definite dai proprietari dei dati.
Le aziende gestiscono una grande quantità di dati provenienti da diverse fonti, tra cui database interni, file esterni, API, servizi cloud e via dicendo. Questa gestione può essere onerosa e dispendiosa in termini di tempo e risorse. I dati possono essere sparsi su più sistemi, in formati diversi e con qualità variabili. Ciò rende difficile trovare informazioni rapidamente e facilmente, portando a errori e inefficienze.
Un data connector può integrare dati da diverse fonti in un’unica repository centralizzata, migliorando efficienza e qualità dei dati, oltre alla compliance. Ciò favorisce la collaborazione con terzi e lo sviluppo di nuovi prodotti e servizi basati sui dati. Per ulteriori approfondimenti sulla tematica dei data spaces, si rinvia a contributi passati.
Cos’è un data connector
I data connector sono componenti fondamentali che offrono servizi per l’interoperabilità e la condivisione sicura dei dati negli spazi di dati. Consentono l’interscambio di dati tra attori diversi, garantendo l’uso conforme alle politiche stabilite. In particolare, essi:
- forniscono servizi di scambio dati attraverso API e meccanismi di enforcement delle policy;
- utilizzano tecnologie avanzate per proteggere i dati da accessi non autorizzati e manipolazioni;
- facilitano l’interoperabilità attraverso standard e protocolli comuni, come il Dataspace Protocol.
I data connector costituiscono un data pooling, un’area condivisa che deve essere regolata attentamente tra i partecipanti. Essi aumentano il pool di dati disponibili, proteggono i dati condivisi e integrano nuove modalità di valorizzazione come i digital twin, l’IA e l’apprendimento federato.
I data connector possono essere classificati in quattro categorie principali:
- framework di data connector: componenti modulari per implementare un data connector, come Eclipse Data Space e FIWARE;
- soluzioni open source generiche: connettori integrabili direttamente nei sistemi IT aziendali, come il Data Space Connector;
- soluzioni proprietarie generiche: software proprietari che necessitano di configurazioni aggiuntive, come GAIAboX di nicos;
- soluzioni pronte all’uso: connettori forniti come servizio o integrati in prodotti correlati ai dati, come sovity CaaS.
I data connector abilitano casi d’uso legati alla condivisione di dati tra aziende e P.A., in ambiti come supply chain, Industria 4.0, automotive, Smart city e assistenza sanitaria. Essi facilitano nuovi modelli di business e flussi di informazioni sicuri, nel rispetto delle normative applicabili.
Implementazioni e caratteristiche dei data connector
Il report sui data connector fornisce una panoramica dettagliata di diverse implementazioni attualmente in voga. Ogni connettore è descritto in termini di:
- denominazione e maintainer: identificazione del connettore e dell’organizzazione responsabile;
- descrizione e peculiarità: breve descrizione e punto di forza del connettore;
- tipo di connettore: classificazione secondo le categorie sopra menzionate;
- livello di maturità e portabilità: indicazioni sullo stato di sviluppo e compatibilità con diversi ambienti;
- licenza e certificazione IDS: informazioni sulla disponibilità del codice e conformità agli standard IDS;
- esempi di adozione: casi di utilizzo del connettore in progetti reali;
- opzioni di deployment: possibilità di implementazione su edge, on-premises, cloud ecc.;
- controllo di accesso e uso: meccanismi di controllo dell’accesso e enforcement delle politiche di utilizzo.
Un elemento chiave dei data connector è l’interoperabilità tecnica, che deve essere realizzata attraverso specifiche e standard piuttosto che implementazioni caso per caso.
Questo richiede l’interazione generale tra connettori (con descrizione degli asset di dati e dei punti di accesso correlati, definizione delle politiche di controllo accesso e utilizzo), lo scambio di dati (con specifiche chiare per l’inizio e la gestione del processo di scambio dati, mappate su protocolli concreti) e l’interoperabilità semantica (basata su vocabolari specifici come il Data Catalog Vocabulary – DCAT).
Caratteristiche tecniche dei data connector
Indipendentemente dalla tipologia, essi devono integrare diverse funzionalità chiave dal punto vista tecnico, a palesarne la complessità operativa e strutturale:
- gestione delle identità e autenticazione dei partecipanti allo spazio dati;
- controllo degli accessi per l’intercettazione e il blocco di tentativi di elaborazione non autorizzati;
- applicazione delle policy e dei controlli sull’utilizzo dei dati, impostati dai proprietari partecipanti;
- crittografia e misure di sicurezza per proteggere la confidenzialità dei dati;
- capacità di integrarsi con altri componenti, come cataloghi dati e clearing house;
- inoltre, i data connector possono supportare funzioni avanzate come l’analisi semantica dei dati, la gestione degli accordi contrattuali, il monitoraggio dell’utilizzo dati e tanto altro – le potenzialità sono davvero moltissime.
Un aspetto fondamentale è l’adozione di standard e protocolli aperti per garantire l’interoperabilità tra diverse implementazioni di data connector e il coordinamento negli spazi di dati.
Lo standard IDS rappresenta un riferimento autorevole in questo senso. Sul mercato e nella comunità open source esistono già diverse implementazioni di data connector, con vari livelli di maturità e adozione. Alcune delle principali soluzioni disponibili sono Eclipse Dataspace Connector (EDC), Dataspace Connector (DSC), soluzioni proprietarie come Sovity CaaS, GAIAboX, FIWARE, EONA-X EDC ecc.
Queste ed altre implementazioni vengono regolarmente tracciate nel Data Connector Report pubblicato dall’IDSA, che fornisce dettagli tecnici, casi d’uso e stato di adozione per ciascuna. Dal report emerge come numerose aziende, specie multinazionali, di diversi settori – come automotive, manifatturiero, healthcare – hanno già adottato data connector per avviare ecosistemi di condivisione dati.
L’architettura di riferimento IDS e il Dataspace Protocol
Un importante punto di riferimento per i data connector è rappresentato dall’International Data Spaces Association (IDSA) e dal suo standard IDS (International Data Spaces). L’IDSA è un’associazione che riunisce aziende, organizzazioni di ricerca e enti pubblici impegnati nello sviluppare una architettura di riferimento per la condivisione sicura e sovrana dei dati.
Il fulcro dell’architettura IDS è il cosiddetto Dataspace Protocol, un insieme di specifiche che definiscono gli schemi e i protocolli necessari affinché entità diverse possano pubblicare, negoziare e accedere ai dati in modo interoperabile all’interno di uno spazio dati. Ogni data connector per essere IDS-compliant deve implementare questo protocollo.
L’IDSA ha inoltre introdotto un processo di certificazione IDS per verificare la conformità di data connector e ambienti operativi rispetto ai requisiti definiti. Questo schema di certificazione a più livelli fornisce diversi gradi di garanzia e affidabilità, risultando uno strumento prezioso per le aziende.
Data connector: requisiti legali e normativi
L’implementazione e l’utilizzo di data connector deve tenere conto, come già detto, di una serie di requisiti legali e normativi riguardanti la protezione dei dati e la privacy. I quali sono intrecciati con gli aspetti funzionali dell’ecosistema di data space attuato dai data connector.
Si pensi alla “sovranità” sui dati, ovvero la capacità di controllare l’uso e la diffusione dei propri dati da parte del partecipante, è un principio fondamentale che deve essere rispettato. I data connector devono fornire meccanismi di gestione delle identità e dei diritti di accesso per assicurare che solo le parti autorizzate possano visualizzare e acquisire determinate informazioni. Inoltre, devono applicare rigorosamente i controlli sull’utilizzo dei dati stabiliti dai proprietari tramite policy e contratti, bloccando ogni uso non consentito.
In tutto questo, rispetto delle normative sulla privacy e sulla protezione dei dati, come il GDPR nell’Unione Europea, è ovviamente cruciale. I data connector devono incorporare funzionalità di anonimizzazione, pseudonimizzazione e crittografia dei dati per garantire la conformità.
Ancora, sono necessarie solide misure di governance e audit per mantenere la tracciabilità delle attività di condivisione dati e dimostrare (in accountability) il rispetto dei requisiti normativi applicabili. I data connector svolgono un ruolo chiave nell’implementazione di tali misure di governance.
Inoltre, non possiamo omettere i riferimenti alle più recenti normative europee: anzitutto il Regolamento UE Data Governance Act (“DGA”) che introdotto il concetto di “intermediari di dati” in cui ben possono inquadrarsi i data connector, facilitando la condivisione dei dati in modo neutrale e sicuro. Tali intermediari possono essere di condivisione dati, così come fornitori di spazi di archiviazione dei dati o servizi fiduciari per la condivisione dei dati.
D’altro canto, la condivisione dei dati è ancor più approfondita nel Regolamento UE Data Act, il quale si focalizza sull’accesso e la condivisione dei dati tra aziende (B2B), aziende e consumatori (B2C), e aziende e autorità pubbliche (B2G).
I data connector in questo contesto possono essere coinvolti dai fornitori di servizi di condivisione dati (piattaforme per facilitare l’accesso e la condivisione dei dati tra diverse entità), gatekeeper di dati (grandi piattaforme digitali che controllano l’accesso ai dati, garantendo un accesso equo e non discriminatorio) e, nuovamente e soprattutto, identificando quali servizi di intermediazione dati.
Pertanto, per i data connect sarà essenziale conformarsi a standard e linee guida che nel tempo possono essere rilasciati dalle istituzioni proprio sull’implementazione del DGA e del Data Act, tacendo della ovvia conformità ai Regolamenti stessi.
Per affrontare queste sfide, sarà fondamentale una forte collaborazione tra istituzioni, organismi di standardizzazione e operatori di spazi dati per sviluppare un ecosistema omogeneo a supporto dell’utilizzo di data connector qualificati.
È evidente che i data connector rappresentano un elemento tecnologico indispensabile per il futuro della data economy e dei nuovi modelli di business data driven che stanno emergendo in tutti i settori industriali.