No, Meta non può trattare i nostri dati (Facebook e Instagram) con la disciplina del legittimo interesse, quindi senza il nostro consenso, allo scopo di alimentare la propria intelligenza artificiale, come annuncia nella nuova informativa privacy che entra in vigore il 26 giugno. Questa è la valutazione della nota associazione Nyob, che quindi ha denunciato Meta a 11 Garanti privacy europei, tra cui quello italiano.
E’ d’accordo con questa valutazione anche Massimo Borgobello, noto avvocato privacy: “Il legittimo interesse del titolare è una base giuridica residuale. Non può essere invocato in ipotesi in cui è esplicitamente richiesto, per pacifico orientamento della corte di giustizia Ue e dell’Edpb”, dice a Cybersecurity360.
Il paradosso insomma è che Meta voglia cavarsela con una base giuridica residuale per una cosa molto innovativa, importante per il futuro e delicata come il training della sua AI. Con questa base non deve chiedere il consenso, ma limitarsi a ricevere una opposizione da parte degli utenti (i pochi che sanno cosa e come farlo).
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La denuncia di Nyob
Nyob nota appunto la poca trasparenza dell’operazione (tra l’altro). Dice che milioni di utenti europei hanno ricevuto una notifica da Meta riguardante un nuovo cambiamento nella sua politica sulla privacy, ma che solo un’analisi approfondita dei link contenuti nella comunicazione hanno rivelato che l’azienda intende utilizzare anni di post personali, immagini private e dati di tracciamento online per una vaga “tecnologia AI”.
Questa tecnologia potrebbe ingerire dati personali da qualsiasi fonte e condividerli con non specificate “terze parti”. Meta afferma di basarsi su un “interesse legittimo” che, secondo l’azienda, prevale sul diritto alla protezione dei dati e alla privacy degli utenti europei. Una volta che i dati degli utenti sono stati inseriti nel sistema, sembra che gli utenti non abbiano alcuna possibilità di rimuoverli, violando così anche il “diritto all’oblio”.
Noyb presenta Denunce in 11 Paesi
L’organizzazione noyb ha ora presentato denunce in 11 Paesi europei, sollecitando le autorità a fermare immediatamente questo cambiamento prima della sua entrata in vigore prevista per il 26 giugno 2024. Le denunce sono state presentate in Austria, Belgio, Francia, Germania, Grecia, Italia, Irlanda, Paesi Bassi, Norvegia, Polonia e Spagna.
Perché per Nyob Meta ha torto
Max Schrems, noto attivista per la privacy, ha dichiarato: “Meta sta sostanzialmente dicendo che può utilizzare ‘qualsiasi dato da qualsiasi fonte per qualsiasi scopo e renderlo disponibile a chiunque nel mondo’, purché ciò avvenga tramite la ‘tecnologia AI’. Questo è chiaramente l’opposto della conformità al GDPR. Meta non dice per cosa utilizzerà i dati, quindi potrebbe essere un semplice chatbot, una pubblicità personalizzata estremamente aggressiva o addirittura un drone assassino.”
“La Corte di giustizia europea ha già chiarito che Meta non ha alcun “interesse legittimo” che possa prevalere sul diritto degli utenti alla protezione dei dati quando si tratta di pubblicità. Eppure l’azienda sta cercando di usare gli stessi argomenti per l’addestramento di una non meglio definita “tecnologia AI”. Sembra che Meta stia ancora una volta ignorando palesemente le sentenze della CGUE”.
Conferma Borgobello: “In ipotesi meno invasive rispetto all’addestramento dell’Ai come il behaviour advertising è stato esplicitamente richiesto il ci seno dell’interessato, risentendo insufficiente sia la base giuridica di adempimento del contratto che quella del legittimo interesse. Questo perché l’informativa deve essere effettiva e comprensibile e non devono esserci automatismi tra utilizzo della piattaforma e uso indiscriminato dei dati”.
Procedura d’urgenza richiesta
Vista la gravità della situazione e l’imminente entrata in vigore della nuova politica di Meta, noyb ha richiesto una “procedura d’urgenza” ai sensi dell’articolo 66 del GDPR. Le autorità di protezione dei dati (DPA) di 11 Paesi europei sono state sollecitate a intervenire per emettere fermi preliminari e avviare un’indagine approfondita.
Le DPA competenti dovranno ora decidere rapidamente se avviare una procedura d’urgenza o trattare i reclami con una procedura normale. Una procedura d’urgenza potrebbe portare a un rapido divieto provvisorio e a una decisione finale dell’EDPB nel giro di pochi mesi. Nel frattempo, altre organizzazioni potrebbero seguire l’esempio di noyb con ulteriori azioni legali.