Secondo il General Data Protection Regulation (GDPR), il documento che costituisce la base dei regolamenti sulla privacy e la protezione dei dati nell’Unione Europea, per fare un account su un social network l’età minima è tra i 13 e i 16 anni.
In realtà, il quadro normativo internazionale non è uniforme e ogni Stato adotta differenti regole per l’accesso ai social. Ora, dalla Francia arriva una proposta di legge che potrebbe gettare le basi per uniformarle, quantomeno a livello europeo.
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Minori e accesso ai social: le regole in Italia e nel mondo
In Italia secondo il decreto legislativo 101 del 2018 l’età minima è 14 anni, con tolleranza da parte dei gestori dei social di utenti anche di 13 anni, purché abbiano il “consenso dei genitori”.
Negli Stati Uniti la legge COPPA – Children’s Online Privacy Protection Act – richiede il consenso dei genitori per la raccolta di informazioni personali di minori di 13 anni.
In Germania, la legge “Gesetz zum Schutz von Kindern und Jugendlichen in der Öffentlichkeit” (Legge per la protezione dei minori in pubblico) stabilisce che dai 0 ai 13 anni i minori non possono creare un proprio account sui social network senza il consenso dei genitori o di un tutore legale: dai 14 ai 15 anni i minori possono creare un account sui social network, ma solo con il consenso dei genitori o di un tutore legale.
Dai 16 anni in poi i minori possono creare un account sui social network senza il consenso dei genitori o di un tutore legale. Inoltre, la legge tedesca prevede anche alcune restrizioni per i minori di età inferiore ai 16 anni che utilizzano i social network, come ad esempio la limitazione dell’accesso a contenuti inappropriati o la necessità di indicare la propria età nel profilo.
In Francia, fino ad ora non esisteva un’età minima specifica per l’uso dei social network, tuttavia, l’età minima per la creazione di un account sui social network era fissata a13 anni, in conformità con la legge francese sulla protezione dei dati personali.
Questa legge prevede che i minori di età inferiore ai 16 anni debbano ottenere il consenso dei loro genitori o di un tutore legale prima di fornire informazioni personali su Internet, compresi i dati di registrazione per i social network.
Inoltre, la Commission nationale de l’informatique et des libertés (CNIL), l’autorità francese per la protezione dei dati personali, ha pubblicato delle linee guida per i genitori sulla protezione dei dati personali dei minori sui social network.
Queste linee guida raccomandano ai genitori di monitorare l’uso dei social network da parte dei loro figli e di educarli sulla privacy e sulla sicurezza online.
Diamo ancora un rapido sguardo a cosa succede nel mondo a proposito di requisiti e età minima. In Canada, l’età minima per l’utilizzo dei social media varia in base alla provincia o al territorio, ma in genere si aggira intorno ai 13 anni; in Australia è di 13 anni, ma i genitori sono incoraggiati a supervisionare l’uso dei social media da parte dei minori.
In Cina, l’età minima è di 14 anni, ma molte piattaforme come WeChat richiedono i 18 anni. In Giappone, il limite varia in base alla piattaforma, ma in genere si aggira intorno ai 13-16 anni e in Corea del Sud, è di 14 anni l’età minima prevista per l’utilizzo dei social.
Da questo quadro, non esaustivo, emerge che l’età varia sia in base alle normative nazionali sia in base all’uso della specifica piattaforma, secondo regole definite dal social media.
Minori e accesso ai social: la proposta della Francia
Il problema che ha spinto la Francia a entrare in campo con una proposta decisiva è quello del controllo reale dell’età degli utenti.
La proposta francese potrebbe essere imitata da altri paesi e mettere in discussione, in primo luogo, il sistema europeo dei limiti d’età per i giovani e giovanissimi utenti delle piattaforme social.
In Francia, secondo un sondaggio pubblicato nel 2022 da Association Génération Numérique[1] circa il 58% delle persone fra gli 11 e i 12 anni ha almeno un account social. Questo perché la conferma dell’età viene lasciata all’autoverifica degli utenti ed è ancora difficile trovare un sistema che da una parte garantisca un trattamento dei dati rispettoso del GDPR e dall’altro misuri in modo efficace l’età di un di chi accede.
A fare dunque una proposta che sta facendo discutere soprattutto in Europa, è stato l’ex sindaco di Ajaccio Laurent Marcangeli, membro del gruppo di centro destra Horizons, che nelle ultime elezioni ha sostenuto Emmanuel Macron.
La proposta di legge, che è passata in questi giorni in prima lettura all’Asemblée Nazionale è stata adottata quasi all’unanimità (82 voti contro 2) e dovrà essere esaminata dal Senato, fissa a 15 anni il nuovo limite per l’utilizzo di qualsiasi piattaforma che risponde alla definizione di “social network”.
Non solo TikTok, il social nell’occhio del ciclone in Francia, per il suo uso sempre più precoce da parte dei giovanissimi francesi, ma nessuna iscrizione e accesso a un social network fino ai 15 anni, che sia Facebook, Instagram, Twitter e qualunque altra piattaforma.
L’idea è quella di avere una “patente per ottenere il consenso digitale, così come previsto dall’Unione europea e recepito dagli Stati membri che hanno fissato l’età minima per poter usare i social dai 13 ai 16 anni.
Perché la proposta francese fissa il limite a15 anni? È lo stesso Marcangeli a spiegarlo, dicendo che i 13 anni, che vengono fissati dalla maggior parte dei gestori dei social network, non corrispondono a nessuna età legale in Francia.
Nel paese d’oltralpe, invece, i 15 anni coincidono con la maggiore età sessuale (come previsto dal Codice Penale a partire dal 2018) e anche con il passaggio dalle medie alle superiori. Pertanto, secondo l’ex sindaco della capitale corsa, come ha dichiarato al quotidiano Le Monde, questa soglia avrebbe diversi obiettivi: in primo luogo preservare la salute mentale dei minori, evitando un’esposizione ai social network in età troppo giovane e poi ridurre i fenomeni di cyberbullismo fra i giovani: “Oltre all’aspetto di salute pubblica, l’introduzione di questa maggiore età per i social network nell’ordinamento francese sarebbe anche un concreto passo avanti per ridurre il cyberbullismo tra i giovani”.
Come testimoniano numerose indagini, le piattaforme social sono ormai presenti nel quotidiano di bambini, giovani e meno giovani.
Secondo il Report Digital 2023 di We Are Social, a gennaio 2023 gli utenti attivi sui social in Italia hanno sfiorato i 44 milioni, con un tempo medio giornaliero di 1 ora e 48, l’1% in più rispetto allo scorso anno. I dati parlano chiaro: Meta domina la classifica delle piattaforme social più utilizzate, per cui il social più usato dagli italiani è Whatsapp (ogni mese dall’89,1% degli utenti tra i 16 e i 64 anni), seguito da Facebook (77,5%) e da Instagram (72,9%), mentre TikTok si ferma al 37,5%, preceduto da Telegram (46,55).
In Francia sono allarmanti i dati relativi alle prime registrazioni ai social: secondo la Commissione nazionale per l’informatica e la libertà CNIL, il primo accesso avverrebbe intorno agli 8 anni e mezzo d’età e più della metà dei ragazzi tra i 10 e i 14 anni sarebbero iscritti almeno a una delle tante piattaforme.
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Un tentativo di normare l’accesso ai social
La proposta francese chiede che siano le piattaforme a verificare, usando le tecniche certificate dall’Autorità di regolamento della comunicazione audiovisiva, l’Arcom[2], per controllare i dati anagrafici.
Lo Stato francese spera di riuscire a sostituirsi ai genitori e agli adulti che si occupano dei minori, quando spesso non riescono a farlo: con questa legge, infatti, per accedere ai social i minori avrebbero bisogno dell’autorizzazione formale da parte dei genitori, questa poi andrebbe verificata dalle singole piattaforme, che dovrebbero anche occuparsi di controllare i dati anagrafici dei nuovi iscritti, mentre fino ad ora la maggior parte dei social delega la conferma dell’età ad un’autoverifica da parte degli utenti.
NOTE
L’obiettivo di Génération Numérique, associazione approvata dal Ministero dell’Istruzione, è quello di essere una risorsa complementare all’educazione nazionale e all’educazione delle famiglie, offrendo prevenzione, informazione e divulgazione degli usi della tecnologia digitale e dell’IME. L’associazione lavora in stretta collaborazione con il CNIL, l’ARCOM, i Difensori dei Diritti, i Ministeri dell’Istruzione, della Cultura, dell’Infanzia e dell’Interno per rispondere alle esigenze di informazione, educazione e sensibilizzazione nel contesto digitale. ↑
È dallo scorso ottobre che, con la nuova Legge 1282/202 sulla regolamentazione e la protezione dell’accesso alle opere culturali nell’era digitale, modificativa del Codice sulla proprietà intellettuale francese, si discute dell’entrata in scena di una nuova autorità in Francia, dal nome abbreviato “ARCOM” (“Autorité de régulation de la communication audiovisuelle et numérique”, avente il compito di sorvegliare sul rispetto dei diritti di proprietà intellettuale, operando al servizio della libertà di espressione nell’interesse pubblico e in collaborazione con i soggetti operanti nei vari settori di riferimento. ↑