Multa record ad Amazon per la privacy: l’Autorità garante competente per l’Europa nel caso di Amazon, quella di Lussemburgo, l’ha sanzionata per 746 milioni di euro.
CNPD, l’autorità lussemburghese per la protezione dei dati, l’ha sanzionata il 16 luglio per l’accusa di trattare i dati personali in violazione del regolamento generale sulla protezione dei dati dell’UE, o GDPR. Amazon ha rivelato i risultati in un regulatory filing venerdì, dicendo che la decisione è “senza merito”.
“Non c’è stata alcuna violazione dei dati (data breach), e nessun dato dei clienti è stato esposto a terzi”, ha detto Amazon in una dichiarazione, aggiungendo che prevede di ricorrere in appello. “Questi fatti sono indiscutibili. Siamo fortemente in disaccordo con la sentenza della CNPD”.
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Che si sa sui motivi della sanzione
La decisione, riportata da Bloomberg oggi, conclude un’indagine iniziata da una denuncia del 2018 da parte del gruppo francese per i diritti della privacy La Quadrature du Net.
Aggiornamento 6 agosto: La Quadrature fa sapere che il motivo è targeting pubblicitario senza consenso.
Una grossa sanzione era nell’aria, come riportato a giugno (vedi sotto).
Il senso della sanzione
“Anche se non si sa molto ancora sui motivi, è una sanzione significativa e rilevante”, commenta al nostro giornale Franco Pizzetti, ex Garante Privacy, professore di diritto costituzionale a Torino. “Si iscrive in una linea che EDPB sta sostenendo, quella di avere autorità garanti attente, soprattutto nei confronti di multinazionali digitali”, aggiunge.
EDPB ha tirato alle orecchie al Garante irlandese per la sua inerzia nei confronti di Facebook, di recente. Il Garante di Lussemburgo sembra invece avere un approccio diverso.
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“Sembra una sanzione ad Amazon più per la tutela della concorrenza; non tanto per un data breach di cui non si sa nulla. È un modo dell’UE per resistere all’avanzata delle big tech americane: laddove non riescono a usare le norme sulla privacy, usano le norme antitrust a tutela dei consumatori”, spiega Pizzetti.
La morsa privacy e antitrust su Amazon
Amazon ha preoccupato esperti di privacy per avere accumulato molti dati:
- dei commercianti partner e clienti del suo negozio
- degli utenti del suo assistente digitale Alexa
L’azienda dice di raccogliere i dati per migliorare l’esperienza del cliente, e stabilisce limiti all’uso di questi dati. Ma negli Usa e in Europa diversi regolatori e legislatori ora temono che l’azienda abbia usato questi dati per avere un vantaggio sleale sul mercato. Anche ai danni dei suoi stessi partner commerciali. O per sviluppare il suo business pubblicitario, dove è pure assurta a ruolo di super-potenza come evidenziato dal bilancio trimestrale di questi giorni.
L’indagine sulla privacy si aggiunge infatti allo scrutinio da parte dell’Antitrust UE sul business di Amazon in Europa. Amazon è sotto esame da parte dell’UE per l’uso dei dati dei venditori sulla sua piattaforma, con l’accuso di favorire illecitamente i propri prodotti. La Germania ha molteplici indagini sulle vendite di Amazon. Anche il Regno Unito sta esaminando profili simili a quelle dell’UE.
La Commissione europea il mese scorso ha anche detto di vedere potenziali problemi antitrust con gli assistenti vocali e con i dati che permettono ad Amazon e ad altri soggetti di raccogliere sul comportamento degli utenti.