Il 2 maggio 2023, Apple e Google hanno annunciato la loro collaborazione per affrontare i problemi di sicurezza e i rischi legati ai dispositivi di localizzazione come AirTag.
Le due società hanno proposto una nuova specifica di settore avente lo scopo di migliorare la capacità di rilevare e segnalare il tracciamento illecito sui dispositivi iOS e Android.
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AirTag e dispositivi di localizzazione: rischi privacy
AirTag è un piccolo accessorio basato sulla realtà aumentata introdotto nel 2021 dalla Apple che può essere applicato a vari dispositivi per individuare la loro posizione.
Si basa sulla rete FindMy, lanciata nel 2019 e utilizzante la tecnologia Bluetooth per consentire a un utente di connettersi con sconosciuti nelle vicinanze che possiedono un iPhone o un iPad al fine di recuperare gli oggetti smarriti.
Il sistema dispone di una rete anonima e crittografata end-to-end, compatibile con quasi tutti i prodotti Apple.
Allo stesso tempo, tale dispositivo è finito al centro di varie polemiche per via dell’uso che ne sarebbe stato fatto per spiare comuni cittadini.
Nel giugno 2022, Andre Smith, un ventiseienne di Indianapolis, è stato ucciso dall’ex fidanzata Gaylyn Morris la quale, secondo la polizia, avrebbe collocato un AirTag sulla vettura dell’uomo a sua insaputa.
Nel dicembre dello stesso anno, due donne della California hanno citato in giudizio la Apple sull’uso degli AirTag da parte dei loro ex partner per tracciare i loro spostamenti in tempo reale.
La denuncia sostiene che gli apparecchi rappresenterebbero “l’arma preferita da stalker e molestatori” e accusa l’azienda di negligenza, intrusione e responsabilità per l’impiego del prodotto.
Casi simili sono stati sollevati da donne che hanno accusato i loro ex coniugi di ottenere informazioni su di loro e i loro figli dopo la separazione.
Dispositivi di localizzazione e aspetti normativi
Cynthia Godsoe, docente alla Brooklyn Law School, ha dichiarato in un’intervista a Vice News che il ruolo della tecnologia nel diritto di famiglia sta diventando sempre più prevalente.
Mentre una volta si doveva assumere un investigatore privato per raccogliere informazioni sensibili rispetto ad un determinato soggetto in una causa di affidamento o di divorzio, la procedura sarebbe stata notevolmente semplificata dall’uso di tali dispositivi di localizzazione.
Importanti lacune sarebbero presenti nei sistemi giuridici per la trattazione di questi casi. In California, ad esempio, la legge stabilisce che “nessuna persona o entità in questo Stato può usare un dispositivo elettronico di localizzazione per determinare la posizione o il movimento di una persona”.
Tuttavia, ci sono aspetti dello stalking attraverso AirTag che possono rendere ancora più difficile il ricorso per le persone sposate.
Se un dispositivo di localizzazione venisse lasciato in un’auto condivisa e registrata a nome dell’imputato, questa norma non si applicherebbe, rendendo ostico dimostrare in tribunale che l’obiettivo era la persecuzione.
Adam Dodge, fondatore del servizio per le vittime di molestie online EndTAB, ha sottolineato che, sebbene i miglioramenti avrebbero già dovuto essere stati apportati, sarebbe auspicabile osservare Apple continuare a cercare di rafforzare la privacy dei suoi dispositivi. Le modifiche anti-stalking apportate, come l’individuazione precisa, avvisi sonori più forti e le segnalazioni di localizzazione più tempestive dimostrerebbero che l’azienda starebbe recependo le preoccupazioni relative all’abuso della sua tecnologia.
Meta e monetizzazione dei dati di minori: il caso
Un altro caso che di recente ha riguardato la violazione di normative sulla privacy e sulla protezione dei dati degli utenti è quello che ha coinvolto l’azienda Meta, la quale controlla i servizi di rete social Facebook e Instagram, nonché i servizi di messaggistica istantanea WhatsApp e Messenger.
La Federal Trade Commission (FTC), ovvero l’agenzia governativa statunitense preposta alla tutela dei consumatori e all’eliminazione di pratiche commerciali anticoncorrenziali, ha accusato Meta di aver violato l’accordo sulla privacy sottoscritto nel 2020 con la stessa FTC, il quale prevedeva, tra le altre cose, il divieto di monetizzare i dati di soggetti sotto i 18 anni.
La FTC avrebbe, quindi, avanzato una proposta di modifica all’intesa del 2020 dopo aver accusato la società di trarre profitto dai dati raccolti dagli utenti più giovani e di aver raggirato i genitori, convinti di essere in grado di controllare le attività dei propri figli sui social tramite l’app Messenger Kids.
L’applicazione risulta essere progettata per i bambini di età compresa tra i 6 e i 12 anni e consentirebbe ai genitori di controllare, attraverso il proprio account Facebook, le attività dei minori, i quali non possono detenere un account personale prima dei 13 anni.
Nello specifico, la FTC ha chiesto alla società di replicare alle accuse secondo cui, dalla fine del 2017 fino alla metà del 2019, Facebook non avrebbe adeguatamente informato i genitori della possibilità che i propri figli comunicassero con sconosciuti attraverso l’app Messenger Kids. In più di un caso, infatti, i bambini sarebbero stati in grado di interagire con contatti non approvati nelle chat di testo e nelle videochiamate di gruppo.
La società Meta Platforms, fino al 2021 attiva come Facebook, Inc., ha già subito diverse denunce da parte dell’agenzia statunitense per presunta mancata protezione della privacy degli utenti.
La FTC ha presentato per la prima volta una denuncia contro Facebook nel 2011 per non aver fornito dichiarazioni chiare ed esplicite in merito alle proprie policy sulla privacy. L’anno successivo la Commissione ha promulgato un ordine nei confronti della piattaforma, che le vietava di travisare ed esporre in maniera fuorviante le sue pratiche sulla privacy.
Ad oggi, l’azione legale mossa dalla Federal Trade Commission sostiene che Facebook ha violato l’ordine del 2020, nonché la regola del Children’s Online Privacy Protection Act, altresì nota come regola COPPA.
Quest’ultima consiste in una legge emanata dalla FTC allo scopo di garantire la tutela delle informazioni personali online dei minori, sotto il controllo di genitori o tutori.
La proposta di aggiornamento dell’accordo vincolante del 2020 con Meta da parte della FTC verterebbe sulla necessità di bandire Meta dalla monetizzazione dei dati che raccoglie dagli utenti più giovani.
Inoltre, la FTC avrebbe richiesto alla società di non rilasciare nuove funzionalità o prodotti fino a quando un revisore di terze parti non determini che le politiche sulla privacy dell’azienda risultino essere sufficienti per la protezione degli utenti.
Infine, la FTC avrebbe richiesto nuove limitazioni sull’utilizzo della tecnologia di riconoscimento facciale da parte della società. Secondo quanto dichiarato da alcune testate giornalistiche internazionali, se approvata, la proposta potrebbe minacciare il futuro dell’attività di Meta, inclusa la sua espansione nella realtà virtuale.
Il portavoce dell’impresa, Andy Stone, in una dichiarazione avrebbe definito la proposta della FTC “una trovata politica” ed avrebbe affermato che la Commissione non ha fornito loro alcuna opportunità per discutere la vicenda.
Secondo quanto dichiarato dalla FTC, Meta avrà 30 giorni per rispondere ai risultati e alle modifiche proposte prima che la Commissione voti per finalizzarli. La FTC può approvare unilateralmente gli aggiornamenti dell’accordo ma, secondo una scheda informativa dell’agenzia, Meta avrebbe l’opportunità di presentare ricorso contro tale mossa presso il tribunale federale.