Il congiunto rispetto delle norme su trasparenza e privacy nei concorsi pubblici ha difficoltà a raggiungere un idoneo baricentro, come si desume da quanto reso noto dall’Inps circa la recente sentenza del Tribunale ordinario di Roma il 23 gennaio 2025, con cui è stato annullato il provvedimento sanzionatorio n. 588/2024 del Garante per la protezione dei dati personali nei
confronti dell’Inps.
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La sanzione
Questa sanzione fa perno sulle modalità di pubblicazione delle graduatorie di un concorso, ritenute in contrasto con i principi di tutela della riservatezza dei dati personali (nel caso del provvedimento annullato afferente fra l’altro ai punteggi intermedi e finali ottenuti dai concorrenti durante le prove).
Sempre nel 2024 il Garante aveva già sanzionato l’Inps sulla medesima materia (provvedimento n. 235 / 2024).
Il tema assume ulteriore rilevanza quando si consideri l’azione anche dell’Autorità nazionale anticorruzione (Anac) che, per esempio, nel 2023 ha eccepito (provvedimento n. 525) a un Comune di aver impropriamente sostituito i nominativi dei candidati con codici anonimi nella graduatoria finale di un concorso, sostenendo che tale scelta compromettesse la trasparenza richiesta dalle normative vigenti.
Viceversa, i due citati provvedimenti del Garante nei confronti dell’Inps si incentrano su un’ulteriore divulgazione di informazioni di tenore personale.
Ulteriori complicazioni emergono quando si prendono in considerazione:
- specifiche categorie di partecipanti, come le persone affette da disabilità. I dati relativi a queste ultime sono classificati come “dati particolarmente sensibili” ai sensi dell’articolo 9 del Regolamento generale sulla protezione dei dati (Gdpr), richiedendo pertanto un trattamento ancor più cauto;
- il Decreto legislativo n. 487/1994, che disciplina l’accesso al pubblico impiego, prevedendo la pubblicazione delle graduatorie dopo ogni seduta di prova orale. Tuttavia, non fornisce chiarimenti su alcune questioni fondamentali: se deve essere utilizzato un sistema di codici identificativi o devono essere resi pubblici i nominativi in chiaro; e per quanto tempo queste informazioni devono rimanere accessibili.
Le incertezze
Queste incertezze coinvolgono anche i Responsabili della pubblica amministrazione (Rpd e Rpct) e gli Organismi indipendenti di valutazione (Oiv), chiamati a garantire il rispetto delle norme sulla trasparenza e sulla privacy.
Si pongono quindi diverse domande cruciali:
- quali informazioni devono essere incluse nelle graduatorie pubblicate? Solo nome e cognome, oppure anche punteggi e altri dettagli?
- qual è il tempo adeguato per lasciare visibili queste informazioni, in modo da garantire trasparenza senza invadere la privacy dei candidati?
- chi ha il diritto di contestare eventuali irregolarità: solo i partecipanti, il pubblico in generale, o organismi specifici come l’Anac?
Un aspetto chiave del provvedimento annullato
Il Provvedimento del Garante n. 588/2024, ora annullato, offre comunque un’importante riflessione su un aspetto chiave: secondo il Garante infatti un atto amministrativo generale può costituire il fondamento giuridico per trattamenti di dati personali legati all’esecuzione di compiti di interesse pubblico, ma deve comunque rispettare le norme sovraordinate.
Il dispositivo della sentenza in premessa sarà depositato entro 60 giorni. Le considerazioni del Tribunale di Roma potranno fornire nuovi elementi di chiarezza sui principi da applicare per garantire un corretto equilibrio tra trasparenza e privacy.
Nel frattempo, resta fondamentale continuare a studiare e discutere sulle intersezioni tra le varie normative vigenti, al fine di migliorare le procedure e garantire un trattamento equo e conforme alla legge per tutti i partecipanti ai concorsi pubblici.
Un vademecum per garantire trasparenza e privacy nei concorsi pubblici
In questa cornice complessa, emerge la richiesta urgente di uno strumento chiarificatore, un “vademecum” redatto in collaborazione tra le varie Autorità competenti.
Queso documento potrebbe delineare criteri precisi per conciliare trasparenza e privacy, offrendo linee guida pratiche alle Pubbliche amministrazioni e, eventualmente, anche alle organizzazioni private interessate.
Infatti, anche queste ultime, sebbene non siano soggette alle stesse disposizioni di trasparenza, devono comunque rispettare le norme sulla privacy quando comunicano informazioni ai candidati e agli stakeholder.
Infine, è importante sottolineare che anche le organizzazioni private potrebbero trarre vantaggio da simili linee guida, soprattutto quando decidono di adottare procedure di assunzione trasparenti, rispettando sempre le norme sulla privacy e garantendo così un elevato livello di fiducia e professionalità.